Il Gruppo Fedrigoni, operatore globale di riferimento nella produzione di carte speciali ad alto valore aggiunto per packaging, editoria e grafica, controllato da Bain Capital e BC Partners, ha siglato una partnership industriale con un produttore di carte traslucide a Quzhou, nella provincia cinese di Zhejiang e ha acquisito il Centro di Ricerca e Sviluppo di Grenoble, Francia (si veda qui il comunicato stampa). Entrambe le realtà erano precedentemente parte del Gruppo Arjowiggins, che ha presentato istanza in tribunale lo scorso 22 settembre, quando le 10 filiali britanniche del gruppo francese sono state poste in amministrazione controllata.
Nell’ambito della prima partnership, la società attiva nel packaging di lusso e in altre applicazioni creative, di etichette premium e materiali autoadesivi ha concesso un prestito al veicolo costituito da due ex dirigenti di Arjowiggins per l’acquisizione, in cambio di un’opzione di acquisto che dà a Fedrigoni la possibilità di rilevare l’azienda nel lungo termine.
Il produttore di carte speciale a Quzhou è un attore di riferimento a livello mondiale nella realizzazione e distribuzione di carte traslucide (vendute con i marchi Gateway, Idem e Sylvicta) per applicazioni quali design industriale, soluzioni grafiche, elettronica di consumo, packaging per prodotti alimentari e di lusso. Fedrigoni rafforza così la sua presenza nel mercato asiatico, dove il gruppo ha già un’ampia rete di distribuzione in Cina, Hong Kong, Filippine, Indonesia e Bangladesh, 11 magazzini e un impianto produttivo di materiali autoadesivi a Hefei. Oggi lo stabilimento produttivo di Quzhou conta 130 dipendenti e produce ogni anno circa 7.000 tonnellate di carte traslucide. Oltre a rafforzarne la presenza geografica in Asia, quest’operazione porterà Fedrigoni ad ampliare ulteriormente il portafoglio prodotti nel segmento delle carte traslucide, che hanno il potenziale di sostituire sempre più la plastica negli imballaggi con una soluzione monomateriale completamente riciclabile grazie al (premiato) brand Sylvicta. L’innovazione di prodotto legata alla transizione dalla plastica alla carta è una delle maggiori aree di investimento per Fedrigoni e un pilastro fondamentale della sua strategia ESG e della roadmap verso il 2030.
Il secondo accordo di acquisizione invece consentirà a Fedrigoni di accelerare la propria roadmap di innovazione di prodotto nel campo dell’RFID, del printed electronics e della ricerca avanzata su supporti di carta. L’acquisizione del Centro di Ricerca e Sviluppo dedicato di Grenoble, inclusi i dipendenti, i macchinari, i brevetti e i brand incluso il marchio Powercoat, accelererà, invece, le capacità di Fedrigoni nel testare e prototipare soluzioni RFID, di printed electronics e di ricerca avanzata su supporti a base carta. Gli ambiti di applicazioni sono innumerevoli sia nel mercato delle etichette autoadesive che in quello del packaging di lusso: dalle soluzioni per tutelare i marchi dalla contraffazione, alla tracciabilità dei prodotti e delle merci anche a fini di sostenibilità (ad esempio, per il monitoraggio delle emissioni di CO2 legate ai trasporti), fino alla capacità di offrire ai consumatori un’esperienza esclusiva e personalizzata con il prodotto e il packaging attraverso interazioni digitali. Grazie a questa operazione Fedrigoni rafforzerà inoltre la propria capacità di innovazione nel campo dei materiali a base cellulosica, beneficiando delle relazioni con l’ecosistema esistente, in particolare nell’area di Grenoble, con realtà quali l’International Paper Engineering School Grenoble INP – PAGORA e il Pulp and Paper Research & Technical Centre (CTP).
Fedrigoni, nonostante la situazione di instabilità mondiale e di volatilità geopolitica, continua, dunque, il suo percorso di espansione strategica per consolidare la posizione di player globale nelle carte speciali dopo le recenti acquisizioni di Guarro Casas in Spagna (già parte del Gruppo Arjowiggins) e di Papeterie Zuber Rieder in Francia e dopo la partnership con Mohawk negli Stati Uniti a settembre 2022 (si veda il comunicato stampa).
Lo scorso luglio, invece, Fedrigoni aveva comprato Unifol, player globale con sede a Istanbul e unico produttore di autoadesivi in PVC in Turchia. A fine marzo era stata la volta della francese Tageos, azienda leader a livello mondiale nel segmento delle cosiddette etichette intelligenti e quindi nella progettazione e produzione di inlays (inserti) e tag RFID. In precedenza il gruppo aveva comprato la spagnola Divipa, che sviluppa, produce e distribuisce ateriali autoadesivi; il centro di taglio e distribuzione i prodotti autoadesivi messicano Rimark; il 70% di una newco che è uno spin-off del business di Tecnoform dedicato allo sviluppo di prodotti innovativi per il packaging, in grado di sostituire la plastica con la cellulosa termoformata; l’americana Acucote, l’italiana Ritrama, la messicana Industria Papera Venus (IP Venus) e l’italiana Cordenons. Nell’aprile 2021, per contro, Fedrigoni aveva ceduto la divisione security (cioè il business degli elementi di sicurezza per banconote e documenti d’identità) all’inglese Portals.
