“Il gruppo Lucart è cresciuto negli anni diventando una realtà multinazionale con 10 stabilimenti produttivi in 5 Paesi europei, oltre 1.700 dipendenti e oltre 700 milioni di euro di fatturato consolidato. La famiglia Pasquini, che detiene il 100% del capitale ed è attivamente coinvolta nella gestione operativa, ha l’ambizione di continuare questo percorso di crescita e, a fronte di un progetto coerente con i valori e gli obiettivi del gruppo, non esclude la possibilità di valutare l’apertura del capitale per sostenere tale percorso di sviluppo“. Lo ha detto al Sole 24 Ore Massimo Pasquini, amministratore delegato e tra i soci di riferimento della multinazionale della carta di Lucca, nota soprattutto per i marchi di carta igienica Tenderly e di carta per la casa Tutto.
Lucart è nato nell’aprile 2013 come risultato della fusione per incorporazione di Fato Professional spa, Forest srl e Airtissue srl nella Cartiera Lucchese spa, che con l’atto di fusione ha mutato il proprio nome appunto in Lucart spa (si veda qui il comunicato stampa di allora). Il gruppo, con sede a Porcari (Lucca) è oggi interamente controllato dalla famiglia Pasquini (attraverso Pasfin spa), ma i soci familiari sono circa 25 (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
La famiglia ha dato mandato alla banca d’affari americana Lincoln International, di contattare potenziali investitori interessati all’operazione, il cui obiettivo è favorire la crescita del gruppo a livello internazionale e sfruttare le possibilità di consolidamento a livello europeo. Il gruppo ha festeggiato i 70 anni dalla fondazione nel giugno 2023, quando era stato annunciato che Lucart aveva chiuso il bilancio 2022 con un fatturato in crescita del 31% a oltre 717 milioni di euro dai 548 milioni del 2022 (si vedano qui il comunicato stampa di allora e qui il Rapporto di sostenibilità 2022), a fronte del quale il gruppo ha registrato un ebitda di circa 100 milioni.
“Riteniamo che nei prossimi anni il mercato tissue europeo attraverserà una necessaria fase di consolidamento ed integrazione e noi vogliamo essere protagonisti di questo processo, facendo leva sui nostri punti di forza come, ad esempio, il know-how e la tecnologia per produrre carte tissue ecologiche di elevata qualità e la posizione di vertice nel mercato tissue away from home europeo”, ha spiegato ancora al Sole 24 Ore Massimo Pasquini.
L’m&a non è certo una strategia nuova per il gruppo. Nel 2012 Cartiera Lucchese, già dei Pasquini, aveva rilevato dalla statunitense Georgia Pacific, che all’epoca aveva deciso di abbandonare l’Italia, il marchio e la produzione di carta igienica Tenderly. Nel luglio 2016 Lucart aveva emesso un minibond da 4,9 milioni di euro a scadenza 2020 con cedola del 5%, che era stato interamente sottoscritto da Duemme Fondo per le Imprese gestito da Duemme sgr e quotato all’ExtraMot Pro di Borsa Italiana. L’emissione era stata deliberata al fine di supportare i progetti di crescita per acquisizioni (si veda altro articolo di BeBeez). Poche settimane prima il gruppo guidato dal ceo Massimo Pasquini aveva annunciato l’acquisizione di Bokk Paper kft, la principale azienda indipendente ungherese nel mercato Away From Home (A.F.H.) dei prodotti in carta per l’igiene. Nel marzo 2021 Lucart aveva poi acquistato il 100% della britannica ESP Ltd (Essential Supply Products Ltd), il principale produttore indipendente in Gran Bretagna di carta tissue per utilizzi diversi da quello domestico. A vendere era stato il fondatore Carl Theakston (si veda altro articolo di BeBeez). La società è stata poi ribattezzata Lucart Hygiene (si veda qui il comunicato stampa). A ottobre 2021 anno, infine, il gruppo ha annunciato un piano di investimenti da 80 milioni di euro in Francia per il triennio 2022-2024, incentrato sullo stabilimento francese di Laval sur Vologne (si veda qui il comunicato stampa di allora).
Per finanziare la crescita, ma in questo caso sul fronte organico green, nel settembre 2022 il gruppo si è poi assicurato un pacchetto di finanziamenti della durata di sei anni da 101,4 milioni di euro con Garanzia SACE concesso da un pool di istituti composto da Unicredit (nel ruolo di Global Coordinator e Intercreditor Agent), BNL BNP-Paribas, Banco BPM, BPER Banca, Crédit Agricole Italia, Intesa Sanpaolo–Divisione IMI Corporate & Investment Banking (tutti Joint Mandated Lead Arrangers con UniCredit) e MPS Capital Services (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione seguiva di pochi mesi un’operazione analoga ma decisamente meno consistente da 10 milioni di euro con Intesa Sanpaolo (si veda altro articolo di BeBeez)