Mentre Ettore Riello è impegnato nella rinegoziazione dei 340 milioni di euro di debito con le banche che nel 2006 lo avevano finanziato per ricomprarsi la quota del 50% dell’azienda dal fondo Carlyle, il patron del leader nazionale nelle caldaie e bruciatori a uso industriale con i marchi Riello, Beretta, Thermital e Vokera. si sta anche muovendo per trovare alleati finanziari che gli evitino di finire tra i gruppi che saranno apportati al veicolo dedicato alle ristrutturazioni nato dall’accordo tra Intesa Sanpaolo, Unicredit, il fondo americano Kkr e gli specialisti delle ristrutturazioni di Alvarez&Marsal (si veda altro articolo di BeBeez). Lo ha scritto nei giorni scorsi Il Sole 24 Ore,
Se infatti da un lato il problema del debito va risolto, perché la maggior parte delle linee scade quest’anno e Riello non ha i capitali per rimborsarlo, dall’altro lato Ettore Riello non vuole cedere il controllo della società che possiede insieme alle sorelle. Sul primo fronte, già a inizio anno sono iniziate le discussioni con le banche.
Il mercato in questi anni è stato difficile per il gruppo Riello, che comunque è riuscito a mantenere il fatturato attorno ai 500 milioni e l’ebitda a 59 milioni soprattutto grazie al fatto che nel frattempo è stata aumentata la quota di export, sino a lasciare al solo 38% il peso dei ricavi in Italia. Nel frattempo è stato nominato amministratore delegato un manager esterno, Umberto Ferretti, che ha lasciato il gruppo Watson, colosso Usa della rubinetteria per la termomeccanica.
Il Corriere della Sera riferiva lo scorso gennaio che Riello punta ad allungare abbassare il costo del credito e ad allungare le scadenze di cinque anni per metterle in linea con quelle del nuovo piano industriale scritto con il supporto di PwC, mentre per la trattativa con le banche sono stati ingaggiati l’advisor finanziario Lazard, lostudio Zulli Tabanelli e gli avvocati Carlo Pavesi e Stefano Campoccia.
Da parte loro le banche finanziatrici, tra cui Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco popolare, Bpm, Veneto Banca e BnpParibas, sono affiancate dai legali di Dla Piper. Non solo. Riello avrebbe anche chiesto alle banche la sottoscrizione di un prestito convertendo da 35 milioni a 5 anni, che Riello intederebbe però ricomprarsi in più tappe.
Ma visto che nel frattempo Intesa Sanpaolo e Unicredit vogliono eliminare il problema alla radice e far trattare a Kkr tutta la faccenda, Riello ha deciso di trovare una strada alternativa e sondare appunto la disponibilità di nuovi investitori per una quota di minoranza o per un finanziamento ibrido. I nomi che circolano tra quelli ai quali il dossier è stato sottoposto ci sono gli statunitensi Apollo Management, Elliott Management (quest’ultimo in cordata con il londinese Blue Sky) e Kps Capital Partners e il fondo svedese Triton.
Nei giorni scorsi Mergermarket ha riproposto la tesi che ci sarebbe l’interesse dell’italiana Ariston Thermo e di gruppi industriali esteri come l’anglo-olandese Bdr Thermea a rilevare il gruppo Riello, ma questa ipotesi al momento sembra lontana, perché in questo caso Ettore Riello dovrebbe cedere il controllo.