Il fondo Areus I (Arsenale Reale Estate United States I), fondo immobiliare chiuso riservato a investitori qualificati gestito da Arsenale sgr, ha chiuso la raccolta a quota 160 milioni di euro, superando così l’obiettivo di 150 milioni (si veda qui il comunicato stampa). Il veicolo è stato sottoscritto quasi esclusivamente da importanti famiglie di imprenditori.
D’altra parte Arsenale sgr ha un network di imprenditori-investitori notevole, visto che l’sgr fa capo al family office Sfem, di proprietà della famiglia Stevanato, che controlla anche l’omonimo gruppo attivo nella produzione di articoli e servizi per l’industria farmaceutica intenzionato a quotarsi a Wall Street (si veda altro articolo di BeBeez).
Areus I, operativo dal giugno 2020, investe con strategia value added sulla riqualificazione di spazi a uso ufficio per aziende dei settori Flex e LifeScience situati principalmente nei distretti di Los Angeles/Sud California, San Francisco/Silicon Valley e Boston. Tutte aree caratterizzate da un’elevata concentrazione di società operanti nei settori lifescience, tech ed entertainment, che richiedono soluzioni di tipo “innovativo/creativo” e non convenzionali, ovvero edifici bassi (uno o due piani), grandi open-space, strutture articolate anche su più edifici (campus), spazi esterni ed interni fruibili ai dipendenti, come aree ristoro, spazi cucina, zone dedicate a fitness e relax.
Nel giugno 2020 Areus I ha chiuso la prima acquisizione a Boston, sede dell’US TEC (si veda altro articolo di BeBeez). Nel febbraio scorso il fondo ha acquisito 4 immobili a uso uffici flex/lifescience situati nel quartiere Rancho Bernardo di San Diego, in California (si veda altro articolo di BeBeez). Attualmente sono in fase di chiusura di 4 investimenti, per un valore complessivo di 53 milioni di dollari.
Marco Stevanato, presidente di Arsenale sgr, ha concluso: “Non era facile, soprattutto in questi ultimi peculiari 12-18 mesi, raccogliere risorse da investitori privati e famiglie su una strategia di nicchia come quella di Areus I. I settori e le aree geografiche nelle quali operiamo hanno resistito a un momento storico così particolare e difficile a livello globale a causa della pandemia da Covid- 19. Questa situazione di emergenza, anzi, ha accelerato o fatto emergere nuove necessità, sulla spinta delle quali l’ufficio si sta evolvendo per supportare al meglio le esigenze di remote-working e di utilizzo degli spazi per attività prevalentemente collaborative. L’attenzione sta passando dalla disponibilità di tradizionali postazioni di lavoro a una chiara priorità sugli spazi condivisi come sale riunioni, spazi flessibili di coworking e varie aree di interazione”.
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