Cambio di controllo per FSI sgr, il nuovo veicolo di investimento sponsorizzato dalla Cassa Depositi e Prestiti che per il suo primo fondo punta a una raccolta di circa 2 miliardi e che con i coinvestimenti di alcuni sottoscrittori, sostanzialmente avrà una potenza di fuoco addirittura doppia (si veda altro articolo di BeBeez).
Secondo quanto riferito ieri da MF Milano Finanza, il principale azionista, con il 51% del capitale, è ora Magenta 71 srl, ovvero il veicolo di proprietà dell’amministratore delegato Maurizio Tamagnini (51%) e degli altri manager della sgr, cioé l’investment director Marco Tugnolo (22%) e il chief investment officer Barnaba Ravanne (27%).
Il passaggio di testimone è stato deciso per favorire la raccolta del primo fondo lanciato lo scorso luglio dalla sgr, Fsi Mid Market Growth Equity Fund, di cui Cdp si è impegnata a sottoscrivere il 25% del totale della raccolta.
A inizio luglio il fondo ha annunciato il primo closing a oltre un miliardo di euro, grazie agli impegni arrivati dai fondi sovrani del Kuwait e di Singapore (Temasek) e da altri fondi sovrani asiatici, oltre che da assicurazioni e banche europee, fondazioni e asset manager, con gli impegni degli investitori esteri che hanno rappresentato il 60% del totale. Il secondo closing della raccolta vedrà impegnati altri fondi sovrani, in particolare quello del Qatar, e grandi family office italiani, europei e asiatici.
Alcuni potenziali investitori avrebbero però sottolineato l’opportunità che gli azionisti di maggioranza della società promotrice fossero proprio i manager dell’sgr, come peraltro è prassi nei paesi anglosassoni e come accade spesso anche nelle società di gestione italiane, anche se questo non è vero in Italia per quelle che gestiscono asset per miliardi di euro. Non sono per esempio al controllo delle rispettive sgr i manager di Clessidra sgr, Idea Capital Funds sgr e F2i sgr. Per non parlare della complicata vicenda di Quadrivio sgr (si veda altro articolo di BeBeez).
Tornando a FSI sgr, Cdp ha ceduto a Magenta 71 il 10% delle quote della partecipata, scendendo dal 49% al 39% e permettendo a Tamagnini e i suoi di salire al 51%. Immutata, invece, la partecipazione di Poste Vita, rimasta con il 9,9% della sgr.
La riorganizzazione dell’azionariato modificherà anche la governance, con il consiglio di amministrazione, che dovrà avere almeno cinque componenti, invece di un minimo di tre come inizialmente previsto. Le modifiche, che entreranno in vigore quando sarà finalizzato il passaggio di quote tra Magenta 71 e Cdp, prevedono però che la Cassa abbia diritto a esprimere il management in misura proporzionale al suo impegno nei fondi che saranno promossi dalla sgr.
In particolare, riferisce ancora MF Milano Finanza, se la controllata del Tesoro avrà investito in ognuno dei veicoli promossi almeno il 25% del totale delle sottoscrizioni, nulla cambierà rispetto a oggi in quanto a pesi relativi tra i due azionisti, compresa la nomina del presidente, che rimarrebbe prerogativa della Cdp. Ma se l’impegno sarà inferiore alla soglia indicata, la Cassa perderà il diritto a indicare il presidente del cda. Infine, nel caso in cui l’ammontare investito scenda sotto al 5% degli impegni di capitale per i fondi gestiti oppure Cdp non sia impegnata a sottoscrivere quote di almeno un secondo fondo prima della scadenza del primo, verrà meno anche la prerogativa di presentare una sua lista per il consiglio di amministrazione.