di Alessandro Albano
Prosegue il consolidamento internazionale di Badiani Limited, società di diritto inglese connessa alla storica gelateria fiorentina nata nel 1932, che ha chiuso un nuovo round di investimento, grazie alla conversione in equity di un prestito convertibile, e si è assicurata un nuovo finanziamento messo a disposizione da WTI Fund X gestito da WTI, società americana specializzata nel private venture debt. Ad affiancare Badiani Ltd sul piano legale per entrambe le operazioni è stato lo studio legale internazionale Gianni & Origoni (si veda qui il comunicato stampa).
Stando ai documenti del registro delle imprese del Regno Unito (Companies House) visti da BeBeez, tra il 2021 e 2022 Badiani aveva ottenuto altri due prestiti, uno a tasso fisso e l’altro variabile, da Juice Ventures, una società di diritto inglese che fornisce finanziamenti alle aziende digitali per l’acquisizione di utenti e l’accelerazione della crescita. Entrambi i prestiti risultano oggi rimborsati.
Contattati da BeBeez, lo studio GOP e Badiani non hanno commentato le operazioni finanziarie appena descritte. Non è chiaro, quindi, se il prestito convertito in equity sia uno o anche entrambi i prestiti erogati a suo tempo da Juice Venture, ma appare probabile, visto che dalla banca dati Companies House non risultano altri prestiti.
Quanto alle nuove risorse incassate con il prestito di WTI, queste sono già state utilizzate dalla società, sempre assistita da GOP per gli aspetti legali, per negoziare e sottoscrivere tenancy agreements per l’apertura di 5 punti vendita a Londra e nel Regno Unito, che si vanno a sommare ai precedenti 7 punti vendita già atttivi a Londra, oltre a due a Barcellona, due in Italia e uno in Francia. Sempre con il supporto legale di Gop, Badiani Ltd ha poi sottoscritto un accordo di licenza di marchi e know-how con Juchheim, pasticceria giapponese con oltre un secolo di storia, per commercializzare i propri prodotti anche sul mercato giapponese con l’apertura di due negozi a Kobe e Kyoto.
Il processo di internazionalizzazione di Badiani Ltd, di fatto una startup, è iniziato nel 2018 con l’ingresso nel capitale sociale di un pool di investitori costituito da high-net worth individuals e società a essi connesse. Meti Holding sarl, società di investimento lussemburghese, e Picton Europe, un real estate investment trust, sono i maggiori azionisti con, rispettivamente, l’11,8% e l’8,8% del capitale. Seguono il general partner di Nauta Capital, Carles Ferrer Roqueta (7,5%), e il ceo Massimo Franchi (5,8%), mentre i fratelli Paolo e Patrizio Pomposi, figli di Orazio Pomposi, che nel 1993 aveva rilevato lo storico shop a Firenze, detengono quote di minoranza (5,8% e 5,6%) (si vedano qui i dati di Pomanda, data company specializzata in società private in Regno Unito). Gli altri azionisti al di sopra del 5% sono Elsa Gabriela Garcia Hurtado(5,53%), Fernando Ortega Garcia (5,44%) e Nicola Chidichino (5,33%).
La Badiani di Via dei Mille a Firenze, ormai novantenne e famosa per il celebre gusto Badiani Buontalenti, rimane invece solidamente nelle mani dei fratelli Pomposi, entrambi con il 50% delle quote, ma è appunto a Londra dove, da circa 5 anni, sta passando il futuro della società.
Se in Inghilterra il business procede a passo spedito, nel capoluogo toscano i conti hanno incontrato qualche difficoltà, in conseguenza prima del Covid e poi della crisi energetica del 2022, con quest’ultima che per un momento ha fatto pensare al peggio per la storica gelateria fiorentina. Era stato lo stesso Paolo Pomposi che, dopo una bolletta da 22 mila euro affissa sulla vetrata di Via dei Mille, si era rivolto alla stampa minacciando di dover chiudere e di dover lasciare a casa altri dipendenti in caso di altri aumenti dei prezzi energetici. “Bisogna che faccia qualcosa sennò a fine anno si dovrà non dico chiudere, ma forse… davvero non so cosa aspettarmi” aveva detto Paolo come riportato da FirenzeToday, dopo un 2021 che, comunque, non si era chiuso nel migliore dei modi per via dei retaggi delle restrizioni da Covid. Quell’anno (l’ultimo di cui si ha un bilancio) la gelateria in Italia aveva registrato perdite per 178 mila euro dal risultato positivo di circa 9 mila del 2019, con ricavi di 2,1 milioni dai 2,5 milioni dell’anno pre-pandemico e un ebitda negativo di 183 mila euro contro il positivo per 78 mila circa di due anni prima (si vedano qui i dati di Leanus dopo essersi registrati gratuitamente