«Se tutto andrà come speriamo, nel giro di quattro anni Lu-Ve si troverà con 130-140 milioni di euro da investire in crescita interna e nuove acquisizioni», ha detto ieri Giovanni Cavallini (già presidente e amministratore delegato di Interpump) a chiusura del suo intervento alla presentazione agli investitori del progetto di fusione tra la Spac Italian Stars of Italy (ISI) e il gruppo italiano leader in Europa nella produzione di impianti per la refrigerazione e il condizionamento, controllato dalle famiglie Liberali (74%) e Faggioli (26%) (si veda qui il comunicato stampa e la Presentazione al mercato).
Come noto, infatti, se la maggioranza dei soci di ISI darà il via libera all’operazione in occasione dell’assemblea il prossimo 28 aprile e se l’eventuale recesso, da esercitarsi entro il 19 maggio, sarà contenuto entro la percentuale massima del 30% dell capitale, allora si potrà procedere con l’operazione annunciata alla fine dello scorso gennaio (si veda altro articolo di BeBeez). Quest’ultima prevede, da un lato, che Lu-Ve acquisisca ISI, che verrà fusa in Lu-Ve, con i soci ISI che riceveranno in cambio azioni di nuova emissione di Lu-Ve, e che, contestualmente, dall’altro lato le azioni e i warrant Lu-Ve siano ammessi in quotazione all’Aim con l’obiettivo di migrare poi a breve sull’Mta.
Nella migliore delle ipotesi, quindi, cioé nel caso di nessun recesso, in azienda arriveranno tutti i 50 milioni di euro raccolti dalla Spac in occasione della quotazione nel luglio 2013, che andranno quindi ad azzerare la posizione finanziaria netta che a fine 2014 era appunto negativa per 50,5 milioni di euro, in aumento dai 29,1 milioni di fine 2013, a seguito di 30 milioni di euro di investimenti straordinari e per il resto al riacquisto della quota del 20% del capitale di Lu-Ve in portafoglio a Mediobanca, propedeutico all’integrazione con la Spac.
A quel punto, ha spiegato Cavallini, la società potrà facilmente indebitarsi nuovamente per un valore pari sino a 2-2,5 volte l’ebitda, che nei prossimi 4 anni è visto in crescita a oltre 40 milioni l’anno dai 30,9 milioni del 2014, a fronte di un fatturato di 212,1 milioni. A questa disponibilità poi, va aggiunta la generazione di cassa: a fine 2014 il free cash flow era di 13,5 milioni ed è a sua volta visto in crescita. Di capitali a disposizioni per la crescita, quindi, ce ne saranno parecchi.
Anche se l’amministratore delegato Matteo Liberali, figlio del fondatore e presidente Iginio Liberali, ha voluto chiarire; «Di acquisizioni ne faremo. ma non credo che metteremo in campo tutta quella potenza di fuoco. Ci piace andare per gradi. Certo ora possiamo pensare più in grande e ragionare anche su operazioni carta contro carta, che da non quotati non avremmo potuto ipotizzare». Sinora, infatti, Lu-Ve aveva chiuso parecchie acquisizioni, ma tutte di piccole dimensioni.
A seconda della quantità di recessi, l’azionariato vedrà i Liberali con una quota compresa tra il 53,7 e il 58,2% e i Faggioli con il 18,9-20,4%, mentre al mercato andrà una quota del 21,4-27,4%. Lu-Ve sarà valorizzata 6.2 volte l’ebitda 2014 e la capitalizzazione teorica sarà di 194,9 milioni.
Il consiglio di amministrazione di Lu-Ve post fusione sarà composto da 10 membri. Presidente sarà Iginio Liberali, vicepresidente Pierluigi Faggioli e amministratori delegati Matteo Liberali e Michele Faggioli. Giovanni Cavallini e Attilio Arietti saranno consiglieri.
Le tecnologie di Lu-Ve sono utilizzate per il condizionamento di edifici storici come il teatro Bolscioi di Mosca e il Palazzo dell’Eliseo a Parigi, così come per il condizionamento di precisione in ambienti delicati come sale operatorie, data center o centri di contollo. In particolare l’anno scorso il gruppo ha vinto la più grande gara di internazionale del settore per il nuovo aeroporto di Jedda con la fornitura di oltre 900 unità di precisione destinate ai server che gestiranno tutti i dati inerenti al funzionamento dello scalo aeroportuale.