Si è aperto nei giorni scorsi un vero e proprio vaso di Pandora a proposito di partecipazioni cinesi in aziende italiane considerate strategiche, che non sono state autorizzate dal governo italiano, con buona pace della normativa sul Golden power.
Senza fare nomi, infatti, lo scorso 2 settembre la Guardia di Finanza di Pordenone ha diffuso un comunicato stampa in cui annunciava che “all’esito di indagini condotte dalla Guardia di Finanza sono sei le persone (tre di nazionalità italiana e tre di nazionalità cinese) denunciate alla Procura della Repubblica di Pordenone (Sostituto Procuratore Carmelo Barbaro). Alle predette, tutti membri del management di società di diritto italiano e cinese, sono stati contestati, per la parte di rispettiva competenza, reati connessi alla Legge n. 185/1990 (disciplinante la movimentazione di materiali di armamento)”.
Poco ci è voluto perché si sapesse che le indagini, il cui nome in codice è “Operazione legal fly”, riguardano Alpi Aviation srl, società di San Quirino che produce e progetta ultraleggeri e droni ed è fornitrice del Ministero della Difesa (si veda qui Reuters).
La società è partecipata da Moreno Stinat (16,5%) e Corrado Rusalen (8,5%) e dal 2018 controllata al 75% da Mars Information Technology, società con sede a Hong Kong, che fa capo alle cinesi China Corporate United Investment Holding (CCUI) e CRRC Capital Holding, che a loro volta fanno capo al Management Committee of Wuxi Liyuan Economic Development Zone, società a capitale pubblico della “Silicon Valley” cinese di Wuxi, e alla SASAC (State-owned Assets Supervision and Administration Commission of the State Council), la Commissione per la supervisione e l’amministrazione dei beni di proprietà dello Stato cinese.
CRRC Capital Holding controlla in particolare CRRC, con sede a Pechino, un colosso nel settore ferroviario, ma attivo anche nella costruzione di autostrade, binari urbani, progetti di conservazione dell’acqua e di energia idroelettrica, edifici, progetti comunali, ponti, tunnel, aeroporti e porti marittimi. Il gruppo si occupa anche di sviluppo immobiliare, logistica e commercio di materiali ed è quotato a Shangai e Hong Kong dal 2015, con una capitalizzazione di 177 miliardi di yuan, equivalente a circa 26,5 miliardi di dollari. CRRC ha a sua volta una partecipazione in CCUI.
Sul sito della CCUI si legge che la “CCUI è stata cofondata da un gruppo di imprese di proprietà dei governi locali e di imprese private, come appunto CRRC, ma anche Shanghal Lingang Group, Shanghai New Worid Group, Guizhou Zhongyun Company, Jiangsu Bosideng Group”. La cosa interessante è che nella presentazione della società si parla molto di Italia e si legge infatti che CCUI “ha iniziato a operare portando il China corporate pavilion all’EXPO 2015 di Milano. CCUI ha aperto strategicamente un ufficio in Italia e ha cooperato con le principali imprese di investimento di Stati Uniti, Regno Unito, Giappone e Repubblica Ceca e di altri paesi per creare collegamenti strategici. In tale circostanza, la CCUI è autorizzata a offrire il suo pieno potenziale in modo ampio, ad esempio, l’integrazione delle risorse, il funzionamento completo attraverso idee di investimento innovative, modelli di business, combinazione di mezzi finanziari e industriali, servendo le imprese in crescita e promuovendo l’aggiornamento industriale e la trasformazione economica”. Per fare tutto questo, la CCUI è strutturata come un fondo di investimento industriale a più livelli, secondo “un modello che include una banca di investimento e una società di investimento quotata”. In particolare, si legge ancora, “le strategie di CCUI possono non solo offrire capitale azionario, finanziamenti, finanza mezzanina e molti altri strumenti di capitale per le imprese, ma anche favorire fusioni e acquisizioni a livello domestico e cross-border, scorpori aziendali, quotazioni diversificazioni e un ampio range di servizi finanziari e industriali”.
E a proposito dell’ufficio in Italia, in realtà si tratta di più, perché CCUI ha aperto nel 2017 una società, la China Corporate United Investment Europe srl o CCUI (Europe) srl con sede a Roma, con l’obiettivo “di utilizzare appieno i marchi e le risorse della Fondazione Italia-CIna“. Inoltre, sempre attraverso CCUI (Europe) il governo cinese può “scoprire i progetti più meritevoli di investimento, raccogliere ed espandere risorse internazionali”.
