La griffe di moda italiana Roberto Cavalli e la sua controllante Damac Properties, noto gruppo immobiliare di Dubai, ha annunciato in conferenza stampa lunedì a Milano il lancio del progetto della Cavalli Tower, un grattacielo ultra-lusso di 70 piani nella stessa metropoli emiratina.
Damac ha già predisposto la pagina internet per le prenotazioni, dove si legge: “Dalla passerella al divano, c’è Cavalli a casa. Abbracciati per l’unica edizione di appartamenti di lusso griffati con una vista impagabile sulla Palma, il Burj Al Arab e la Dubai Marina. Lo show sta per cominciare”. Il progetto comporterà un investimento da 545 milioni di dollari.
I lavori di costruzione inizieranno nel 2022 e dureranno 4 anni. Progettata da Shaun Killa, la torre è suddivisa in tre sezioni. I primi piani rientrano nella categoria lusso, la sezione centrale è considerata upper luxury, mentre gli ultimi piani sono super lusso. Secondo Damac, la Cavalli Tower riscuoterà un forte interesse da parte di clienti russi ed europei, fedeli acquirenti della casa di moda.
L’impegno di DICO, come già noto a luglio 2019, valeva 160 milioni di euro. Di questi, 60 milioni sono stati destinati all’aumento di capitale dedicato al rilancio del marchio, al mantenimento di sede e strutture in Italia (anche se potrebbe essere ridotto il perimetro dei negozi a livello globale per abbassare i costi) e alla conferma dell’attuale management; i restanti 100 milioni sono stati impiegati per rimborsare i creditori, con una percentuale di rimborso stabilita all’interno della procedura concorsuale. Il Tribunale di Milano aveva chiesto infatti esplicitamente che il piano prevedesse un’altissima percentuale di soddisfacimento dei creditori, si dice addirittura il 100%. Il piano era stato approvato dal Tribunale, dopo il via libera del consiglio di amministrazione e il parere positivo del commissario Giorgio Zanetti.
Roberto Cavalli era stata ammessa alla procedura di concordato in bianco nell’aprile 2019 (si veda altro articolo di BeBeez), con il Tribunale di Milano che aveva concesso 120 giorni di tempo, fino al 3 agosto 2019, per presentare una proposta definitiva di concordato preventivo o per la domanda di omologa di accordi di ristrutturazione dei debiti ex art. 182-bis. Intanto la griffe aveva continuato a condurre interventi per uscire dalla crisi e tornare appetibile per un’acquisizione. Il primo di questi era stata la chiusura delle attività americane (si veda altro articolo di BeBeez).
La maison in precedenza era controllata da Clessidra sgr, che vi aveva investito nel 2015, affiancata con quote di minoranza dal fondo L-GAM e dalla cinese Chow Tai Fook Entreprises Ltd, una holding con sede a Hong Kong controllata dalla famiglia Cheng. L’operazione era stata condotta allora sulla base di una valutazione di 380-390 milioni di euro, per un multiplo di circa 16 volte l’ebitda del 2014, che era stato di circa 23 milioni, a fronte di ricavi per 210 milioni. Successivamente i fondi hanno ricapitalizzato la società per un totale si dice di altri 15 milioni. Roberto Cavalli ha chiuso il 2019 con ricavi per 96 milioni, un ebitda negativo di 24,2 milioni, ma con una liquidità netta di 50,4 milioni grazie l’aumento di capitale da parte di DICO e all’azzeramento dei debiti a breve termine (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).
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