Il fondo FSI Mid-Market Growth Equity debutta nel settore fashion ed entra nel capitale di Missoni spa con il 41,2%, con la famiglia Missoni che manterrà il controllo dell’azienda con il 58,8% (scarica qui il comunicato stampa). L’operazione è stata annunciata venerdì 15 giugno a sorpresa dopo sei mesi di lavoro da parte del FSI, che la famiglia Missoni ha preferito avere come socio invece dei tanti fondi esteri che pure avevano bussato alla porta del gruppo.
L’operazione avverrà prevalentemente attraverso un aumento di capitale, con FSI che investirà circa 70 milioni di euro, e non prevede il ricorso a indebitamento finanziario. Tutta la nuova finanza andrà quindi a supportare il piano di crescita del gruppo, che si focalizzerà su un’ulteriore espansione internazionale, sull’allargamento dell’offerta di prodotto e su un significativo sviluppo del canale retail, quindi con l’apertura di nuovi negozi nei mercati chiave. Non solo. Il fondo affiancherà anche la terza generazione della famiglia nel pianificare il percorso di carriera all’interno del gruppo.
Fondata nel 1953 a Gallarate (Varese) da Ottavio e Rosita Missoni, la società ha oggi sede a Sumirago (Varese), impiega circa 300 dipendenti e fattura circa 150 milioni di euro, di cui 120 dai brand Missoni e M Missoni e il resto dalla linea home, e con un ebitda attorno al 10%, ma che grazie alla nuova finanza a supporto dei progetti di espansione, potrà rapidamente salire.
Missoni è oggi uno tra i brand indipendenti italiani più noti e riconoscibili. “Abbiamo investito in Missoni perché crediamo sia una straordinaria opportunità per accompagnare un marchio del lusso e dell’esclusività italiana alla leadership globale” , ha commentato a BeBeez Maurizio Tamagnini, amministratore delegato di FSI, che ha sottolineato che un sondaggio commissionato al colosso mondiale delle ricerche di mercato Kantar, ha dimostrato che Missoni, pur fatturando meno di 10 milioni di euro sia negli Usa sia in Asia, ha un tasso di notorietà attorno al 60%. In sostanza, ce n’è abbastanza per tentare di replicare l’esperienza di Valentino, che ai tempi dell’ingresso di Marzotto nel 2002 aveva dimensioni analoghe a quelle di Missoni oggi e che poi ha rapidamente scalato, anche grazie al successivo ingresso nel capitale da parte di Permira nel 2007.
L’accenno a Valentino non è un caso, perché proprio da Valentino vengono i due manager che si divideranno la guida del gruppo Missoni. Si tratta di Michele Norsa, industrial partner di FSI, che ricoprirà la carica di vicepresidente, e che in Valentino aveva ricoperto la carica di direttore generale tra il 2002 e il 2005. L’altro manager è invece Emilio Carbonera Giani, già attualmente direttore generale del gruppo Missoni, e che in Valentino è stato vice direttore generale dal 2005 al 2007. Norsa e Carbonera Giani siederanno nel nuovo consiglio di amministrazione della società, composto da sette membri, che includerà anche tre componenti della famiglia, con Angela Missoni in qualità di presidente, e Luca e Giacomo Missoni, consiglieri. Entreranno in Cda anche Barnaba Ravanne (chief investment officer di FSI) e Luca Arnaboldi (managing partner dello studio legale Carnelutti). Rosita Missoni resterà invece presidente onorario della società.
Hanno assistito nell’operazione: Rothschild (advisor finanziario), LTP (advisor industriale), EY (advisor contabile); Carnelutti Studio Legale Associato e Studio Legale BonelliErede, advisor legali rispettivamente di Missoni e di FSI; Studio Castelli Professionisti Associati e Studio Biscozzi Nobili, advisor fiscali rispettivamente di Missoni e di FSI.