Credem Private Equity sgr ha chiuso a inizio anno la raccolta dei suoi due nuovi fondi chiusi alternativi di private equity, di cui uno riservato e l’altro non riservato, quindi dedicato agli investitori retail, che nel complesso hanno raggiunto i 100 milioni di euro di sottoscrizioni. Partiranno a breve, quindi, i primi investimenti del fondo Credem Venture Capital II (non riservato) e del fondo Elite (riservato), per i quali si è chiusa a gennaio la raccolta, rispettivamente, a quota 25,85 milioni e 72,8 milioni di euro (si veda qui il bilancio 2018 dell’sgr).
Lo hanno annunciato ieri Paolo Magnani, coordinatore dell’area wealth management di Credem, Gianmarco Zanetti, direttore generale di Euromobiliare Advisory sim, e Andrea Dolsa, direttore investimenti di Euromobiliare Asset Management sgr, nell’ambito della presentazione della strategia su cui si baserà lo sviluppo dell’area wealth management del gruppo Credem nel 2019.
Proprio a supporto della strategia di espansione nel private market, l’area di wealth management del gruppo si è dotata di una struttura, appunto, di private market e illiquid asset, che ricomprende Credem Private Equity sgr. “Entro fine anno collocheremo un fondo di private debt“, ha spiegato Magnani,” mentre tra giugno e luglio ne arriverà uno dedicato ai non performing loan“.
“Per il 2019 puntiamo a una raccolta netta di 2 miliardi di euro”, ha concluso Magnani, “di cui 150-200 milioni nel private market“.
Tornando ai due fondi appena lanciati, effettueranno inizialmente coinvestimenti in tandem tra loro. Entrambi condurranno investimenti di maggioranza o di minoranza, anche in coinvestimento con altri operatori, in pmi quotate o non quotate, con l’obiettivo di svilupparne le potenzialità su un orizzonte temporale di medio-lungo termine. Gli investimenti saranno prevalentemente indirizzati verso imprese del settore industriale e dei servizi. In subordine, verranno valutati investimenti in aziende in temporanea difficoltà finanziaria, che presentano concrete possibilità di rilancio con l’aiuto di un nuovo gruppo manageriale e con il supporto di un valido intervento imprenditoriale e finanziario. Il fondo potrà anche investire sino a un massimo del 5% del totale in imprese in fase di start up o di early stage.
Entrambi i fondi avranno anche la possibilità di erogare prestiti alle medesime aziende partecipate e sottoscrivere strumenti per il finanziamento delle partecipate, come prestiti obbligazionari convertibili o prestiti mezzanini. Inoltre i fondi potranno investire in azioni, quote, strumenti finanziari partecipativi, strumenti di debito, anche subordinato, strumenti di debito equity linked, quote di altri fondi, italiani o esteri, opzioni su titoli, titoli convertibili in azioni, equity swap, e altri derivati nonché crediti e titoli rappresentativi di crediti.