Il gruppo di private equity svedese EQT, tramite la sua filiale italiana EQT Partners srl, riprende le trattative con WindTre spa per l’acquisizione della maggioranza della rete che l’operatore di telecomunicazioni avrebbe intenzione di scorporare per fare cassa e riuscire così a sostenere gli investimenti nel 5G, come anticipato nei giorni scorsi da Reuters e Radiocor.
Le prime trattative risalgono al mese di gennaio del 2022, quando Bloomberg rivelò che gli assets oggetto dello spin off avrebbero potuto comprendere l’infrastruttura digitale ed elettronica di WindTre per una valutazione complessiva compresa fra i 2 e i 4 miliardi di euro, ma all’epoca si parlò solo di una vendita di una quota di minoranza dell’operatore italiano di proprietà di CK Hutchison Holdings del miliardario in pensione Li Ka-shing. In questa nuova tornata di contrattazioni, che si troverebbero in uno stato avanzato, WindTre starebbe invece valutando anche di inserire nell’operazione la banda di frequenze radio che utilizza per offrire i suoi servizi di telecomunicazioni ai propri clienti e l’operazione dovrebbe prevedere il passaggio di circa duemila, dei suoi 6.500 dipendenti italiani, nella nuova società contenente la rete.
CK Hutchison Holdings, gruppo cinese quotato a Hong Kong, detiene tutte le attività non immobiliari del gruppo Cheung Kong e del gruppo Hutchison, inclusi porti e servizi portuali, vendita al dettaglio, infrastrutture, energia, operazioni di leasing di beni mobili e telecomunicazioni, tra cui WindTre. Presentando i dati di bilancio 2022 nei giorni scorsi ha svalutato la partecipazione in WindTre di ben 1,3 miliardi di euro a fronte di un calo del 19% dell’ebitda della società italiana (si veda qui il comunicato stampa sui conti 2022 di CK Hutchinson). Secondo il gruppo, ciò è dovuto principalmente a causa del calo dei volumi all’ingrosso, che ha comportato una riduzione dei ricavi del 6% (attestati a 3,947 miliardi di euro nel 2022), maggiori costi operativi per lo sviluppo della rete e un’inflazione del costo dell’energia di circa il 13%. L’ebit nel 2022 è diminuito del 69% rispetto al 2021, a detta di CK Hutchison Holdings a causa di maggiori deprezzamenti e ammortamenti da una base patrimoniale allargata, mentre continua l’implementazione del 5G
Il 2021 di WindTre si era invece chiuso con ricavi totali per 4,5 miliardi di euro, in diminuzione rispetto ai 4,885 miliardi del 2020 e con un ebitda a 2,09 miliardi, in calo dell’8% (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente). Il calo dei ricavi è dovuto, come segnalato nel bilancio, “principalmente alla concorrenza aggressiva degli altri operatori unita a una base clienti in calo”, a conferma del clima estremamente competitivo.
L’azienda, sempre secondo Radiocor, dovrebbe incontrare i sindacati il prossimo 29 marzo per comunicare l’inizio di un percorso, che presuppone la separazione societaria degli asset di rete, per la cui conclusione sicuramente ci vorranno comunque mesi e che non dovrebbe avere comunque alcun impatto occupazionale.
WindTre, così come tutti gli altri operatori di telecomunicazioni in Italia, è alle prese con un’aggressiva concorrenza sui prezzi che sta erodendo i suoi margini, mentre è costretta a effettuare crescenti investimenti per costruire la rete mobile di quinta generazione. Senza dimenticare il problema dei limiti elettromagnetici, che in Italia sono i più bassi dell’intera Unione europea.
Per questo motivo, l’idea è quella di scorporare la rete, strategia seguita da altri operatori europei, quali Deutsche Telekom, che nel luglio 2022 ha venduto il 51% del business delle torri a Brookfield Infrastructure e DigitalBridge (si veda qui il comunicato stampa di allora); e Vodafone, che a fine novembre ha venduto alcune delle sue unità Vantage Towers, creando una nuova joint venture con KKR e Global Infrastructure Partners per 3,2 miliardi di euro (si veda qui il comunicato stampa di allora), dopo aver venduto all’italiana Inwit nel 2020 Vodafone Towers srl, la società proprietaria delle torri di telefonia mobile di Vodafone in Italia.L’integrazione delle infrastrutture passive di rete di Inwit e Vodafone Italia ha dato vita alla seconda più grande towerco quotata in Europa, con un portafoglio di oltre 22 mila torri (si veda altro articolo di BeBeez). Il tutto ovviamente senza dimenticare che in corso c’è il mega-deal sulla infrastruttura di rete di TIM, che in corsa deve da un lato CDP in cordata con l’australiana Macquaire Group e dall’altra KKR, che hanno depositato offerte nell’intorno de 20 miliardi di euro, per le quali TIM si aspetta però proposte migliorative entro il prossimo 18 aprile (si veda altro articolo di BeBeez).
Il business delle infrastrutture di WindTre è costituito principalmente dalla cosiddetta rete mobile attiva, ovvero le antenne, distribuita sull’intero territorio nazionale e dal cosiddetto “backbone”, una porzione della rete fissa. L’azienda offre servizi di data center attraverso Stack, che ha un campus fuori Milano.
L’operazione WindTre è il risultato di una storia di fusioni tra operatori mobili. L’operatore mobile italiano Andala è stato infatti lanciato nel 1999 e poi acquisito da quella che allora era Hutchison Whampoa e ribattezzato H3G/Three Italy nel 2000. Nel frattempo, Wind era stata fondata alla fine del 1997 da Enel, France Télécom (ora Orange) e Deutsche Telekom e venduta nel 2005 a Weather Investments e poi VimpelCom (oggi Veon) nel 2011. CK Hutchison e Veon nel 2016 hanno poi integrato le loro attività in Italia, 3 Italia e Wind, e nel dicembre 2016 è stata quindi costituita WindTre spa, posseduta al 50% dai due gruppi tlc. Nell’estate 2018, poi, CK Hutchison ha annunciato l’accordo per l’acquisizione dell’intera quota di Veon in Wind Tre (si veda qui il comunicato stampa di allora) e dal settembre 2018 CK Hutchison è azionista unico dell’operatore italiano di telecomunicazioni attraverso CK Hutchison Group Telecom Italy Investments sarl.
L’anno scorso, dopo la notizia delle prime trattative con EQT, si è dimesso l’amministratore delegato Jeffrey Hedberg, salito al timone della società cinque anni prima. Al suo posto si è instaurata una diarchia, formata da Gianluca Corti (già chief commercial officer) e Benoit Hanssen (già chief technology officer) (si veda qui il comunicato stampa di allora). Una decisione che da molti è stata letta come prodromica a un’imminente separazione dell’azienda in due entità diverse (si veda qui Key4Biz).
All’inizio dell’anno Iliad e WindTre hanno annunciato il closing di Zefiro Net srl, joint venture paritetica il cui capitale sociale è detenuto al 50% da ciascuno dei due soci e che persegue lo scopo di condividere e gestire congiuntamente le rispettive reti di telefonia mobile nelle aree meno densamente popolate del territorio nazionale, un’area in cui risiede però circa il 26,8% della popolazione italiana (si veda qui il comunicato stampa di allora).