A un mese e mezzo dalla scomparsa del fondatore, Bernardo Caprotti (si veda altro articolo di BeBeez), per il futuro di Esselunga si potrebbe profilare una soluzione italiana in tutto o in parte. Lo scrive MF-Milano Finanza in edicola da sabato 19 novembre, che sottolinea che, se da un lato Andrea Bonomi con Investindustrial ha già sondato diversi operatori internazionali per creare una cordata con un’anima appunto italiana, ora in pista c’è anche Cassa Depositi e Prestiti.
Claudio Costamagna avrebbe infatti avviato un’azione di moral suasion nei confronti della famiglia Caprotti. Guido Rivolta, amministratore delegato di Cdp Equity, e Maurizio Tamagnini, che guiderà il nuovo Fondo Strategico Italiano non appena l’sgr avrà l’ok di Banca d’Italia (si veda altro articolo di BeBeez), avrebbero infatti incontrato i due rami della famiglia per valutare un articolato progetto. L’idea degli uomini della Cdp sarebbe quella di quotare Esselunga a Piazza Affari, costituendo un nocciolo duro di soci che oltre ai Caprotti includa la stessa Cdp e un altro alleato, magari un gruppo industriale italiano dell’alimentare o della gdo, sulle orme della newco creata con Leonardo Del Vecchio e il gruppo Arvedi per Ilva. In tal senso i liquidi Benetton si sarebbero però già defilati.
Pronti all’operazione restano poi anche i grandi fondi internazionali che prima della morte di caprotti avevano depositato all’advisor Citi le loro offerte e cioé Cvc, Blackstone e BC Partners. Esselunga conta 153 store, 22 mila dipendenti e un fatturato 2015 di 7,3 miliardi di euro per 291 milioni di utile (si veda qui l’analisi di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).