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Home Private Equity

Il coronavirus pesa su Aston Martin, che perde il 30% in borsa, dopo l’annuncio che l’aumento di capitale sarà da 536 mln sterline

Valentina MagribyValentina Magri
17 Marzo 2020
in Private Equity, Società
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Schermata 2020-03-17 alle 05.29.01Aston Martin Lagonda, il produttore inglese di auto di lusso  partecipato dall’italiana Investindustrial, ha chiuso la seduta di ieri con un crollo del 30% alla Borsa di Londra, per chiuder a 1,44 sterline per azione.

La debacle del titolo è avvenuta in una nuova giornata nera per le borse mondiali, per i timori degli effetti negativi del coronavirus sulle economie di tutto il pianeta, nella quale  però il FTSE 100 ha perso solo il 4%.

Gli azionisti attuali di Aston Martin con quote superiori al 3%
Gli azionisti attuali di Aston Martin con quote superiori al 3%

La terribile performance di Aston Martin in borsa deve alla comunicazione che l’atteso aumento di capitale non sarà più di 500 milioni di sterline a 400 pence per azione, come annunciato nel febbraio scorso (si veda altro articolo di BeBeez) bensì di 536 milioni di sterline a un prezzo di 225 pence per azione (circa 592 milioni di euro, si veda qui il comunicato stampa e qui il Supplemento al prospetto informativo).

Nell’operazione Deutsche Bank è joint-global coordinator e bookrunner assieme a Morgan Stanley e Jp Morgan.

Gli azionisti di Aston Martin successivamente ai due aumenti di capitale
Gli azionisti di Aston Martin con quote superiori al 3%, successivamente ai due aumenti di capitale

A fine febbraio era stato previsto che un consorzio di investitori (Yew Tree Consortium) guidato dall’imprenditore canadese Lawrence Stroll avrebbe sottoscritto 45,6 milioni di azioni di nuova emissione, pari a una quota del 16,7% di Aston Martin, a 4 sterline per azione per un totale di 182 milioni di sterline e che al momento dell’annuncio dei dati di bilancio 2019 sarebbe stato successivamente lanciato un ulteriore aumento di capitale da ulteriori 318 milioni di sterline dedicato a tutti gli azionistiIl per un’iniezione complessiva di denaro fresco da 500 milioni di sterline. Il tutto per riequilibrare la situazione finanziaria del gruppo, appesantita da un debito finanziario netto di circa 800 milioni di sterline, e per supportare il lancio sul mercato del SUV di lusso DBX.

Ora il brusco stop alla crescita dell’economia globale, conseguente al contagio da coronavirus, ha cancellato il Motor Show di Ginevra, in cui Aston Martin intendeva presentare i nuovi modelli Vantage Roadster e V12 Speedster e ha costretto Stroll a rifare i conti. Il consorzio di investitori comprerà quindi in aumento di capitale riservato una quota del 25% del gruppo produttore di supercar con un esborso di 171 milioni di sterline per 76 milioni di azioni di nuova emissione a 2,25 sterline per azione e che il successivo aumento di capitale in opzione a tutti gli azionisti consisterà nell’emissione di circa 1,2 miliardi di nuove azioni (da 153,2 milioni previsti inizialmente) sulla base di un rapporto di 4 nuove azioni ogni vecchia azione posseduta al prezzo di 30 pence per ogni nuova azione, per un totale di 364,8 milioni di sterline. Nel complesso, quindi, l’intera operazione fornirà 35,8 milioni di sterline in più al gruppo.

Non solo. A inizio febbraio Yew Tree aveva già erogato ad Aston Martin una linea di credito da 55,5 milioni di sterline a supporto del capitale circolante, che ora è stata aumentata di ulteriori 20 milioni, per arrivare quindi a 75,5 milioni di sterline complessivi.

Il principale azionista attualedi Aston Martin, cioè Prestige/Strategic European Investment Group (che fa capo a Investindustrial, con il 29,6%) sottoscriverà l’aumento di capitale, oltre che per il 100% dei diritti di sua spettanza, anche per ulteriori 16,7 milioni di azioni, portando la sua quota post aumento al 22,2%. Per contro quello che sinora era il secondo più grande azionista, cioé  il fondo kuwaitiano Adeem/Primewagon (con il 27,2%), sottoscriverà l’aumento soltanto per il 26,5% dei suoi diritti, diluendosi quindi all’8,5%. Quanto a Yew Tree, sottoscriverà l’aumento esattamente in proporzione ai suoi diritti, restando al 25% del capitale, per un esborso complessivo per il consorzio nelle due operazioni di 262 milioni di sterline (contro i 235 milioni ipotizzati inizialmente).

