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RedBird è proprietario dell’AC Milan e non ha nessuna intenzione di cederne il controllo. Lo ha detto chiaro ieri un portavoce del fondo Usa, il giorno dopo le perquisizioni avallate della Procura di Milano che ha indagato l’amministratore delegato del Milan, Giorgio Furlani, e il suo predecessore tra il 2018 e il 2022, Ivan Gazidis, ipotizzando che la cessione della squadra rossonera da Elliott Management al fondo del finanziere Gerry Cardinale, che risale ormai all’agosto 2022 (si veda altro articolo di BeBeez), nella realtà non sia stata una vera vendita e che quindi si configuri il reato di ostacolo all’attività della Federazione Italiana Gioco Calcio di vigilanza sui requisiti di legge delle società proprietarie di squadre di calcio (si veda altro articolo di BeBeez).
Una dichiarazione, quest’ultima, che si riferisce a quanto rivelato sempre ieri dalla Gazzetta dello Sport in relazione a una presentazione interna predisposta dal club nella quale si fa riferimento al Public Investment Fund, fondo sovrano dell’Arabia Saudita, che potrebbe acquisire il 41,7% del Milan e quindi permettere al veicolo di RedBird, che si è indebitato con Elliott con l’ormai noto vendor loan da 550 milioni di euro al 7%, di ridurre dell’80% la sua esposizione verso il fondo Usa, andando appunto a rimborsare il debito grazie all’incasso della vendita della quota di minoranza. Un passaggio, questo, ben spiegato in questo post di Felice Raimondo, avvocato specializzato nello sport, che ha ricostruito, documenti alla mano, l’attuale catena di controllo del Milan.
Controllo che appunto, anche con l’ingresso di PIF, resterebbe in capo a RedBird. Peraltro, in una recente intervista a Calcio e Finanza, Gerry Cardinale aveva confermato la volontà di aprire a nuovi soci, senza però fare riferimento a PIF: “Sono al Milan per restare a lungo e dipendesse da me starei qui per sempre. Quel che è vero, però, è che bisogna tenere conto dei movimenti dell’economia globale e non c’è dubbio che in Medio Oriente c’è molta liquidità e disponibilità a investire nello sport” e aveva aggiunto: “In questo momento ci sono molti capitali in Medio Oriente interessati a investire nello sport e siamo aperti a collaborare con potenziali partner che potrebbero unirsi a noi sia come sponsor che come partner nella costruzione del nuovo stadio, oppure come azionisti minoritari in qualità di partner a vero valore aggiunto, ma come ho detto non rinuncerò al controllo”.
L’ipotesi che Elliott sia ancora al controllo del Milan era stata prontamente smentita martedì dallo stesso portavoce di Elliott: “Prendiamo atto di notizie di questa sera che riportano su indagini che riguardano l’attuale e l’ex amministratore delegato del Milan in relazione all’accusa secondo cui il club appartiene ancora a Elliott, e che questo è stato nascosto alla Federcalcio. Questa accusa è falsa. Il Milan è stato venduto a RedBird il 31 agosto 2022. A partire da quella data, Elliott non ha più alcuna partecipazione azionaria o controllo su AC Milan”. Resta vero che come è prassi per questo tipo di operazioni e come già ampiamente spiegato da BeBeez, i creditori si proteggono con varie garanzie e in particolare chiedono in pegno le azioni della società operativa e in questo caso del Milan.
Piuttosto, quindi, andrebbe chiarito se, secondo il regolamento UEFA, questo tipo di relazione rappresenta un controllo tale da ricadere nel divieto previsto dall’articolo 5, che vieta nelle Coppe europee che chi “controlla” già una squadra possa avere influenza pure su altri club iscritti alle medesime competizioni. E questo sarebbe il caso di Elliott, che avrebbe già una influenza dominante sul Lille, squadra francese a sua volta iscritta alla Champions League, controllata da Merlyn Partners dal 2020, ma finanziata da Elliott.