Arsenale spa, società immobiliare costituita nell’ottobre 2020 da Paolo Barletta e Nicola Bulgari per investire nel turismo made in Italy, ha acquistato lo storico Grand Hotel de la Minerve a Roma (si veda qui il comunicato stampa). A venderlo è stata la famiglia Billi, che ha gestito l’hotel negli ultimi 30 anni. Gianni Origoni ha assistito Arsenale spa nell’operazione. Lo Studio legale BDL ha affiancato la famiglia Billi. Advisor fiscale di Arsenale è stato lo studio BK di Luca Benigni e per la famiglia Billi lo studio Legalitex.
L’operazione rientra nella strategia di sviluppo del gruppo Arsenale, che mira a valorizzare i migliori asset italiani del hotellerie di lusso al fianco dei più grandi marchi internazionali, per creare una nuova ospitalità all’avanguardia e di alto livello. La firma fra Arsenale e la famiglia Billi ha avviato un processo che porterà al completo rinnovamento della struttura. L’accordo prevede inoltre che la famiglia Billi continui a gestire l’hotel nel 2021 guidato per poi avviare, dal 2022, una ristrutturazione totale che durerà circa 20 mesi. La nuova apertura è prevista per Natale 2023.
Arsenale è stata lanciata lo scorso ottobre da Paolo Barletta, ceo del Gruppo Barletta, una delle principali società italiane di sviluppo immobiliare, e Nicola Bulgari, che nel 2011, insieme al fratello Paolo, cedette a Lvmh l’omonima griffe di oreficeria. Nel consiglio di amministrazione di Arsenale siedono, come espressione di Annabel Holding, l’avvocato storico della famiglia Bulgari, Gary J. Gartner, e Luca Benigni. Per Gruppo Barletta i rappresentanti sono invece Mario Cappon e Fabio Borghese.
L’immobiliare è partita lo scorso ottobre con investimenti attivi per oltre 370 milioni di euro. Dal gruppo Barletta sono stati apportati i progetti di Soho House Roma e di Rosewood Venezia e un portafoglio di 5 operazioni strategiche tra Roma, Cortina, Toscana e Sud Italia. Tra nuovi capitali, flussi e valorizzazioni l’obiettivo è arrivare nei prossimi 5 anni a investire in equity circa 230 milioni, dando vita a un campione italiano dell’hospitality in grado di competere con i grandi brand internazionali, che entrano in Italia spalleggiati da fondi esteri (si veda altro articolo di BeBeez).
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