Cdp, Assofondipensione e Fondo Italiano d’Investimento sgr spingono sull’acceleratore per far decollare il Progetto Economia Reale, una piattaforma che vuole convogliare le risorse dei fondi pensione appunto sull’economia reale italiana, tramite investimenti in fondi di private equity, private debt e potenzialmente anche in altre asset class, come le infrastrutture.
Le linee guida del progetto erano già state presentate il 2 dicembre scorso dall’ad di Cdp Fabrizio Palermo (si veda altro articolo di BeBeez). Ma i dettagli tecnici del progetto sono stati presentati venerdì 17 gennaio a oltre 40 fondi pensione italiani, sia negoziali sia preesistenti (si veda qui il comunicato stampa).
In particolare, FII sgr ha illustrato le peculiarità dei fondi di fondi sottostanti la piattaforma, unitamente alla possibilità, soggetta all’approvazione del Consiglio di amministrazione di Cdp, di Cdp Equity e di FII, di godere di una piattaforma di liquidità e di investire in quote di fondi a rendimenti asimmetrici.
Per rendimento asimmetrico si intende un profilo di rendimento strutturato in modo tale che la probabilità di realizzare rendimenti al di sopra della media sia maggiore della corrispondente probabilità di registrare rendimenti al di sotto della media, il che significa che per specifiche quote dei fondi di fondi allo studio potrebbero essere studiati degli strumenti di protezione del capitale investito che si attivano nella fasi negative dei mercati.
Lo scopo del progetto è come detto offrire ai fondi pensione aderenti la possibilità di co-investire con Cdp in strumenti diversificati e con potenziali ritorni in linea con le finalità del risparmio da loro gestito e al contempo di supportare la crescita e la competitività delle imprese italiane facilitando l’afflusso di investimenti verso l’economia nazionale. Progetto Economia Reale ha un obiettivo di raccolta di almeno 500 milioni di euro, cui si aggiungono anche le risorse che Cdp ha già dedicato (550 milioni di euro a oggi nei fondi di private equity e private debt) e quelle che potrà decidere di dedicare in eventuali ulteriori asset class nell’ambito del progetto. I fondi pensione attualmente gestiscono per conto dei loro aderenti oltre 100 miliardi di euro.
Il progetto è allo studio da tempo e lo aveva anticipato nel novembre scorso, in occasione di un suo intervento a un convegno, lo stesso presidente di Assofondipensione, Giovanni Maggi (si veda altro articolo di BeBeez). Maggi aveva anticipato appunto che il fondo dovrebbe auspicabilmente raggiungere la cifra di un miliardo di euro, e che Cdp dovrebbe investire tra il 30 e il 50% circa della somma raccolta accanto a sei fondi pensione. E lo stesso Maggi aveva anticipato il progetto in un articolo a firma apparso su Itinerari Previdenziali. Nell’aprile 2019 si era tenuto un incontro in Cdp, con la presentazione della proposta tecnica di investimento in asset alternativi (il limite posto dal decreto 166/2014 per gli illiquidi è del 30%). In seguito l’allora amministratore delegato di FII sgr Carlo Mammola, in occasione della Private Equity Conference del settembre 2019, aveva anticipato che stava lavorando a un progetto con Assofondipensione (si veda altro articolo di BeBeez).
Non è la prima volta che FII prova a stanarli. Se ne parlava già nel febbraio 2016, quando ancora alla guida dell’sgr c’era il precedente ad Gabriele Cappellini. Allora FII stava studiando la creazione di un nuovo veicolo di investimento dedicato alla raccolta di impegni da parte dei fondi pensione, i cui rappresentanti potessero monitorare su base stretta l’andamento dei loro investimenti, tramite la partecipazione a un apposito advisory board (si veda altro articolo di BeBeez). Ma poi la cosa non era decollata e il peso dei fondi pensione sul totale della raccolta indipendente dei fondi di private equity e venture capital non cresce e il loro impegno resta minimo in proporzione al loro patrimonio.
Il nuovo fondo di Cdp, FII e Assofondipensione segue l’esperimento del Progetto Iride, un consorzio formato da 5 fondi pensione italiani (Foncer, Fondenergia, Fondogommaplastica, Pegaso e Previmoda) per investire 216 milioni di euro nel private equity, i cui mandati di gestione sono stati affidati a Neuberger Berman nel settembre scorso (si veda altro articolo di BeBeez). Neuberger Berman investirà attorno al 30% del portafoglio in Italia, grazie anche a NB Aurora, il veicolo di investimento quotato al segmento MIV di Borsa Italiana dal maggio 2018. L’amministratore delegato di Prometeia Advisor sim, Davide Squarzoni, il 4 settembre 2019 in occasione di un suo intervento a un evento in Borsa Italiana dedicato ai fondi di investimento alternativi, parlando del Progetto Iride, di cui Prometeia è stata advisor, aveva anche preannunciato “altre iniziative a breve” da parte di fondi pensione e casse previdenziali, ovvero “l’aggregazione di più soggetti” al fine di creare fondi che investano in asset alternativi (si veda altro articolo di BeBeez).
Non solo. Assofondipensione si è fatta anche promotrice di un’iniziativa parallela a quella con Cdp e Fondo Italiano d’Investimento sgr. Si tratta di un progetto condiviso tra alcuni fondi negoziali per l’implementazione di investimenti alternativi tramite la selezione di un advisor specializzato che supporti gli enti coinvolti nelle diverse fasi tecniche del progetto. I fondi pensione in questione sono Arco, Prevedi, Previambiente e Concreto (si veda qui Itinerari Previdenziali).
D’altra parte il Sesto Report annuale “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2018”, l’indagine periodica curata dal Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali presentata a inizio settembre 2019, ha dimostrato che finalmente qualcosa si muove. Dal sondaggio condotto tra 55 soggetti (16 fondi pensione negoziali), 17 fondi pensione preesistenti, 13 casse di previdenza e 9 fondazioni di origine bancaria, risulta che il 68% degli intervistati ha dichiarato che nel prossimo futuro intende aumentare la propria esposizione al private capital.
In particolare a oggi maggiori investimenti alternativi dei fondi pensione preesistenti continuino a essere quelli dei fondi immobiliari (77,46%) seguiti da quelli di private equity (6,87%), energie rinnovabili (2,9%) e private debt (2,6%); stentano ancora a decollare i fondi di venture capital. Lo stesso approccio si vede per le casse di previdenza dei liberi professionisti: l’investimento in FIA è prevalentemente rivolto al settore immobiliare (81,48%), seguito con il 7,39% dai fondi di private equity, infrastrutture (3,13%), energia (0,69%), private debt (1,81%).