La Camera arbitrale di Milano ha dato ragione a Blackstone nel suo lodo definitivo sul contenzioso con RCS Mediagroup in relazione all’operazione che nel 2013 aveva portato alla vendita e contestuale locazione del complesso immobiliare di RCS di Via Solferino/Via San Marco/Via Balzan, sede del Corriere della Sera, per 120 milioni di euro (si veda qui il testo del lodo arbitrale e qui il comunicato stampa).
Ricordiamo che l’acquisizione del complesso immobiliare da parte di Blackstone era stata condotta per il tramite di una serie di fondi, compreso il fondo Delphine gestito da Kryalos sgr. Blackstone era poi entrato in trattative nell’estate 2018 per cedere il complesso immobiliare al gruppo Allianz per un prezzo si dice più che doppio di quello pagato a RCS (circa 250 milioni), ma a novembre 2018 la trattativa si è fermata proprio perché Urbano Cairo, nel frattempo subentrato al controllo di RCS (si veda altro articolo di BeBeez), aveva chiesto al Tribunale di Milano un arbitrato per accertare la nullità del contratto del 2013.
RCS, infatti, aveva bollato come gravemente iniqua la negoziazione avvenuta con Kryalos, perché, si legge nella ricostruzione del lodo, “sbilanciata in danno della parte venditrice, il cui consenso sarebbe stato condizionato dalle gravissime difficoltà economiche e finanziarie nelle quali in quel momento essa versava”.
Blackstone da parte sua sempre nel novembre 2018 ha citato RCS al Tribunale di New York (si veda qui il filing al Tribunale) dicendo che, qualora Allianz dovesse rinunciare all’acquisto, Blackstone è pronta a chiedere danni compensatori e punitivi anche per il danno di immagine subito. Blackstone ha depositato una memoria di oltre 30 pagine nelle quale si chiede un risarcimento danni fino a 100 milioni di dollari. Soglia che potrebbe lievitare ulteriormente, anche per eventuali danni reputazionali che il fondo Usa potrebbe sollevare (si veda altro articolo di BeBeez). Il 24 aprile 2019, però, la Supreme Court of the State of New York ha sospeso il procedimento ivi instaurato dai fondi Blackstone, proprio in attesa dell’esito dell’arbitrato in Italia (si veda qui Reuters).
Nel maggio 2020 il Tribunale Arbitrale aveva comunicato un lodo parziale (si veda altro articolo di BeBeez) e in particolare (i) aveva affermato la propria competenza a decidere sulle domande di RCS (incluse quelle risarcitorie), respingendo tutte le relative eccezioni pregiudiziali e preliminari sollevate dall’acquirente; (ii) aveva escluso l’invalidità dei contratti con cui è stata conclusa l’operazione; e (iii) aveva rilevato che il comportamento dell’acquirente avrebbe potuto dare luogo al risarcimento del danno in favore di RCS, e a tal fine aveva disposto due consulenze tecniche per accertare le condizioni in cui si trovava RCS nel 2013, nonché il valore di mercato dell’immobile, tenuto conto, fra l’altro, di tutte le condizioni dell’operazione. Quel lodo parziale sembrava volgere a favore di RCS, ma alla fine le cose sono andate diversamente.
Nel dettaglio, infatti, si legge nelle conclusioni del lodo, che “il Tribunale arbitrale rigetta le domande proposte da RCS Mediagroup spa nei confronti di Kryalos sgr spa e compensa tra dette parti le spese del procedimento, come sopra liquidate, dando atto che il lodo è stato deliberato a maggioranza col voto favorevole del presidente Renato Rordorf e dell’arbitro Vincenzo Mariconda e col voto contrario dell’arbitro Vincenzo Roppo“.
Più nel dettaglio, il lodo ha precisato: “Si può quindi concludere che, sia pure in un contesto non privo di alcune ambiguità ed incertezza, non sono emerse evidenze sufficientemente univoche da far ritenere provato che, quando fu stipulato il contratto del quale si discute, RCS si trovasse in una situazione di difficoltà economica o finanziaria tale da incidere significativamente sulla sua capacità di autodeterminarsi e pertanto da integrare il requisito a tal proposito necessario per configurare il reato di usura“.
Inoltre, sempre dal testo del lodo, emerge che, secondo il perito d’ufficio, il prezzo di vendita del 2013 è stato di 33 milioni di euro inferiore al valore di mercato di allora, che sarebbe stato di 153 milioni. Ma la stessa nota diffusa da RCS sottolinea che “tuttavia, il Lodo non considera tale sproporzione di sufficiente rilevanza”.
Sempre la nota RCS precisa che “la società, fermo restando che non condivide il giudizio dei due arbitri e che si riserva ogni valutazione e ogni diritto, sottolinea che anche dalle motivazioni del Lodo non emerge alcuna scorrettezza o mala fede di RCS, che viceversa ha agito per la doverosa tutela del patrimonio sociale, leso dal significativo differenziale di valore con cui nel 2013 è stato venduto l’Immobile”. E per questo, conclude la nota, “il Lodo definitivo, confermando che RCS non ha agito in modo scorretto e tantomeno temerario, rinsalda, come già quello parziale dello scorso anno, la posizione della società innanzi alla Supreme Court of the State of New York (ove i procedimenti intentati dalle controparti sono sospesi)”. Ora quindi la palla passa a New York.
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