
Non sono più soltanto voci. Il ceo di Aston Martin, Andy Palmer, ha confermato ieri, a margine della presentazione dei conti 2017 che hanno visto il primo utile ante imposte dal 2010, che la casa automobilistica produttrice delle supercar di James Bond e controllata da Investindustrial potrebbe a breve andare in Borsa.
“Ci è stato chiesto (dagli azionisti, ndr) di valutare diverse opzioni strategiche e una di queste è un‘ipo”, ha detto Palmer. Intanto Aston Martin ha reclutato Lazard per seguire la quotazione, che potrebbe avvenire nel terzo trimestre di quest’anno, ma resta in piedi l‘ipotesi di una vendita. Alla domanda su quando verrà presa una decisione, Palmer ha risposto: “A essere franco, ci sono argomenti pro e contro. Stiamo valutando tutte le opzioni”.
Aston Martin ha archiviato il 2017 con un utile ante imposte di 87 milioni di sterline, da una perdita di 163 milioni nel 2016, a fronte di 876 milioni di sterline di ricavi (+48%), grazie alla vendita di 5.117 auto (+58% da 3229 nel 2016), massimo da nove anni, e a fronte di un ebitda rettificato per 207 milioni di sterline, più che raddoppiato dall’anno prima (si veda qui il comunicato stampa).
Ora i numeri sono ben diversi e quelli a fine 2017 hanno battuto le previsioni diffuse a dicembre da Mark Wilson, executive vice presidente e cfo di Aston Martin, che aveva detto che ricavi ed ebitda avrebbero chiuso, rispettivamente, a oltre 84o milioni e a 180 milioni. Ipotizzando quindi un multiplo di 14-15 volte l’ebitda (visto che si tratta di luxury car), si arriva a un enterprise value di 2,5-2,7 miliardi di sterline.
Lo scorso dicembre circolavano voci a proposito del fatto che Investindustrial potesse salire a breve al controllo di Aston Martin, di cui già possiede il 37,5% (e il 50% dei diritti di voto), acquisito a fine 2012 tramite un aumento di capitale da 150 milioni di sterline (si veda altro articolo di BeBeez). L’idea è quella che Investindustrial possa salire al 50%, acquistando il 5% oggi in mano a Mercedes, il 3% del management e una quota in portafoglio ai soci arabi (l’altro azionista kuwaitiano è Adeem Investments) che oggi in totale controllano il 54,5%. Allora Investindustrial aveva comunicato che al momento nulla è assolutamente deciso, ma l’ipotesi è coerente con quanto già previsto tempo fa e non si scontra con quella di una possibile ipo.
Investindustrial, infatti, al momento dell’ingresso nel capitale del gruppo automobilistico, aveva anche siglato un accordo in base al quale il fondo aveva il diritto di salire fino al 50% del capitale di Aston Martin entro i successivi cinque anni. E l’operazione di Investindustrial sarebbe prodromica a un’ipo di Aston Martin.
In ogni caso la valutazione di Aston Martin sarebbe ben più alta di quella sulla base della quale era avvenuto l’ingresso di Investindustrial nel capitale. Allora, infatti, con Aston Martin che aveva chiuso il 2012 con 461,2 milioni di euro di ricavi e una perdita netta di 26,4 milioni, Investindustrial aveva messo sul piatto 150 milioni di sterline (allora 190 milioni di euro) per la sua quota e aveva messo appunto a disposizione fino a 80 milioni di sterline (altri 100 milioni di euro), senza però essere obbligato a investirli, per ulteriori aumenti di capitale se si fossero resi necessari per finanziare il piano di investimenti da 500 milioni di sterline per lo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologia. L’operazione era stata la prima del fondo V di Investindustrial ed era stata conclusa sulla base di una valutazione dell’intero gruppo di 740 milioni di sterline (allora 940 milioni di euro).