Nei prossimi anni Poste italiane punterà a crescere in tre settori: logistica, pagamenti digitali e risparmio (non a caso Poste comprerà da Mps la sua quota del 10,3% in Anima holding sgr, si veda qui il comunicato stampa). Tutte le attività del gruppo che non saranno funzionali allo sviluppo in questi segmenti di business sono destinate a rientrare in un piano di semplificazione, il che significa sostanzialmente uscita dal perimetro di Poste e quindi cessione.
Lo ha ribadito ieri l’amministratore delegato di Poste Italiane, Francesco Caio, in occasione della sua audizione alla Commissione Trasporti della Camera per illustrare il piano industriale 2015-2019 in vista della privatizzazione (scarica qui il video dell’audizione di Caio).
In quest’ottica, quindi, per esempio, rispondendo alle domande dei deputati, Caio ha chiarito che non ci sarà più spazio per PosteShop, la società che si occupa di commercializzazione di prodotti di largo consumo negli uffici postali e che, come anticipato da MF-Milano Finanza lo scorso 10 aprile, ha chiuso il bilancio 2014 con una perdita di 12,5 milioni dopo il pareggio dell’anno precedente. «I costi sono di oltre 12 milioni superiori ai ricavi, quindi non funziona», ha detto Caio commentando i numeri della società.
Non solo.Il destino della razionalizzazione è quindi ormai scritto anche per la Banca del Mezzogiorno, voluta dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti e guidata da Pietro D’Anzi. Benché la banca abbia chiuso il 2014 con un utile netto in forte crescita a 37,6 milioni di euro, la sua attività non rientrainfatti nei tre filoni di sviluppo indicati da Caio.
MF-Milano Finanza scrive che oggi dovrebbe riunirsi il consiglio di amministrazione per il cambio della governance della banca, dopo l’accordo raggiunto per l’uscita del presidente Massimo Sarmi, ex amministratore delegato di Poste Italiane. E, secondo indiscrezioni, Luigi Calabria, ex cfo di Poste Italiane, sembra destinato a prendere il posto di D’Anzi.
Quanto all’ipotesi di cessione, si fa sempre più probabile un intervento di Invitalia, ma prende sempre più piede l’ipotesi che Poste resti nell’azionariato accanto a un fondo di private equity, così come già ricordato lo scorso marzo da MF-Dow Jones (si veda altro articolo di BeBeez). L’obiettivo dell’operazione sarebbe infatti quello di fare di Banca del Mezzogiorno un ”ponte” tra risparmio delle famiglie e credito alle imprese. In questo senso, ci sarebbe quindi ancora un collegamento con uno dei tre settori nei quali Poste vuole crescere, che è quello del risparmio.