Nel 2019 in Italia sono stati investiti 30 milioni di euro dalle aziende per progetti basati sulla blockchain: ancora pochi, ma sono il doppio del 2018. Il nostro paese è anche nella top-10 dei paesi più attivi in questi progetti. Lo rileva una ricerca dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger del Politecnico di Milano, presentata venerdì scorso al convegno “Blockchain & Distributed Ledger: unlocking the potential of the Internet of Value” (si veda qui il comunicato stampa).
Secondo lo studio, i settori agroalimentare, finanziario e assicurativo sono i più attivi nei progetti basati sulla blockchain. In particolare, l’agroalimentare la applica alla tracciabilità dei prodotti (si veda altro articolo di BeBeez). Tra i progetti nel settore finanziario, ricordiamo lo Spunta Project, annunciato nel giugno 2018 da ABI (si veda altro articolo di BeBeez) e che dal primo marzo 2020 porterà le banche a utilizzare la tecnologia basata sui registri distribuiti (DLT) per la tenuta dei conti reciproci tra banche per quanto riguarda la spunta interbancaria (si veda altro articolo di BeBeez). Tuttavia, vi è ancora molto da fare in termini di consapevolezza delle imprese: tra le aziende piccole, solo 2 su 10 la conoscono e meno dell’1% sta lavorando a progetti sulla blockchain; tra le aziende grandi, 4 su 10 conoscono la blockchain e il 2% sta portando avanti dei progetti in quest’ambito. Tra le aziende consapevoli della blockchain, l’11% è scettico, il 16% titubante, il 35% entusiasta, il 9% sognatrice e solo l’8% è visionario, ossia crede e investe in questa nuova tecnologia.
A oggi, la maggior parte dei progetti (65%) è stato implementato su nuove piattaforme. Inoltre, dominano i progetti di piattaforme blockchain rispetto alle sue applicazioni. Valeria Portale, Co-Direttore dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger, ha commentato in proposito: “Sono ancora poche le applicazioni delle aziende in tutto il mondo, perché il mercato fino ad oggi si è concentrato sulla realizzazione di nuove piattaforme che richiedono mesi o anni per passare al progetto operativo, piuttosto che sullo sviluppo di applicazioni e progetti.
Mi aspetto in futuro un consolidamento e sviluppo delle piattaforme, oltre che il lancio di nuove applicazioni”. Francesco Bruschi, Co-Direttore dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger, ha aggiunto: “Nel 2020 ci attendiamo un ulteriore sviluppo in particolare nell’ambito della finanza decentralizzata (DeFi), con prodotti finanziari realizzati tramite protocolli sicuri e trasparenti senza intermediari, nella Self Sovereign Identity, che consente di dare singoli individui strumenti di controllo dell’identità digitale, e di nuovi sistemi monetari, per cui forse potremo assistere alle prime valute digitali emesse da banche centrali”. Secondo Valeria Portale, non abbiamo ancora visto le potenzialità dell’IoV (Internet of Value, ossia l’insieme di applicazioni e piattaforme distributed ledger che abilitano il trasferimento di asset di valore, in assenza di fiducia e senza la presenza di un ente centrale), ma va fatto partire per sbloccare valore. A questo fine, oltre che per sviluppare le tecnologie blockchain e distributed ledger, occorre chiarire il contesto regolamentale, attualmente frammentato e non uniforme, ha concluso Bruschi.
Tra le attività delle istituzioni pubbliche rientrano: l’European Blockchain Service Infrastructure (Ebsi), l’European Blocchain Observatory, l’European Blockchain Partnership (Ebp), l’Osservatorio Ocse sulla digitalizzazione e le sue raccomandazioni di politica economica. I primi 3 sono portati avanti a livello europeo e gli ultimi 2 dall’Ocse. L’European Blockchain Service Infrastructure (Ebsi) è un’infrastruttura hanno aderito da 28 Paesi Ue per supportare molte applicazioni nella notarizzazione, nella gestione dei titoli di studio, nella Self Sovereign Identity (creare e controllare la propria identità in modo più flessibile, autonomo ed interoperabile) e nella condivisione affidabile di dati.
A questa si aggiunge la Ebp, lanciata da 28 paesi europei nell’aprile 2018 per creare una “casa europea della blockchain”, supportando sia il business che la parte pubblica. In questa “casa” vorrebbero entrare anche paesi extra-europei come il Canada, ha spiegato Pietro Marchionni, coordinatore del gruppo infrastrutture e tecnologie dell’Ebsi e della European Blockchain Partnership (Ebp). Lucia Cusmano, senior economist all’Ocse, ha chiarito che la blockchain fino a 2 anni fa era un tema esotico, mentre oggi è uno dei pilastri dell’Osservatorio dell’Ocse sulla digitalizzazione e delle sue raccomandazioni di politica economica.
Le applicazioni della blockchain sono particolarmente interessanti per certificare prodotti e servizi, soprattutto in Italia, che è il terzo paese più danneggiato dalla contraffazione di prodotti e servizi. Ecco perché Ocse, Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) e Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano stanno lavoranso insieme al progetto Blockchain for SMEs and entrepreneurs in Italy, lanciato nel 2019. Ricordiamo inoltre che il Mise nel novembre scorso ha lanciato anche un progetto pilota per la tracciabilità del made in Italy basato sulla blockchain. Il progetto è stato realizzato con il supporto di Ibm e la collaborazione di associazioni e aziende della filiera del tessile italiano (si veda altro articolo di BeBeez).