Stroll ha spiegato: “C’è stato un cambiamento significato nello scenario di mercato in cui opera Aston Martin Lagonda. Quello che non è cambiato è il nostro impegno a fornire alla società i finanziamenti necessari a superare questo periodo, a riorganizzare il business e a esprimere il suo potenziale di lungo termine. Dopo i recenti movimenti nel prezzo del titolo e le discussioni avute con il Board, io e il mio consorzio di investitori ci siamo accordati perché noi acquistiamo il 25% della società ed esercitiamo tutti i nostri diritti in cambio di un investimento complessivo di lungo temine di 262 milioni di sterline. Inoltre ci siamo accordati per erogare ulteriori 20 milioni in nuova finanza a breve termine per supportare la società, portando la linea complessiva a 75,5 milioni. Sebbeen le prospettive immediate sembrino sempre più sfidanti, rimango pienamente impegnato nel futuro di Aston Martin Lagonda e non vedo l’ora di implementare i nostri piani, una volta che la raccolta di capitale sarà completata”.

Il consorzio, che vede Stroll come lead investor, comprende una serie di investitori privati, tra i quali figurano André Desmarais (ex ceo di Power Corp. Canada), Michael de Picciotto (vicepresidente del Supervisory Board di Engel & Volkërs), Silas Chou (imprenditore della moda di Hong Kong), John Idol (presidente e ceo di Capri Holding, ex Michael Kors), Lord Anthony Bamford (presidente di JCB) e John McCaw (ex azionista di McCaw Cellular).

L’interesse di Stroll per il gruppo produttore di supercar di lusso quotato a Londra e controllato dal fondo di private equity Investindustrial guidato da Andrea Bonomi era già circolato a inizio anno (si veda altro articolo di BeBeez), quando si diceva che Stroll sarebbe stato interessato a comprare una quota rilevante del produttore di auto britannico. E in proposito il ceo di Aston Martin Andy Palmer aveva commentato: “Restiamo in discussione con potenziali investitori strategici, che potrebbero anche tradursi in un investimento nel capitale”.

Aston Martin, che produce tutte le sua auto nel Regno Unito, ha anche reso noto sempre ieri che la sua produzione sta andando avanti , senza problemi legati all’interruzione della supply chain in Cina legata al COVID-19: “La fornitura è garantita fino ad aprile e l’azienda continua a monitorare i suoi fornitori e il magazzino per mitigare eventuali disruption future”.

A inizio gennaio 2020 Aston Martin aveva lanciato un warning sui risultati 2019: le stime di ebitda per l’anno erano state ridotte a 130-140 milioni di sterline (il consensus era di 200 milioni e nel 2018 l’ebitda era stato di 247 milioni), il margine sui ricavi era stato tagliato dal 20% al 12,5%-13,5% e le vendite erano scese del 7% a 5.809 unità, a fronte delle 7.100-7.300 pronosticate a inizio dello scorso anno. Aston Martin aveva già lanciato un profit margin warning nel giugno 2019, quando aveva avvertito che sarebbe stato solo del 20%. La società ha chiuso il 2019 con: ricavi per 997 milioni di sterline, un ebitda adjusted di 134,2 milioni, vendite di 5.862 unità, una perdita di 36,7 milioni e un indebitamento netto di 876 milioni (si veda qui il comunicato stampa).

L’ingresso di Investindustrial in Aston Martin risale al 2012. All’epoca Investindustrial aveva messo sul piatto 150 milioni di sterline (allora 190 milioni di euro) per la sua quota e aveva messo a disposizione fino a 80 milioni di sterline (altri 100 milioni di euro), senza però essere obbligato a investirli, per ulteriori aumenti di capitale se si fossero resi necessari per finanziare il piano di investimenti da 500 milioni di sterline per lo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologia. L’operazione era stata conclusa sulla base di una valutazione dell’intero gruppo di 740 milioni di sterline (allora 940 milioni di euro). Nel maggio 2015, poi, Investindustrial e Tejara Capital avevano annunciato un aumento di capitale da 200 milioni di sterline per Aston Martin (si veda altro articolo di BeBeez). Nel 2018, poi, c’era stata l’ipo. In quell’occasione A vendere erano stati Investindustrial (37,5% prima dell’ipo), i kuwaitiani di Tajara Capital (ex Investment Dar) e Adeem Investments (che insieme controllavano il 54,5%), mentre Daimler non aveva invece ceduto il suo 4,9%, ottenuto nel 2013 in cambio della fornitura di motori e componenti elettroniche, che poi ha però ridotto al 4,2%. Ricordiamo infine che nel luglio 2019 Investindustrial aveva presentato tramite Strategic European Investment Group, società veicolo che fa capo al fondo Investindustrial VI, un’offerta per incrementare del 3% la sua quota in Aston Martin, pagando 10 sterline per azione per 6,84 milioni di azioni, probabilmente per cercare di risollevare le quotazioni dell’azienda (si veda altro articolo di BeBeez).

Tags: Aston MartinAston Martin Lagondaaumento di capitaleBorsaGran BretagnaInvestindustrialItaliaLondraLseprivate equityStrollUKYew Tree Consortiun
Schede e News settore/i: Automotive

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