
La boutique americana di gestione del risparmio specializzata in credito corporate Muzinich & Co. ha annunciato ieri il closing di un nuovo fondo paneuropeo di private debt a quota 706,5 milioni di euro.
Il fondo è stato raccolto presso investitori istituzionali, come del resto anche gli altri fondi chiusi gestiti da Muzinich, ma la casa d’investimento Usa a breve lancerà anche degli Eltif (European Long Term Investment Fund, si veda altro articolo di BeBeez), inserendosi nel trend che sta vedendo molti asset manager in Europa all’opera per canalizzare i risparmi a lungo termine della clientela del private banking sull’economia reale e in particolare sul private capital.
Lo hanno annunciato ieri il fondatore della società George Muzinich, il country manager Domenico Del Borrello, il global head of capital markets strategy Fabrizio Pagani (ex capo della segreteria tecnica del Ministero del Tesoro, quando il dicastero era guidato da Pier Carlo Padoan) e il managing director Filomena Cocco (si veda qui il comunicato stampa).
Proprio di recente Eurizon ha lanciato il primo Eltif italiano (si veda altro articolo di BeBeez). Non a caso nel convegno organizzato ieri pomeriggio da Muzinich a Palazzo Mezzanotte sul tema del supporto alla crescita delle pmi, una delle tavole rotonde vedeva protagonisti proprio alcuni dei principali asset manager attivi in Italia sul segmento dei fondi di investimento dedicati alla clientela retail, dall’amministratore delegato di Banca Generali, Gianmaria Mossa, all’head o wealth management di UBS, Paolo Federici, all’ad di Fideuram, Paolo Molesini. Quest’ultimo peraltro ha annunciato che nei giorni scorsi si è riaperta la possibilità per i clienti del private banking di Fideuram di sottoscrivere il fondo Fideuram Alternative Investments – Mercati Privati Globali, fondo chiudo dedicato a investimenti sui mercati privati multi-asset (private equity, private debt, infrastructure e real estate) e destinato a una clientela non professionale, che a inizio gennaio aveva chiuso la quota 384 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Molesini ha precisato che la nuova finestra di raccolta rimarrà aperta fino al prossimo 15 marzo.
Il nuovo fondo di private debt appena chiuso da Muzinich investirà nel debito di pmi con ebitda tra 3 e 20 milioni di euro situate in Italia, Gran Bretagna, Francia, Germania, Austria, Svizzera, Scandinavia, Benelux, Iberia e Irlanda. Il fondo allocherà il capitale sotto forma di prestiti senior, unitranche, mezzanine, junior e con l’opzione per alcuni investimenti in equity, con l’obiettivo di finanziare la crescita, le acquisizioni e l’espansione internazionale. La società, che per questo nuovo veicolo paneuropeo aveva un target di investimento compreso tra 500 e 700 milioni, aveva già realizzato un primo closing del fondo per 180 milioni di euro nel 2018.
George Muzinich ha rivendicato di essere stato tra i pochi ad aver investito nel debito delle aziende del nostro paese già nel 2012 e a essere tuttora ottimista perché, nonostante le difficoltà, gli imprenditori italiani sono resilienti, flessibili, capaci di adattarsi. Per questo Muzinch, nonostante i venti di recessione, ha intenzione di aumentare i suoi investimenti in Italia e con il nuovo fondo potrà investire anche in quote di capitale.
Il nuovo fondo non avrà comunque mai un approccio da private equity. Se deciderà di investire nel capitale delle pmi, lo farà in affiancamento al debito, che potrà magari essere erogato a tassi più convenienti per le aziende, appunto in cambio di un potenziale upside fornito dalla partecipazione azionaria.
Muzinich ha lanciato in Italia nel 2014 il primo fondo di private debt Muzinich Italian Private Debt Fund (si veda altro articolo di BeBeez) con una dotazione di 286 milioni di euro, che oggi è completamente investito. L’anno scorso l’asset manager Usa ha comprato Springrowth sgr (si veda altro articolo di BeBeez), che ha lanciato un fondo di direct lending che oggi ha una dotazione di 210 milioni di euro.
Al convegno post-conferenza stampa, è intervenuto anche l’ex Ministro dell’Economia e delle Finanze Piercarlo Padoan, che ha lanciato l’allarme sull’improvviso blocco degli investimenti delle imprese dalla metà del 2018 in poi, responsabile della recessione tecnica italiana. Un blocco generato dall’aumento dello spread e dalla caduta drastica del livello di fiducia delle imprese e che potrebbe a sua volta avere conseguenze di medio termine sulla nostra capacità di crescita. Secondo Padoan, “l’Italia dovrebbe trovare un equilibrio tra una politica di bilancio che contenga il debito e la messa a disposizione degli investimenti per le imprese”. L’ex ministro approva gli stimoli per investire nell’economia reale come i Pir, ma invita il Governo Conte a non introdurre eccessivi limiti con la loro riforma, mentre nota che all’eliminazione dell’Ace non ha fatto seguito un nuovo strumento che la sostituisca.
A seguire, Stefano Firpo, DG per la politica industriale, la competitività e le pmi al Mise, ha ricordato le difficoltà e le poderose resistenze che ha trovato nella riforma del sistema finanziario fin dal 2012, nonostante la stretta creditizia allora in atto. Resistenze che si sono manifestate anche per gli strumenti che non andavano contro le banche, ma che anzi dovevano essere attuati insieme a loro. “L’industria finanziaria italiana è ancora piccola e isolata, non è moderna e neppure strutturata”, ha concluso Firpo.
A questo proposito, l’amministratore delegato di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi, ha affermato che l’Italia parte da una posizione di sottosviluppo in termini di aziende quotate. Oggi sono solo 440 e rappresentano meno del 40% del Pil italiano in termini di capitalizzazione complessiva. Borsa Italiana sta cercando di cambiare la cultura del nostro paese per renderla meno ostile al mercato, ma a livello globale oggi l’indicizzazione e l’eccessiva regolamentazione stanno riducendo le quotazioni. Intanto, ha detto ancora Jerusalmi, visto il successo degli investment trust in Regno Unito, con una raccolta per 150 miliardi, Borsa Italiana sta cercando di sviluppare il suo segmento Miv.
Muzinich è uno degli investitori di private capital monitorati da BeBeez Private Data
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