
Il ricorso al mercato secondario è una modalità di exit sempre più in voga tra i fondi di private equity internazionali per dare contemporaneamente liquidità agli investitori e nel contempo non perdere l’opportunità di raccogliere un nuovo fondo e di investirlo nelle migliori partecipate del fondo precedente. Si tratta delle cosiddette GP-Led Transactions. Lo ha sottolineato una recente analisi di Unigestion, gestore francese di fondi aperti e di fondi alternativi, per un totale di 22,1 miliardi di euro.
In particolare, rileva Unigestion, il valore complessivo delle exit nei sei mesi è quasi tornato ai livelli pre-Covid-19.per un totale di 323 miliardi di euro: il 74% in più rispetto al primo semestre dell’anno scorso ed esattamente in linea con i valori dell’anno precedente. Il Nord America (+93%) ha visto l’aumento maggiore, ma l’attività è stata intensa anche in Europa (+48%) e e nell’area Asia Pacifico (+40%). Molte delle exit sono avvenute nella forma di ipo, ma appunto sempre più di moda sono le operazioni di mercato secondario.
Secondo Unigestion, nonostante la ripresa dell’attività di disinvestimento, è improbabile che le distribuzioni complessive erogate dai fondi agli investitori corrispondano agli elevati richiami di capitale che dovranno effettuare, data l’intensa attività di investimento. Di conseguenza, la stima di Unigestion è che gli investitori complessivamente per il 2021 vedranno flussi di cassa negativi dai loro programmi di private equity per il terzo anno consecutivo. Il che per qualche investitore può essere un problema. Questo spiega perché il mercato secondario continua a essere estremamente attivo. Desiderando liquidità da investimenti più maturi, molti investitori (Limited Partners o LPs) stanno vendendo quote di vecchi fondi, proprio grazie a transazioni guidate dagli stessi operatori di private equity (General Partners o GPs, sulla struttura di queste operazioni, interessante la storia e la spiegazione fornita da Herbert Smith Freehills).
Sulla grande ripresa del mercato secondario, ricordiamo che lo scorso gennaio Philippe Patschkowski, managing director di Neuberger Berman, aveva predetto che mercato potrebbe addirittura più che raddoppiare gli investimenti e sfondare il record degli 88 miliardi del 2019 (si veda altro articolo di BeBeez) .E ricordiamo che già nel 2020 si sono contate operazioni GP-led per un totale di 26 miliardi di dollari, pari a oltre il 40% del totale di 60 miliardi di dollari dell’intera attività di secondario, secondo Greenhill (si veda anche Secondaries Investor).
Il trend di crescita dell’attività di secondario e delle operazioni GP-led era già stato previsto nell’aprile 2020 nel suo commento per BeBeez da Christian Böhler e Christiaan Van der Kam di Unigestion (si veda altro articolo di BeBeez) e nel marzo 2020 in un’intervista a BeBeez da Julien Gervaz, ceo di Palico, nota piattaforma fintech dedicata al trading di quote di fondi di private equity sul secondario (si veda altro articolo di BeBeez).
Unigestion sottolinea che la sua strategia Unigestion Secondary V ha beneficiato di questa tendenza: negli ultimi nove mesi ha infatti chiuso 11 transazioni guidate da GPs negli Stati Uniti, in Europa e nell’area dell’Asia Pacifico. Queste operazioni permettono infatti ai nuovi investitori di sottoscrivere fondi che già si Sto arrivando! che inseriranno in portafoglio società di alta qualità dove esiste un notevole potenziale di creazione di valore attraverso una crescita organica o acquisizioni aggiuntive.
Tra gli ultimi esempi di questo trend c’è l’operazione strutturata di recente dall’italiano Aliante Partners, la holding di private equity fondata da Paolo Righetto e Niccolò Fischer (si veda altro articolo di BeBeez). Aliante Partners si è infatti assicurata un investimento da 160 milioni di euro da parte di Pomona Capital nel suo veicolo di mid-market Aliante Equity 3 spa. L’investimento è strutturato in due linee di preferred equity, di cui una erogata per offrire un’opzione di liquidità agli attuali azionisti del veicolo (tra i quali si conta BMO Private Equity Trust, ex F&C PrivateEquity Trust plc, parte di BMO Global Asset Management) e l’altra per finanziare add-on da parte delle quattro aziende in portafoglio al veicolo.
Un’altra opportunità di investimento interessante, secondo Unigestion, è poi quella nei fondi lanciati da nuovi team, che soprattutto in questo periodo hanno trovato molta difficoltà a raccogliere capitali dagli investiori istituzionali tradizionali, che si sono invece concentrati sui team più rodati.
Quanto al quadro globale, il report di Unigestion ricorda anche che il valore globale delle operazioni di private equity a fine giugno è stato pari a 452 miliardi di euro, +51% rispetto allo stesso periodo del 2020). Merito, paradossalmente, del coronavirus, che ha ritardato numerose operazioni, ma anche del sentiment positivo degli investitori, galvanizzati dalla notevole capacità di recupero del private equity.
Il trend è simile a quello individuato lo scorso luglio da Bain & Co a livello globale e da PitchBook a livello europeo, sebbene i numeri di Unigestion siano molto più contenuti, probabilmente per un diverso metodo di calcolo delle operazioni. Ricordiamo che Bain&Co nel suo report annuale sul private equity (si veda altro articolo di BeBeez) aveva infatti calcolato che nei primi sei mesi dell’anno soltanto i fondi di buyout hanno investito 539 miliardi di dollari, una cifra che è pari alla media investita negli ultimi 5 anni non in sei mesi, bensì in un anno intero. Mentre Pitchbook aveva calcolato che tutti i tipi di fondi di private equity in Europa nei primi sei mesi del 2021 avevano annunciato 3.824 deal, un dato questo quasi uguale a quello di tutto il 2020, mentre a livello di valore, il totale delle operazioni si è attestato a 342,2 miliardi di euro, pari all’81,5% del totale dell’intero anno 2020 (si veda altro articolo di BeBeez).
Tornando ai numeri di Unigestion, a livello geografico, l’attività è stata intensa in tutte le regioni, con il Nord America (+58%) che ha fatto la parte del leone, dato che il calo in questa area era stato più drammatico nella prima metà del 2020. Per quanto riguarda le aziende target, ha dominato l’investimento in piccole e medie imprese (con valutazioni inferiori a 500 milioni di euro): il valore aggregato dei deal di piccole e medie dimensioni è aumentato del 78% nel primo semestre, rispetto al 25% dei deal di grandi dimensioni.
E non sembra sia finita. Perché i colossi del private equity, sebbene stiano lavorando a operazioni dalla metà del 2020, devono chiuderne ancora numerose, in quanto i grandi deal richiedono tipicamente più tempo per effettuare la due diligence, negoziare e strutturare rispetto alle piccole operazioni, specialmente in un periodo in cui i viaggi sono limitati. E Unigestion è fiduciosa in una ripresa dell’attività di grandi operazioni già nell’ultima parte di quest’anno.