Tutte queste operazioni sono state condotte da Fedrigoni da quando, nel dicembre 2017, Bain Capital ne ha rilevato il 90%, per 650 milioni di euro, si veda altro articolo di BeBeez). Ricordiamo che poi lo scorso luglio nel capitale di Fedrigoni è entrato anche BC Partners con il 50%, insieme al coinvestitore di minoranza Canson Capital, che si sono affiancati a Bain Capital, sino a quel momento azionista di riferimento al 90% con il suo fondo IV, il quale a luglio è uscito per avvicendarsi con il fondo XI, che ha reinvestito per una quota analoga, (in un’operazione cosiddetta GP-Led), mentre la famiglia Fedrigoni, prima al 10%, ha reinvestito per una minoranza insieme al management (si veda qui altro articolo di BeBeez). Il tutto in un deal che ha valutato il gruppo cartario 3 miliardi di euro e con il supporto di un finanziamento ponte da 1,18 miliardi messo a disposizione da Goldman Sachs, BPER, Intesa Sanpaolo, Morgan Stanley, Nomura, Banco Santander e Unicredit. Lo scorso ottobre BC Partners e Bain Capital hanno poi rifinanziato il bridge-loan con due bond per 1,025 miliardi di euro e una linea revolving da 150 milioni per un totale di 1,175 miliardi (si veda qui altro articolo di BeBeez). Nel dettaglio, la nuova operazione comprende 725 milioni di bond senior secured a tasso variabile e 300 milioni di euro di bond senior secured a tasso fisso emessi da Fiber Bidco spa, la società controllante di Fedrigoni, oltre appunto 150 milioni di revolving credit facility erogata da Nomura, che nell’operazione di co-investimento precedentemente annunciata aveva agito in qualità di lead financial advisor ed è stata joint bookrunner nel rifinanziamento.
Nata nel 1888, Fedrigoni conta oggi oltre 4.500 dipendenti in 27 paesi e 25.000 prodotti, vende e distribuisce in 132 Paesi e, anche grazie alle recenti acquisizioni, ha guadagnato la posizione di primo player globale nelle etichette per i vini e nelle carte speciali per il packaging di lusso e di terzo player nei materiali autoadesivi premium. Fanno parte della divisione Paper: Cordenons, lo storico marchio Fabriano e Guarro Casas; e della divisione Self-Adhesives: Arconvert, Manter, Ritrama, IP Venus, Acucote e Rimark, Divipa, Tageos e Unifol. Fa parte del Gruppo anche il distributore americano GPA.
Nel 2021 Fedrigoni ha chiuso il bilancio con ricavi in aumento del 21% a 1,6 miliardi di euro rispetto ai 1,32 miliardi del 2020, con il fatturato che è cresciuto in entrambi i segmenti della carta speciale e FSA (Fedrigoni Self-Adhesive), e soprattutto con un ebitda rettificato che è balzato del 29%, passando da 166,4 milioni a 214,8 milioni, ma che pro-forma, considerando le ultime acquisizioni, arriva a 221 milioni. Quanto al debito finanziario netto, a fine 2021 era di 577,7 milioni, in calo dei 602,2 milioni del 2020, mentre il debito finanziario netto pro-forma è di 592,6 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo infine che con due bond per un totale di 1,025 miliardi di euro e una linea revolving da 150 milioni, i fondi BC Partners e Bain Capital hanno rifinanziato l’operazione di buyout annunciata lo scorso luglio e che ha visto l’ingresso nel capitale di Fedrigoni da parte di BC Partners con il 50%, insieme al coinvestitore di minoranza Canson Capital, accanto a Bain Capital, sino a quel momento azionista di riferimento al 90%, che ha reinvestito per una quota analoga, ma con un nuovo fondo rispetto a quello con il quale era attualmente investito, mentre la famiglia Fedrigoni, prima al 10%, ha reinvestito per una minoranza insieme al management (si veda qui altro articolo di BeBeez). Il tutto in un deal che aveva valutato il gruppo cartario 3 miliardi di euro e con il supporto di un finanziamento ponte da 1,18 miliardi messo a disposizione da Goldman Sachs, BPER, Intesa Sanpaolo, Morgan Stanley, Nomura, Banco Santander e Unicredit e che già si diceva sarebbe stato rifinanziato con emissione di bond (si veda altro articolo di BeBeez).