
Sono arrivate nei giorni scorsi le offerte per Banca Profilo, la private bank quotata a Piazza Affari e controllata al 62,4% da Sator Private Equity Fund, gestito da Sator sgr. Il fondo, assistito nell’operazione all’advisor Lazard, aveva annunciato a inizio giugno la messa in vendita della sua quota. Contestualmente era stato ventilato il probabile interesse di Matteo Arpe, fondatore di Sator, a ricomprarla, così come si diceva potrebbero fare altri investitori del fondo la cui scadenza è stata di recente allungata (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel dettaglio, aveva comunicato Banca Profilo in occasione della presentazione del suo piano industriale 2020-2023 “nell’ambito del più ampio riassetto azionario, il fondo verificherà, alla luce anche di preliminari interlocuzione intercorse, l’interesse di alcuni dei propri quotisti all’investimento diretto nel capitale di Banca Profilo” (si veda qui il comunicato stampa). E i quotisti in questione sono, come noto, in primo luogo la stessa Sator spa, la finanziaria controllata al 67,5% da Arpe, che del fondo detiene il 20% delle quote, ma anche le famiglie Angelini e Brachetti Peretti, Luigi Berlusconi, la Fondazione Roma e la Fondazione Mps.
Nel frattempo, però, appunto nei giorni scorsi, secondo quanto riferito ieri da MF Dow Jones, sarebbero arrivate diverse offerte da fondi italiani ed esteri, tra cui quella di Attestor Capital, che già controlla la private bank torinese BIM. Altre offerte sarebbero arrivate poi da soggetti bancari come Banco Desio, Lombard Odier e Julius Baer. Intanto a Banca Profilo è in corso un’ispezione ordinaria di Banca d’Italia, che era già stata calendarizzata in fase pre-Covid ma era poi stata rinviataa causa della pandemia. Alla luce dell’ispezione in corso sono stati rimodulati i tempi della procedura di vendita che è partita intorno a metà settembre.
Ai prezzi di ieri, di 0,208 euro per azione (+5,58%), la banca ha una capitalizzazione di mercato di circa 133 milioni di euro e la semestrale 2020 (si veda qui il comunicato stampa) indica un patrimonio netto di 164,4 milioni. Una valutazione alta aiuterebbe Sator a compensare gli insuccessi degli investimenti in News 3.0, editore de Lettera43 e di LetteraDonna.it, che hanno sospeso le pubblicazioni, ExtraBanca e Banzai (oggi ePrice) e a replicare il successo del disinvestimento in Petrovalves ceduto al family office della famiglia Thyssen (si veda altro articolo di BeBeez).
Il fondo Sator era entrato nel capitale della banca nel 2009, sottoscrivendo un aumento di capitale riservato da 70 milioni nell’ambito di un aumento di capitale complessivo di 110 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa di allora), che aveva permesso alla banca di ripartire dopo le perdite accumulate nella finanza strutturata. Si era trattato del primo caso in Italia di risanamento di una banca in crisi da parte di un fondo di private equity, oltre che il primo caso di esenzione dall’obbligo di promuovere un’opa obbligatoria per il trasferimento di controllo di una banca quotata.
La semestrale della banca pubblicata a inizio agosto indicava ricavi netti consolidati in leggera crescita al 30 giugno 2020 a 32,9 milioni di euro (dai 32,7 milioni del 30 giugno 2019), un margine di interesse di 8,4 milioni (da 7,7 milioni), in rialzo soprattutto grazie al maggior contributo derivante dal portafoglio titoli di trading e un utile netto a sua volta in aumento a 4,6 milioni di euro (+10,2%). Sul fronte del private banking.
Il settore Private & Investment Banking della banca, più in particolare, si legge nella nota relativa alla semestrale, ha chiuso i primi 6 mesi del 2020 con ricavi netti per 11,2 milioni di euro, in calo dai 12,6 milioni di euro del 30 giugno 2019, soprattutto per il “minor contributo delle commissioni di collocamento e di gestione dovute alla decisione di sospendere diverse iniziative commerciali in virtù della ridotta visibilità sugli scenari futuri determinata dalla pandemia in corso. La riduzione è stata compensata in parte dall’incremento delle commissioni ricorrenti relative alla consulenza avanzata, ai fondi e alle polizze assicurative, nonché dalle commissioni di negoziazione titoli”. Le masse complessive in gestione del Private & Investment Banking sono scese a 4,9 miliardi di euro, in diminuzione del 7,5% in parte per l’effetto mercato e in parte per flussi di raccolta netta nei sei mesi negativi per 103,3 milioni di euro a seguito di chiusure di clientela istituzionale. Al contrario la raccolta netta su clientela privata è positiva per 48 milioni di euro.
Ricordiamo che il Piano Industriale 2020-23 presentato a inizio giugno, sul fronte dell’attività di private banking, prevede di ampliare la gamma di servizi e prodotti offerti, focalizzata su prodotti di nicchia differenzianti rispetto alla competizione, confermando il focus strategico relativo a prodotti alternativi, allargato a veicoli di investimento che facciano scouting di iniziative sul mercato da proporre ai clienti, club deal industriali fuori dal territorio italiano, club deal immobiliari su trophy asset domestici e l’allargamento dei club deal finanziari alle asset class di private debt, cartolarizzazioni e note.
Quanto all’investment banking, è previsto il potenziamento delle attività di lending, sfruttando le opportunità del decreto Cura Italia che ha aperto il mercato di finanziamenti garantiti al 90% dello Stato; lo sviluppo di un’attività di advisory su equity investment focalizzati sul mondo delle pmi a supporto di appositi veicoli di pre-ipo strutturati per la distribuzione ai clienti del gruppo; e l’implementazione di un’attività di intermediazione in singole opportunità di asset class di nicchia (UTP, situazioni di procedura concorsuale, turnaround e special situation).
Inoltre, nella stessa nota diffusa a giugno relativa al piano industriale, era precisato che “la banca ha valutato positivamente la possibilità di salire al 15% nella partecipazione in Tinaba, con un’ulteriore opzione per altri 5 punti percentuali”. L’interesse per Tinaba, la banca fintech lanciata da Sator nel 2016 (si veda altro articolo di BeBeez), di cui oggi Banca Profilo possiede il 5%, va letto nel quadro del piano industriale al 2023 che prevede anche lo sviluppo dell’offerta digitale in partnership appunto con Tinaba, per cogliere appieno le opportunità del fintech, con una crescita degli utenti a 375 mila, masse in roboadvisor superiori a 300 milioni di euro e il lancio di nuovi prodotti e servizi per ricavi complessivi 6 milioni di euro.