Sace prepara un fondo di minibond da 350 milioni di euro. Lo rivela oggi MF-Milano Finanza, precisando che il gruppo specializzato in assicurazioni del credito all’export controllato da Cassa Depositi e Prestiti e in via di privatizzazione, sta finalizzando il progetto di un fondo chiuso che sarà dedicato all’investimento in obbligazioni di piccole e medie società non quotate con particolare focus sull’export, alle quali associerà automaticamente anche la propria garanzia, con l’effetto di mitigare il rischio di credito per gli investitori.
A gestire il fondo è stata selezionata Amundi sgr (Gruppo Credit Agricole), che è stata scelta in rosa di tre candidati in una mini-gara a invito. Il fondo sarà sottoscritto per 175 milioni dalla stessa Sace e per il resto da un altro grande investitore italiano o internazionale al momento non ancora identificato, anche se le trattative sono ben avanzate con alcune controparti.
Il progetto sta però sollevando qualche malcontento tra gli operatori concorrenti, che temono che Sace possa riuscire a offrire un pacchetto tutto-compreso a condizioni più favorevoli per le imprese emittenti, oltre al fatto che esiste un potenziale conflitto di interessi nella struttura dell’operazione, visto che Sace sarebbe contemporaneamente originator, investitore e garante dei bond.
In ogni caso, si tratta di una mossa particolarmente azzeccata per l’amministratore delegato Alessandro Castellano, alla vigilia della possibile quotazione in Borsa (si veda altro articolo di BeBeez), che si potrebbe leggere come l’ingresso nell’attività di mediocredito da parte della società.
Il progetto di Sace è indipendente rispetto a quello di un fondo di fondi di minibond al quale sta da tempo lavorando la Cassa depositi e Prestiti. L’amministratore delegato di Cdp, Giovanni Gorno Tempini, ha infatti di recente confermato in un’intervista al Sole 24 Ore che Cdp sta lavorando «a un fondo dei fondi dedicato interamente al sostegno del mercato dei minibond, le nuove obbligazioni per il finanziamento a basso costo delle piccole e medie imprese». Non solo. Gorno Tempini ha aggiunto: «Potremmo creare una divisione specializzata in seno al Fondo Italiano dotata di risorse sufficienti, penso a diverse centinaia di milioni, per sottoscrivere collocamenti».
Alla fine dello scorso febbraio, alla data di pubblicazione del Rendiconto 2013, il Fondo Italiano d’Investimento, tra investimenti diretti e indiretti deliberati, aveva infatti ormai impegnato 785 milioni di euro di risorse, pari al 75% degli impegni sottoscritti nel novembre 2010 di 1,2 miliardi. Il che significa che presto sarà tempo di fundraising per un nuovo fondo, che potrebbe essere appunto il fondo di minibond