Dopo un primo tentativo di quotazione in Borsa avviato nel 2020 (si veda altro articolo di BeBeez), il percorso per Piazza Affari (anche se qualcuno vocifera la Borsa svizzera) potrebbe essere questa volta più spedito per LimaCorporate, il produttore di protesi ortopediche con sede a San Daniele del Friuli (UD), controllato dal dicembre 2015 dal fondo svedese EQT (si veda altro articolo di BeBeez) a seguito di un management buyout. Secondo quanto riportato da Reuters nei giorni scorsi, infatti, la società avrebbe nominato il pool di banche che agirà da global coordinator affidando un incarico a Morgan Stanley, Mediobanca, Goldman Sachs e BNP Paribas.
Contattata da BeBeez, LimaCorporate ha preferito non rilasciare commenti in merito alle indiscrezioni relative all’Ipo. Il dossier sarebbe ancora in fase di valutazione, anche se stavolta fonti riferiscono di un cauto ottimismo nell’ambiente societario intenzionato a riscattare il capitolo mancato che fu tentato nell’anno della pandemia, quando EQT aveva incaricato Morgan Stanley e Credit Suisse di ragionare su una possibile alternativa tra quotazione o vendita a un soggetto industriale.
Proprio il processo di vendita, che sembrava potesse a un certo punto prevalere, era stato poi messo in pausa da EQT lo scorso anno a causa di fattori macroeconomici e un interesse limitato degli offerenti (si veda altro articolo BeBeez). Decisione che ha coinciso con l’uscita dell’amministratore delegato Luigi Ferrari, storica presenza dell’azienda, che aveva reinvestito in una minoranza del capitale dopo la cessione nel dicembre 2015 a EQT da parte di Ardian, della famiglia Lualdi, di NB Reinassance e di MIR Capital.
Eppure, il momento sembrava propizio. LimaCorporate è attiva in un settore strettamente collegato agli ospedali e ai servizi sanitari: il progressivo calo della pressione sulle strutture ospedaliere post-pandemia aveva fatto riprendere gli interventi di chirurgia ortopedica nelle sale operatorie. Oltretutto nel 2020 il gruppo non aveva sofferto più di tanto le conseguenze della pandemia. LimaCorporate aveva infatti chiuso l’anno con un calo delle vendite rispetto al 2019 solo del 12,9% a 194 milioni di euro da 222,8 milioni a del 2019 e un ebitda rettificato di 51,6 milioni (-10,1% da 57,4 milioni), con un debito finanziario netto di 320,5 milioni da 309,7 milioni (si veda qui la presentazione agli obbligazionisti). In ogni caso nel 2021, le vendite si sono prontamente riprese, tanto da mettere a segno una crescita del 18,7% a 212,8 milioni (si veda qui la presentazione agli investitori), con un ebitda rettificato di 63 milioni 2021 e un debito netto consolidato pari a 323,6 milioni di euro. E il trend positivo è continuato nel 2022, con 248,5 milioni di euro di ricavi, un ebitda rettificato di 66,2 milioni e un debito finanziario netto di 320,9 milioni (si veda qui la presentazione agli investitori). Bene anche il primo trimestre 2023 (si veda qui l’interim financial report), nel quale LimaCorporate ha aumentato le vendite a 72,7 milioni di euro (+24,8% su base annua). Nello stesso periodo, l’ebitda rettificato ha raggiunto 21,4 milioni di euro (+23,8% rispetto a 14,8 milioni di euro di 1Q22). A fine trimestre di quest’anno, il debito finanziario netto è stato di 308,2 milioni di euro.
In un’intervista esclusiva rilasciata a BeBeez lo scorso anno, il direttore finanziario di LimaCorporate, Michele Marin, aveva parlato di ambizioni di crescita globali (a partire dagli USA) tramite acquisizioni e di possibili soluzioni di rifinanziamento dei bond emessi nel 2017 (si veda altro articolo di BeBeez) per rifinanziare il debito in gran parte costituito dalle linee di credito emesse da un pool di banche guidate da UniCredit e UBS a inizio 2016, a supporto del buyout da parte di EQT (si veda altro articolo di BeBeez).
Quanto a EQT, è l’operatore di private equity svedese sponsorizzato dalla famiglia Wallenberg, una delle più ricche e potenti famiglie di imprenditori svedesi con interessi che vanno da Saab a Ericcson, da Electrolux ad ABB. La famiglia Wallenberg possiede il 20% della società di gestione ed è uno dei principali investitori nei fondi gestiti dal private equity.
Tra gli ultimi investimenti di EQT ha fatto molto rumore l’acquisizione dello scorso maggio, attraverso il suo fondo Infrastructure VI, del 60% della rete di WInd Tre spa, sulla base di un enterprise value di 3,4 miliardi di euro, con il precedente proprietario CK Hutchison che continuerà a detenere il restante 40% (si veda altro articolo di BeBeez).
EQT è attivo nel private equity tramite il fondo VIII, che ha chiuso la raccolta a 10,75 miliardi di euro nel febbraio 2018 (si veda altro articolo di BeBeez). Nel settembre 2021, la società svedese si è quotata al Nasdaq di Stoccolma con un’ipo da 1,2 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez e qui il comunicato stampa). EQT ha aperto a Milano la sua sede italiana nel luglio 2019, con l’ufficio che fino all’aprile dello scorso anno era stato diretto da Federico Quitadamo (si veda altro articolo di BeBeez). Oggi il managing director di Eqt Italia è Francesco Malvezzi.
Sempre nell’estate 2019 il fondo ha ceduto la tedesca Charleston Holding a Kos, azienda del Gruppo Cir partecipata dal fondo F2i (si veda altro articolo di BeBeez), mentre nel marzo scorso ha comprato dal fondo Charme III, gestito da Charme Capital Partners (l’sgr guidata da Matteo Cordero di Montezemolo), il controllo della spagnola Igenomix, leader mondiale nel settore delle biotecnologie (si veda altro articolo di BeBeez).