Via libera del Governo al matrimonio tra Rai Way ed EI Towers, società controllata con il 60% da F2i sgr e partecipata con il restante 40% da MFE-MediaForEurope, da cui nascerà un polo unico per il segnale televisivo in Italia del valore di oltre 2 miliardi di euro. Questo raggrupperà le antenne televisive della Rai-Radiotelevisione Italiana spa e quelle dell’ex Mediaset e resterà quotato a Piazza Affari. Lo scrive Reuters, spiegando che il Dpcm, già bollinato, è stato firmato il 22 maggio scorso dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e dai ministri Giancarlo Giorgetti (Economia e Finanze) e Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy), su delega del premier Giorgia Meloni, che consente al gruppo di Viale Mazzini di vendere una minoranza di Rai Way, di cui possiede possiede il 64,97% (si veda qui l’azionariato), purché mantenga almeno il 30% della sua controllata.
Il decreto, che va modificare il precedente decreto del governo Draghi del 17 febbraio 2022 (si veda qui il Dpcm di allora), prevede che, “ai fini della scelta delle modalità di alienazione, sono privilegiate, ove compatibili e nel rispetto del vigente quadro normativo di riferimento, le operazioni funzionali ad assicurare l’aggregazione tra soggetti del medesimo settore”, proprio come l’integrazione tra Rai Way e la rivale EI Towers, su cui alcuni advisor sarebbero già al lavoro, che secondo gli analisti potrebbe determinare importanti sinergie sui costi, con benefici fino a 400 milioni di euro. “L’ulteriore apertura al mercato di Rai Way determinerà una diminuzione della partecipazione di Rai spa tale, comunque, da assicurare attraverso il mantenimento in capo alla Rai di una partecipazione non inferiore al 30%”, si legge nel testo.
Il provvedimento dispone anche che, “in caso di operazioni straordinarie Rai spa mantiene una partecipazione nella società risultante dalle medesime operazioni tale da consentire la definizione di accordi di gestione e governance idonei a garantire i migliori standard di sicurezza e qualità per la diffusione dei contenuti del servizio pubblico radiotelevisivo. Al fine di garantire la massima diffusione dell’azionariato, è assicurato il mantenimento della quotazione delle azioni di Rai Way ovvero della società risultante dall’operazione”.
In Borsa la notizia della creazione di un campione nazionale nelle torri di trasmissione ha fatto chiudere il titolo Rai Way con un progresso del 3,27% a 5,05 euro rispetto a un mercato sostanzialmente stabile: più 0,07%.
Ricordiamo che la Rai a gennaio aveva dichiarato di voler raccogliere liquidità per finanziare il piano industriale 2024-2026, vendendo una quota del 15% in RaiWay. Nello stesso mese il fondo attivista tedesco Clearway Capital aveva rastrellato sul listino una quota non rilevante di azioni Rai Way proprio per spingerla a fondersi con EI Towers (si veda altro articolo di BeBeez).
L’obiettivo del piano industriale, che prevede la trasformazione digitale dell’azienda, “è quello di trasformare la Rai grazie a un programma di investimenti che prevede risorse incrementali pari a 225 milioni di euro. A favorire la realizzazione degli investimenti di trasformazione digitale delineati sarà la valorizzazione di una quota di partecipazione in Rai Way spa, garantendo al contempo il mantenimento in capo alla Rai della maggioranza del capitale sociale. La Rai rimane comunque interessata a valutare le prospettive di sviluppo industriale della controllata”.
Due settimane fa il gruppo di Viale Mazzini, presieduto da Marinella Soldi e guidato da Roberto Sergio, ha comunicato di voler emettere un bond fino a 300 milioni di euro al fine di garantire “un’adeguata struttura finanziaria a supporto delle iniziative del piano industriale” (si veda altro articolo di BeBeez).
Rai Way ha registrato nel primo trimestre ricavi per 68,9 milioni di euro, con una crescita pari all’1,5% (che eccede il contributo derivante dalle clausole di indicizzazione all’inflazione previste nella maggior parte dei contratti con i clienti), un miglioramento dell’adjusted ebitda del 5,3% a 46,8 milioni, un utile netto in aumento dell’1,4% a 23,8 milioni, mentre il tradizionalmente robusto flusso di cassa, pari a 32,6 milioni, ha consentito una riduzione dell’indebitamento netto a 90,6 milioni (si veda qui il comunicato stampa).