The Blackstone Group ha sottoscritto 200 milioni di dollari di titoli (preferred shares) convertibili di Serie A del noto produttore di sandali e scarpe di gomma Crocs (scarica qui il comunicato). Crocs,a sua volta, utilizzerà quanto incassato per finanziare in parte l’operazione di riacquisto di azioni proprie per un totale di 350 milioni di dollari, con l’obiettivo di ridurre il flottante di circa il 30%. Contemporaneamente il ceo di Crocs, John McCarvel, ha annunciato che nel corso del 2014 andrà in pensione.
I titoli pagheranno un dividendo cash del 6% e saranno convertibili in azioni ordinarie al prezzo di 14,50 dollari per azione. Un prezzo, questo, che rappresenta un premio del 9% sul prezzo di chiusura del 27 dicembre e un premio del 10% sul prezzo medio di chiusura dei 30 giorni precedenti. Se tutti i titoli verranno convertiti, si trasformeranno in 13,8 milioni di azioni ordinarie, pari a circa il 13% del capitale di Crocs.
Carlyle si prepara a quotare i suoi due primi fondi comuni di investimento aperti. Lo rivela Reuters, citando un filing alla Sec statunitense. Il Carlyle Enhanced Commodity Real Return Fund investirà principalemente nel settore delle commodity, mentre il Carlyle Global Core Allocation Fund spazierà tra azioni, benito, real estate, commodity e valute, utilizzando soprattutto ETF.
Carlyle segue così altri colossi del private equity su questa strada, La scorsa estate, per esempio, Blackstone aveva lanciato il suo primo fondo di investimento aperto quotat, il Blackstone Alternative Multi-Manager Fund, con approccio hedge e specializzato in debito distressed, commodity e derivati sull’azionario. Già nel 2012, invece, KKR era sbarcato sul mercato con il suo primo fondo aperto, il KKR Alternative High Yield, specializzato i debito ad alto rischio.
L’industria mondiale del private equity a metà dicembre 2013 si trovava con l’equivalente di 1074 miliardi di dollari di potenza di fuoco, cioé di capitale che gli investitori si sono impegnati a sottoscrivere ma che non è stato ancora investito. Lo calcola Preqin (scarica qui il comunicato), che precisa che si tratta di una cifra record, superiore al picco di 1067 miliardi toccato nel 2008.
Preqin aggiunge inoltre che, mentre l’attività di raccolta è ripresa in maniera importante nel 2013 e c’è stato un aumento nel numero e nel controvalore dei disinvestimenti, gli investimenti sono rimasti praticamente stabili per il terzo anno consecutivo. In particolare, i buyout hanno raggiunto quota 265,8 miliardi di dollari a fine 2013 dai 263,8 miliardi del 2012 e dai 264,4 miliardi del 2011. Un segnale che mette in guardia circa l’effettiva capacità dei fondi di private equity di utilizzare tutto il capitale raccolto dagli investitori.