E’ ormai a uno stadio avanzatissimo la trattativa tra Cdp Equity e Poste Italiane, da un lato, e F2i sgr e HAT sgr dall’altro sul passaggio di quote di Sia, il gruppo europeo di servizi e infrastrutture di pagamento, a proposito del quale da mesi si vocifera di possibili fusioni con Nexi o con qualche altro soggetto del settore italiano o internazionale oppure di un’ipo (si veda altro articolo di BeBeez).
Dell’accelerazione delle trattative ha scritto ieri MF Milano Finanza. Secondo quanto risulta a BeBeez, l’operazione verrebbe condotta sulla base di un enterprise value di Sia di 3,2 miliardi di euro.
In sostanza, FSIA Investimenti, che controlla oggi Sia al 49,48%, e che a sua volta fa capo per il 70% a Cdp Equity e per il 30% a Poste Italiane, ha fatto un’offerta per acquistare le quote oggi in portafoglio a F2i sgr (al 17,05%) e a HAT sgr (8,64%, distribuito tra il fondo Ict e il fondo Sistema Infrastrutture). In questo modo FSIA salirebbe al 75,17%. Ma non è finita qui. FSIA, F2i e HAT hanno insieme un’opzione call che dà diritto a ciascuno di loro di acquistare tutte le quote oggi di proprietà di Unicredit e Intesa Sanpaolo. Quell’opzione, che doveva essere esercitata entro il 27 maggio, dà quindi il diritto di acquistare un ulteriore 7,94% del capitale di Sia.
Secondo quanto risulta a BeBeez, l’opzione è stata esercitata giorni fa da FSIA, mentre F2i e HAT non lo hanno fatto, proprio in vista della conclusione della trattativa, lasciando quindi a FSIA il diritto di acquisire da sola tutta l’ulteriore quota del 7,94% e raggiungere l’83,11% del capitale di Sia, che per il resto continuerebbe a far capo a Banco Bpm, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mediolanum e Deutsche Bank.
Mentre il prezzo di acquisto previsto dalla call si basa sul multiplo di ebitda al quale era stata condotta l’acquisizione originale del controllo di Sia da parte dei fondi nel 2013, per 765 milioni di euro, quando Sia aveva registrato ricavi consolidati per 380,3 milioni di euro, un ebitda di 106,5 milioni (si veda altro articolo di BeBeez), il passaggio di quote da F2i e HAT a FSIA si baserebbe invece, come detto, su una valutazione di ben 3,2 miliardi di euro o 14,4 volte l’ebitda normalizzato 2018 di Sia che è stato di 222 milioni di euro, a fronte di ricavi netti per 614,8 milioni e di una posizione finanziaria netta di 723,9 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa sui conti), quasi raddoppiata dai 379,7 milioni di euro del 2017, per effetto dell’acquisizione delle attività della statunitense First Data in alcuni paesi dell’Europa centro e sud-orientale (si veda altro articolo di BeBeez). Stiamo quindi parlando di un equity value attorno ai 2,5 miliardi di euro.
Sebbene la cifra porterebbe ai fondi di F2i e HAT dei ritorni stellari, il multiplo di valutazione è comunque ben inferiore alle 17 volte l’ebitda sulla base del quale è stata quotata Nexi lo scorso aprile. E questo perché il passaggio di quote riguarda una minoranza del capitale, sebbene l’operazione permetta a FSIA si conquistare la maggioranza assoluta del gruppo. Quanto all’esercizio dell’opzione call a un multiplo molto più basso, secondo quanto risulta a BeBeez ha avuto il via libera preliminare di Unicredit e Intesa Sanpaolo, che FSIA ha chiesto preventivamente, nonostante l’esercizio fosse un suo diritto, visto che le due banche sono anche clienti importanti di Sia.
L’ultima transazione sul capitale di Sia che ha fornito una valutazione ufficiale era stato il passaggio di una parte delle quote di Cdp Equity a Poste Italiane nel settembre 2016. Il trasferimento si era basato su un equity value di Sia pari a 2 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Poste Italiane, infatti, con un investimento complessivo di 278 milioni di euro, aveva comprato appunto il 30% di FSIA Investimenti, che è controllata al 100% da FSI Investimenti (a sua volta controllata da Cdp Equity al 77,12% e al 22,88% dalla Kuwait Investment Authority).
Una volta che il controllo assoluto di Sia sarà nelle mani di FSIA Investimenti e quindi di Cassa Depositi e Prestiti, che controlla sia Cdp Equity sia Poste Italiane, si apriranno poi le danze per capire quale sarà il prossimo passo nella direzione di trasformare Sia nel leader europeo dei pagamenti digitali.
Negli ultimi anni Sia è già cresciuta in maniera importante e ha dato grandi soddisfazioni ai suoi azionisti. Lo scorso marzo ha annunciato un dividendo per il 2018 di ben 60 milioni di euro, dopo aver staccato un dividendo analogo da 59,9 milioni per l’esercizio 2017, un altro da 44,55 milioni per il 2016, uno da 49,69 milioni per il 2015 e uno da 35,68 milioni per il 2014. In totale, insomma, di poco meno di 250 milioni di euro di dividenti in 5 anni (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel 2018 il Gruppo Sia ha gestito complessivamente 7,2 miliardi di operazioni con carte (+18,1% dal 2017), 14 miliardi di transazioni per i servizi istituzionali (+6,7%) e 3 miliardi di operazioni di pagamento relative a bonifici e incassi (-2,4% per i più bassi volumi relativi a pagamenti non-SEPA e all’operatività di filiali di banche estere in Italia). Sui mercati finanziari il numero delle transazioni di trading e post-trading è stato di 51,7 miliardi (-8% legato a efficientamenti tecnologici delle logiche di mercato che hanno ridotto il numero totale degli ordini). SIA ha gestito un traffico di oltre 1.204 terabyte di dati, in aumento del 53,6% rispetto al 2017, sui 186.000 km. della rete SIAnet, con una totale disponibilità dell’infrastruttura e livelli di servizio del 100%.
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