Uno dei pochi mercati che potrebbe registrare un effetto positivo del contagio da coronavirus è il mercato secondario dei fondi di investimento alternativi. Saranno in molti, infatti, gli asset manager che riallocheranno le esposizioni dei loro portafogli, molto più di quanto non abbiano fatto sinora. Contemporaneamente si potranno anche vedere investitori che saranno stati messi in difficoltà dall’aggravarsi della situazione economico-finanziaria e che quindi saranno costretti a liquidare le proprie posizioni.
Ha spiegato a BeBeez, Julien Gervaz, ceo di Palico, nota piattaforma fintech dedicata al trading di quote di fondi di private equity sul secondario: “Una volta chi vendeva quote di fondi alternativi era soprattutto spinto da situazioni di difficoltà per cui non poteva più sostenere l’impegno futuro man mano che il fondo chiamava capitali. E ovviamente quelle posizioni erano vendute a forte sconto. Invece negli ultimi tempi la maggior parte dei venditori mette le sue posizioni sul mercato semplicemente perché sta modificando la sua asset allocation e i prezzi, quindi, sono alla pari, ma a volte anche a premio”.
Uno studio condotto da Palico a fine dicembre 2019 ha calcolato che nei sei mesi precedenti i prezzi spuntati per 43 fondi alternativi di varie strategie trattati in piattaforma sono stati in media del 101% del net asset value (NAV), cioé tre punti percentuali in più di quanto si era visto nei sei mesi terminati a fine ottobre 2019. Quanto alla mediana, si trova alla pari. Secondo Palico a mantenere alti i prezzi c’è un’intensa concorrenza tra investitori concentrati su un numero limitato di fondi.
Limitando l’osservazione ai soli fondi per i quali si è chiusa una transazione alla pari o a premio, il premio medio nei sei mesi considerati è stato del 7% sopra il NAV, un livello che è secondo soltanto all’8% di premio raggiunto nel secondo semestre 2018 e al di sopra sia del 5% di premio del primo semestre 2019 sia del 6% segnato nei sei mesi conclusi a fine settembre dello scorso anno.
Detto questo, il numero dei fondi che ha chiuso operazioni al di sopra del NAV nei mesi è soltanto il 53% del totale, in linea con il 52% calcolato a fine settembre, ma molto più basso del 64% segnato a fine giugno.
Vedremo ora cosa succederà. Ma quello che è chiaro è che il trading aumenterà. Su tutti i tipi di asset, dal private equity ai fondi di restructuring.
“Palico agisce in un segmento di mercato molto preciso, che non riguarda grandi transazioni, ma piuttosto quelle su ticket medi da 20 milioni di euro. Un mercato che altrimenti sarebbe assolutamente opaco”, ha detto ancora Gervaz, aggiungendo che “Palico non fa da market maker, ma è una piattaforma fintech che mette in contatto domanda e offerta e che funziona con un meccanismo di asta. Sono compratori e venditori che fanno il prezzo. Se poi vogliono appoggiarsi ai nostri analisti per una consulenza, questo è un altro servizio che facciamo. In ogni caso in genere riusciamo a collocare una quota di un fondo nel giro di 24 ore dalla richiesta e i nostri volumi stanno crescendo in maniera esponenziale. Oggi siamo attorno a 60 milioni di euro al mese”. E chi sono gli investitori registrati in piattaforma? “Ne abbiamo circa 3200. Ci sono anche molti italiani, che però mettono in genere in vendita quote di fondi paneuropei”.
Fondata nel 2012, ha detto ancora Gervaz, “la piattaforma negli ultimi due anni è cambiata in maniera importante, rifocalizzandosi appunto sul mercato secondario e rivolgendosi esclusivamente agli investitori istituzionali. Siamo cresciuti anche in termini di team, che è passato da 9 a 21 persone e la società è ora operativa dalle sedi di New York e Parigi, mentre aprirà presto anche a Londra” e proprio per continuare a crescere, ha anticipato il ceo di Palico, “entro fine anno annunceremo un round di finanziamento. Oggi i nostri investitori sono soprattutto professionisti che provengono dal mondo del private equty e che hanno investito personalmente, così come family office con esperienza di investimento in private equity. Per la maggior parte hanno base a Parigi, Nw York. Londra”.