Proprio all’interno di questo mandato, dunque, nel 2017 CCUI (Europe) ha iniziato lo scouting di aziende italiane per effettuare acquisizioni. Quello scouting ha portato appunto all’acquisizione della quota in Alpi Aviation e ora il governo italiano vuole verificare se l’operazione, che risale a metà 2018, dovesse essere preventivamente notificata a Palazzo Chigi in base al cosiddetto Golden power. Già infatti prima dell’introduzione lo scorso anno di norme più stringenti in tema di partecipazioni extra europee sulle aziende italiane, in risposta ai rischi di svendita a seguito delle crisi portate dal lockdown conseguenza della pandemia, la normativa italiana prevedeva che il governo potesse bloccare gli investimenti di gruppi extra europei in società di interesse strategico nazionale (quali difesa, energia e telecomunicazioni).
Da parte loro, gli avvocati di Alpi Aviation, Bruno e Antonio Malattia, negano “con fermezza” che nella condotta della società si debbano ravvisare violazioni delle norme a tutela del golden power e alla legislazione che regolamenta il trasferimento di informazioni strategiche o di tecnologia al di fuori del territorio nazionale. La vicenda, quindi, è piuttosto intricata e si attendono ulteriori sviluppi.
Peraltro, sempre l’attività di scouting del 2017 condotta da CCUI (Europe) aveva riguardato anche altre aziende italiane strategiche, senza però che poi si sia concretizzato alcun deal. Emerge dalla Relazione al bilancio 2017, l’ultimo disponibile, in cui si legge che nel corso dell’anno “la CCUI ha operato attraverso il suo staff per l’individuazione di diverse opportunità d’investimento nei settori indicati dalla controllante e dai diversi soci della controllante presenti in Cina ed interessati a fare investimenti nel mercato italiano. In particolare la società ha sostenuto tutti i costi di viaggio e di advisoring nonché di assistenza alle varie fasi negoziali per la valutazione del gruppo Gree Holding spa, azienda operante nel settore del trattamento rifiuti e generazione di energia da rifiuti , per la Alpiaviation srl, operante nel settore della produzione di velivoli superleggeri ed elicotteri, e del gruppo Almaviva operante nel settore IT. Altre attività di scouting sono state svolte per l’individuazione di opportunità nel settore, editorial, alberghiero, immobiliare residenziale e ricettivo”.
Green holding (dal 2019 ribattezzata Greenthesis spa) è quotata a Piazza Affari, con sede a Segrate e attiva nel settore del trattamento rifiuti e generazione di energia da rifiuti; mentre il Gruppo Almaviva, multinazionale da 45mila dipendenti e sede a Roma, fornitore della Pubblica amministrazione, è nota per i servizi di call center ma specializzata soprattutto su cybersecurity e servizi digitali.
La nota interessante è che Alpi Aviation, che ha fatto scoppiare il caso, è davvero una piccola società, che ha chiuso il bilancio 2020 con 4,6 milioni di euro di ricavi, un ebitda negativo per 455 mila euro e un debito finanziario netto di 1,3 milioni, a fronte di un patrimonio netto di 3,5 milioni (si veda qui l’analisi Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
Ricordiamo che, senza che vi fossero indagini della GdF, a fine marzo il governo italiano aveva bloccato un’operazione simile sul capitale di LPE spa, azienda di Baranzate (Milano) attiva nel settore dei semiconduttori (sviluppo di reattori epitassiali), un po’ più grande di Alpi Aviation, ma comunque sempre una pmi, visti i suoi 27,9 milioni di euro di ricavi nel 2020. In quell’occasione il governo aveva infatti utilizzato per la prima volta i poteri speciali per bloccare un’acquisizione straniera di un’azienda italiana, impedendo alla Shenzhen Investment Holdings Co di acquisire il 70% del capitale di LPE.
Fondata nell’ottobre 2004, Shenzhen Investment Holdings è una piattaforma di investimento governativa cinese, specializzata in finanza sci-tech, parchi industriali scientifici e tecnologici e industrie di servizi emergenti e di fascia alta. La piattaforma serve da ponte tra il governo e il mercato e contribuisce alla missione di Shenzhen di diventare una metropoli moderna e innovativa.