
Matteo Arpe e la sua Sator provano un’altra volta a ribaltare la governance di ePrice, la società quotata a Piazza Affari, che gestisce l’omonimo marketplace di e-commerce di elettrodomestici, il cui titolo si trova oggi ai minimi storici e di cui Sator detiene il 20,85%. L’occasione sarà l’assemblea fissata per il prossimo 12 novembre e già convocata per l’approvazione di un aumento di capitale da 20 milioni.
Nei giorni scorsi, infatti, Sator ha depositato una richiesta di integrazione all’ordine del giorno per l’avvio di un’azione di responsabilità nei confronti del presidente e amministratore delegato Paolo Ainio (si veda qui il comunicato stampa). La scorsa primavera Matteo Arpe aveva già chiesto in sede di rinnovo del cda, ma senza successo, discontinuità nel management e quindi la sostituzione di Ainio (si veda altro articolo di BeBeez).
Sator aveva investito nel 2013 tramite il veicolo Arepo BZ sarl nella società fondata da Paolo Ainio nel 2006, quando ancora si chiamava Banzai ed era proprietaria di tutta una serie di siti internet di informazione verticali, compresi Giallo Zafferano e SaldiPrivati, che sono poi stati tutti venduti (si veda altro articolo di BeBeez).
La società si è quotata a Piazza Affari nel febbraio 2015 al prezzo di 6,75 euro per azione per una capitalizzazione iniziale di 279 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Da allora però le cose in Borsa non sono andate per nulla bene e oggi il titolo viaggia a 0,59 euro euro con una capitalizzazione inferiore ai 25 milioni. In tutto questo la pratecipazione di Sator oggi vale 15,8 milioni meno rispetto all’investimento iniziale di 21 milioni di euro in ePrice. Per questo motivo il fondo di Matteo Arpe ora chiede “discontinuità strategica.
A livello di bilancio, ePrice ha registrato nel 2018 un calo delle vendite del 12% a 164 milioni, sebbene l’ebitda negativo per 8,8 milioni sia migliorato dal negativo di 15,3 milioni del 2017, riducendo dunque anche la perdita netta a 14,6 milioni dai 24,7 milioni dell’anno prima. In calo anche clienti (494mila dai 573mila dell’esercizio precedente) e ordini (753mila da 919mila). E quest’anno le cose non sono andate meglio. La semestrale al 30 giugno ha infatti mostrato ricavi in calo a 63 milioni (-15,8% dal semestre 2018) , un ebitda rettificato negativo per 4.5 milioni (da -4,3 milioni), una perdita netta di -23,8 milioni (da -5,7 milioni) e un debito finanziario netto di 13 milioni (si veda qui il comunicato stampa).