TIM e il gruppo di private equity paneuropeo Ardian, hanno siglato l’atteso accordo per l’acquisizione da parte di un consorzio di investitori guidato da Ardian del 41% del capitale sociale della holding Daphne 3, che detiene il 30,2% del capitale sociale di Infrastrutture Wireless Italiane spa (Inwit)
Ricordiamo che l’offerta vincolante del consorzio di investitori guidati da Ardian era stata depositata a inizio marzo e che allora si parlava del possibile acquisto della maggioranza del capitale di Daphne 3 (si veda altro articolo di BeBeez).
A oggi TIM possiede il 51% di Daphne 3, mentre il restante 49% è già nel portafoglio di Ardian. Quindi, al perfezionamento dell’operazione, il consorzio guidato da Ardian deterrà una partecipazione del 90% del capitale di Daphne 3, che corrisponde a una partecipazione del 27,18% in Inwit, quindi al di sotto del 30%, soglia che farebbe insorgere l’obbligo di opa.
L’accordo si basa su una valorizzazione dell’azione INWIT pari a 10,75 euro (cum dividend) e corrisponde a un incasso per TIM di circa 1,3 miliardi di euro, oltre al rimborso del prestito per circa 200 milioni di euro,
concesso da TIM al momento dell’iniziale acquisizione del 2020. Il titolo ieri a PIazza Affari ha chiuso con un rialzo dello 0,67% a quota 10,475 euro, pari a una capitalizzazione di circa 10 miliardi.
Per TIM si tratta di una buona occasione per abbattere il peso dei debiti: a fine 2021 l’indebitamento finanziario netto del gruppo (after lease) è infatti sceso di circa un miliardo di euro da fine 2020, ma resta comunque a quota 17,6 miliardi a fronte di un ebitda di 5,08 miliardi dai 6,7 miliardi del 2020 (si veda qui la presentazione agli analisti dei risultati 2021 e del piano industriale 2022-2024).
A seguito del closing, Ardian deterrà il pieno ed esclusivo controllo di Daphne 3, mentre a TIM verranno riconosciuti taluni diritti di governance di minoranza, sia su Daphne 3 sia su INWIT, in funzione di protezione dell’investimento effettuato. Il completamento dell’operazione è soggetto all’avveramento di talune condizioni sospensive, tra le quali l’autorizzazione Antitrust, l’autorizzazione ai sensi della disciplina Golden Power e
lo scioglimento del patto parasociale con Vodafone Europe e Central Tower Holding Company.
Ricordiamo, infatti, che Inwit è la società proprietaria delle torri di telefonia mobile di TIM, che a fine marzo 2020 si è fusa con Vodafone Towers srl, la società proprietaria delle torri di telefonia mobile di Vodafone. L’integrazione delle infrastrutture passive di rete di Inwit e Vodafone Italia ha dato vita alla seconda più grande towerco quotata in Europa, con un portafoglio di oltre 22 mila torri.
Nell’ottobre 2020 TIM aveva ceduto per 1,35 miliardi di euro il 14,8% di Inwit al consorzio di investitori guidato da Ardian Infrastructure e Canson Capital Partners (si veda altro articolo di BeBeez), che aveva spuntato l’esclusiva per l’operazione nel maggio 2020 (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel dettaglio, l’investimento del consorzio era stato condotto appunto con la nuova holding Daphne 3, dove era stata fatta confluire la quota del 30,2% del capitale di Inwit, con il consorzio che controlla da allora il 49% di Daphne 3 (e quindi il 14,8% del capitale di Inwit) e TIM che controlla il 51%, mantenendo quindi il controllo congiunto su Inwit insieme a Vodafone Europe BV, così come riassunto in occasione della presentazione dei risultati dei 3 mesi 2020 di TIM (si veda infografica in pagina). Inoltre, della rimanente partecipazione diretta di TIM in Inwit, corrispondente al 3% del suo capitale, era stato ceduto per 109 milioni di euro l’1,2% a Guernsey, veicolo gestito e assistito da Canson Capital Partners, guidato dal co-fondatore Matteo Canonaco, riservandosi inoltre un’opzione per l’acquisto del residuo 1,8%, per un corrispettivo di 161 milioni di euro.