Il Fondo Strategico Italiano e la sua controllata FSI Investimenti spa (partecipata al 23% da Kuwait Investment Authority) acquisiranno in aumento di capitale una quota di minoranza di Trevi Finanziaria Industriale spa, quotata a Piazza Affari e capogruppo del Gruppo Trevi, azienda leader mondiale nella produzione di macchinari e servizi per i settori delle fondazioni e dell’esplorazione petrolifera (scarica qui il comunicato stampa).
L’operazione avverrà nell’ambito di un aumento di capitale da 200 milioni deliberato ieri dal Consiglio di amministrazione di Trevifin. Al Fondo Strategico sarà trasferita una parte dei diritti di opzione spettanti agli azionisti Trevi Holding (holding della famiglia Trevisani con il 49% del capitale) e Davide Trevisani (presidente e amministratore delegato con l’1,78%) per la sottoscrizione delle nuove azioni. Il FSI investirà sino a un massimo di 101 milioni, di cui una parte quale corrispettivo per l’acquisto dei diritti d’opzione e il resto per l’esercizio dei diritti e la sottoscrizione delle azioni.
A loro volta, Trevi Holding e Trevisani utilizzeranno tutto quanto incassato dalla vendita dei diritti per sottoscrivere una quota di azioni Trevifin di nuova emissione. All’esito dell’operazione, nell’ipotesi di integrale sottoscrizione dell’aumento di capitale, FSI deterrà una partecipazione in Trevifin non inferiore al 15,8% del capitale sociale, mentre Trevi Holding e Trevisani saranno complessivamente azionisti per una quota massima del 34,8%. Il corrispettivo per l’acquisto dei diritti da parte di FSI sarà calcolato utilizzando un prezzo di sottoscrizione, inclusivo del costo di acquisto dei diritti di opzione, (c.d. TERP) determinato prendendo come riferimento il prezzo medio delle azioni Trevifin nei trenta giorni di Borsa precedenti la data del Cda di Trevifin che determinerà le condizioni, l’ammontare e i termini definitivi dell’aumento di capitale. Il prezzo medio di riferimento delle azioni utilizzato per il calcolo del TERP non potrà essere superiore a 6,30 euro.
Una volta portata a termine l’operazione, il FSI, Trevi Holding e Trevisani sottoscriveranno un patto parasociale contenente disposizioni relative alla governance dell’azienda. Se il patto si dovesse sciogliere per qualunque motivo, il FSI pagherà un cosiddetto «earn-out» a Trevi Holding e Trevisani nella forma di un quantitativo di azioni Trevifin variabile in base al rendimento conseguito dal FSI per l’operazione.
A supportare Trevi Holding e Trevisani nell’operazione sono stati Mittel Advisory sul piano finanziario e lo studio Lombardi Molinari Segni su quello legale. Advisor legale del Fondo Strategico è stato invece lo studio d’Urso, Gatti, Bianchi.
L’annuncio dell’ingresso del FSI nel capitale di Trevi arriva pochi giorni dopo dall’emissione di un minibond da 50 milioni di euro che è andato in quotazione sul mercato ExtraMot Pro (si veda altro articolo di BeBeez).
Il gruppo ha chiuso il 2013 con 1,276 miliardi di euro di ricavi consolidati (da 1,155 miliardi del 2012), un ebitda di 143,8 milioni (da 132,2 milioni) e un debito finanziario netto di 442,9 milioni (da 400,1). Con il suo intervento, il FSI punta a raddoppiare il fatturato del gruppo in 5 anni. Un obiettivo assolutamente raggiungibile, visto che il gruppo dal 2000 al 2013 ha visto crescere il fatturato in media dell’11,7% all’anno (nel 2000 era stato di 304 milioni).
Trevi e le sue controllata Solimec, Petreven e Drillimec progettano e realizzano tecnologie e servizi innovativi per qualsiasi opera di ingegneria del sottosuolo. Alla fine dello scorso marzo, il gruppo contava su un portafoglio lavori di circa 1.092 milioni di euro (+24,4% rispetto al 31 dicembre 2013);, del quale 769 milioni relativi alla Divisione Servizi di Fondazioni e Perforazioni e per 323 milioni relativi alla Divisione Metalmeccanica.
La produzione di macchinari da parte di Trevi avviena prevalentemente in Italia, mentre i ricavi del gruppo sono realizzati per oltre il 90% all’estero.. L’azienda acquista prodotti e servizi da fornitori italiani per circa 320 milioni di euro, garantendo un’occupazione complessiva di circa 2.500 persone a livello di indotto, a cui si aggiungono i 1.400 dipendenti italiani del gruppo e i circa 5.800 dipendenti nel resto del mondo. Tra gli ultimi lavori ai quali il gruppo sta lavorando, si segnalano per esempio il progetto di manutenzione straordinaria della diga di Wolf Creek in Kentucky (Usa); le attività di perforazione di pozzi petroliferi svolte in Cile, Venezuela, Perù, Argentina, Brasile e Colombia per conto principalmente delle compagnie petrolifere Petrobras, Repsol YPF, Chevron Texaco e PDVSA; la costruzione delle fondazioni speciali per le 17 stazioni del nuovo tratto di metropolitana di Copenaghen.