
Tempi più lunghi per il futuro di NetCo, la rete fissa di TIM, e nuovo rimescolamento di carte a proposito delle offerte in gioco. Ieri in serata, infatti, il gruppo tlc ha comunicato che KKR ha prorogato di un mese e sino al prossimo 24 marzo i termini di scadenza della sua offerta non vincolante (si veda qui il comunicato stampa) depositata a inizio mese (si veda altro articolo di BeBeez), il cui esame era all’ordine del giorno del prossimo consiglio di amministrazione di TIM del 24 febbraio (si veda altro articolo di BeBeez). Il Cda comunque, si legge nella nota di TIM; esaminerà venerdì prossimo l’offerta del colosso del private equity Usa “per assumere le decisioni del caso”.
La nota di TIM spiega inoltre che “la proroga del termine è dovuta a una richiesta del Governo di disporre di ulteriori quattro settimane per effettuare una analisi congiunta degli aspetti pubblicistici dell’operazione concernenti i poteri esercitabili dal Governo nel settore”. D’altra parte un’approfondita analisi della questione giuridica-regolamentare è necessaria perché l’eventuale futura integrazione tra Netco e Open Fiber, nel quadro del noto progetto del governo di creare una rete infrastrutturale nazionale, potrebbe innescare complicazioni in tema di antitrust o in materia di aiuti di stato, visto che i proventi dell’operazione andrebbero ad abbattere il debito di una società privata, cioé di TIM.
In ogni caso, si legge infine nella nota, “KKR ha tuttavia confermato la propria disponibilità a continuare un dialogo costruttivo con TIM e a procedere con le attività di due diligence”
Ricordiamo che si dice che l’offerta di KKR possa valere 18 miliardi di euro, più ulteriori 2 miliardi in caso di via libera da parte della UE al progetto di integrazione TIM-Open Fiber, più altri 7 miliardi messi sul piatto per investimenti per sviluppare l’infrastrutturazione a banda ultralarga. Mentre nel corso del weekend appena passato non si è vista l’attesa contro-offerta di CDP e Macquarie (socio di CDP al 40% in Open Fiber), che si dice sarebbe migliore per TIM sul fronte della quota in contanti per 1,5-2 miliardi di euro. E questo perché la novità dell’ultim’ora è che il Governo starebbe tornato a ragionare su un’offerta congiunta con KKR, come via preferita a quella di un’offerta CDP-Macquarie. Non a caso lunedì i rappresentanti di KKR hanno incontrato i tecnici del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) che potrebbe agire attraverso una newco direttamente controllata.
Proprio l’assenza di una controfferta formalizzata ha fatto scivolare al ribasso nei primi due giorni di Borsa della settimana il titolo TIM, che ha chiuso ieri a 0,3014 euro, in calo dell’1,18%, dopo un primo calo lunedì a 0,3050 euro rispetto agli 0,3135 euro toccati venerdì 17 febbraio, il massimo da marzo 2022.
In tutto questo bisognerà poi fare i conti con Vivendi, azionista di maggioranza relativa di TIM con il 23,8% che come noto ritiene che NetCo valga ben più di quanto sarebbero disposti a mettere sul piatto KKR e CDP-Macquarie, cioé attorno ai 30 miliardi.