Mentre manca poco alla decisione sul nome del pretendente al quale cedere UniCredit Credit Management Bank (Uccmb), la controllata di Unicredit specializzata nella gestione dei crediti in sofferenza, ieri l’amministratore delegato del gruppo bancario, Federico Ghizzoni, ha confermato le indiscrezioni dei giorni scorsi circa la cessione a forte sconto di un portafoglio di crediti in sofferenza erogati a piccole e medie imprese per un valore nominale complessivo di 1,9 miliardi al fondo britannico AnaCap. Un’operazione che prevede che una parte consistente dei crediti continui a essere gestita da Uccmb, mentre la parte rimanente verrà gestita da soggetti terzi.
«E’ un’operazione già fatta due-tre mesi fa ed è già nei numeri (della semestrale, ndr)», ha detto Ghizzoni. AnaCap, peraltro, è lo stesso fondo che a inizio febbraio aveva acquisito da Unicredit 700 milioni di euro di altri crediti in sofferenza. Advisor di Unicredit è stato lo studio Paul Hastings mentre AnaCap è stata assistita da NCTM Studio Legale Associato.
Sempre Anacap in italia sta lavorando parecchio. Di recente, infatti, il fondo ha acquisito da Fiditalia (gruppo Socgen) 1,5 miliardi di euro di sofferenze e 551 milioni di prestiti in bonis da Mps.
Quanto alla cessione di Uccmb (si veda altro articolo di BeBeez), il 14 agosto la banca, affiancata dall’advisor Ubs, ha selezionato due potenziali acquirenti con i quali trattare: da un lato la cordata Prelios-Fortress e, dall’altra, il fondo statunitense Lone Star. Uccmb era stata valutata 700-800 milioni di euro, considerando un valore massimo della piattaforma di circa 300 milioni e un valore del portafoglio crediti di circa 500 milioni, calcolando un valore di poco più del 10% di un portafoglio di crediti in sofferenza del valore nominale di 4-5 miliardi di euro su un totale di 40 miliardi gestiti attualmente.
Tuttavia, negli ultimi giorni è emerso che Unicredit chiederebbe sino a 450 milioni per la piattaforma e 700-800 milioni per il portafoglio crediti, sulla base di curve di recupero molto più favorevoli di quanto i fondi potenziali acquirenti avevano ritenuto possibili in prima battuta. Il tutto per un totale compreso tra 1 e 1,25 miliardi.