
Saranno mesi caldi i primi del 2022 per Fedrigoni, quando verrà definito il nuovo piano industriale del gruppo, sulla base dei dati di chiusura del 2021 e sulla base dei quali Bain Capital, che controlla il gruppo leader internazionale delle carte speciali dal 2017, intavolerà la strategia per il disinvestimento. Il Sole 24 Ore riferiva, infatti, nei giorni scorsi di un possibile processo dual track in partenza l’anno prossimo e quindi ipotesi di ipo o in alternativa vendita a un altro fondo o a un soggetto industriale.
Bain Capital controlla Fedrigoni dal dicembre 2017 quando aveva rilevato il 90% del capitale Fedrigoni per 650 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Da allora il gruppo ha condotto ben cinque acquisizioni. L’ultima, annunciata lo scorso agosto, riguarda l’acquisto del 70% di una newco che produrrà soluzioni in cellulosa termoformata e che è uno spin-off del business di Tecnoform dedicato allo sviluppo di prodotti innovativi per il packaging, in grado di sostituire la plastica con la cellulosa termoformata (si veda altro articolo di BeBeez). In precedenza, Fedrigoni aveva comprato anche l’americana Acucote, l’italiana Ritrama, la messicana Industria Papera Venus (IP Venus) e l’italiana Cordenons.
Sempre Fedrigoni aveva poi, lo scorso aprile, ceduto la divisione security (cioè il business degli elementi di sicurezza per banconote e documenti d’identità) all’inglese Portals. Il gruppo, attivo dal 1888 nella produzione di carte speciali, oggi conta oltre 4 mila dipendenti tra Italia e sedi estere e 25 mila prodotti, distribuiti in 132 Paesi.
Nel frattempo, comunque, a oggi i dati sono tutti in netta crescita rispetto al 2020. Il gruppo ha infatti chiuso i 9 mesi a fine settembre con un ebitda rettificato consolidato di 154,5 milioni (+32,9% rispetto allo stesso periodo del 2020), dopo ricavi per 1,155 miliardi (+18,5%), mentre il debito finanziario netto è ammontato a 613,3 milioni (si veda qui la presentazione agli investitori dei risultati dei 9 mesi).
Fedrigoni aveva chiuso il 2020 con un fatturato di 1,3 miliardi di euro, contro 1,14 miliardi nel 2019 (quest’ultima cifra non tiene conto di Ritrama, all’epoca ancora non formalmente acquisita) e un ebitda rettificato di 166,4 milioni contro 154,1 milioni. Il debito finanziario netto (consolidando Ritrama) a fine 2020 ammontava a 626,6 milioni contro i 727 dell’anno precedente (si veda altro articolo di BeBeez e qui la presentazione agli investitori).
Sul fronte del debito ricordiamo che Bain Capital nell’aprile 2018 aveva rifinanziato l’acquisition loan per l’acquisto di Fedrigoni con un bond da 455 milioni di euro a sei anni, che paga un tasso variabile corrispondente a 425 punti base sull’Euribor 3 mesi (si veda altro articolo di BeBeez). Quello stesso bond era stato poi riaperto nel luglio 2018 per 125 milioni, a un tasso di 412,5 punti base sull’Euribor 3 mesi, per finanziare l’acquisto di Cordenons (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel 2020 il gruppo ha poi collocato un altro bond, da 225 milioni di euro sempre a sei anni, anche stavolta a uno spread di 412,5 punti base sull’Euribor 3 mesi, per rifinanziare il bridge loan a supporto dell’acquisto di Ritrama (si veda altro articolo di BeBeez).