Sono 387 le piccole e medie imprese selezionate a fine dicembre dalla Commissione europea (su un totale di quasi 3 mila domande presentate) per accedere al contributo complessivo di 130 milioni di euro (tra contributo di fase 1 per lo studio di fattiblità e contributo di fase 2 per l’effettiva realizzazione del progetto) messo a disposizione dallo SME Instrument, il programma europeo per la ricerca e l’innovazione riservato alle pmi (si veda qui il comunicato stampa).
Per l’Italia le risorse assegnate ammontano a oltre 10 milioni di euro a fronte di 57 proposte finanziate su un totale di 565 le domande presentate.
L’ultimo round di valutazione (quello appunto di fine dicembre) è stato quello con il maggior numero di pmi finora finanziate in qualsiasi cut-off date e porta il numero totale delle aziende finanziate dallo SME Instrument a 827 e l’importo delle risorse assegnate a oltre 255 milioni di euro.
“Il Programma Sme Instrument”, spiega Luca Pellizzato di gFinance-Gruppo Impresa, società che ha seguito l’iter di presentazione di alcuni progetti, “è stato particolarmente apprezzato dalle imprese perché prevede l’opportunità di partecipare singolarmente, senza l’obbligo di coinvolgere altri partner europei, è sempre aperto, ha tempi certi e meno burocrazia rispetto al passato”.
Possono infatti partecipare tutte le piccole e medie imprese in grado di sviluppare un progetto di eccellenza nel campo dell’innovazione, con ricadute a livello europeo e con un elevato impatto economico sul mercato. Gli imprenditori interessati possono presentare il proprio progetto in qualsiasi momento, sono previste ulteriori tre sessioni di valutazione nel 2015, con scadenza 17 giugno, 17 settembre e 25 novembre.
Spiega ancora Pellizzato: “Il Programma prevede due fasi di presentazione, i progetti selezionati per la fase 1 riceveranno un contributo a fondo perduto fino a 50 mila euro a rimborso delle spese sostenute per la verifica della fattibilità tecnologica-finanziaria di un’idea innovativa, mentre per la fase 2 è prevista l’erogazione di un contributo a fondo perduto fino al 70% delle spese sostenute per l’effettiva realizzazione del progetto fino a un massimo di 2,5 milioni di euro”.
In totale, dal lancio del programma nel gennaio 2014 sono state 655 le pmi che sono state selezionate per la fase 1 del programma. Di queste, la maggior parte è di pmi della Spagna (129), seguita da Italia (108) e Regno Unito (81) (vedi qui i risultati).
Nella prima fase della sessione di valutazione dello scorso dicembre sono stati presentati 2.363 progetti di cui ne sono stati selezionati 259 (con 293 imprese beneficiarie, visto che in alcuni casi alcuni progetti sono stati promossi in partnership). Il contributo incassato complessivamente è stato di 12,95 milioni di euro. Per la seconda fase sono stati presentati invece 629 progetti, di cui ne sono stati selezionati 74 (per 94 imprese beneficiarie) e 117, 62 milioni di euro assegnati.
Per quanto riguarda i progetti italiani, sempre nella sessione di fine dicembre la prima fase ha visto la presentazione di 480 progetti, per 49 imprese beneficiarie e 2,45 milioni di euro incassati (50 mila euro per impresa). Per la seconda fase i progetti presentati sono stati 85 e le imprese beneficiarie sono risultate 8 per un contributo complessivo di 7,76 milioni.
Tra i progetti italiani che hanno passato la prima fase e quindi ottenuto il contributo a fondo perduto di 50 mila euro, c’è per esempio quello di La Coro Impianti srl, una società bresciana che progetta, costruisce e installa impianti di aspirazione, depurazione dell’aria e insonorizzazione.
“Abbiamo partecipato al bando per realizzare un impianto pilota di cogenerazione di dimensioni compatte per la valorizzazione della pollina, che diventa così un combustibile bio per la produzione di energia elettrica e termica negli allevamenti, eliminando il grave problema attuale dello smaltimento”, ha spiegato a BeBeez Guido Corini, cofondatore della società insieme al fratello Dario, aggiungendo che “la tecnologia verrà testata per piccoli allevamenti avicoli, per i quali al momento non esistono soluzioni simili economicamente fattibili sul mercato. Il sistema innovativo, con alcune modifiche, sarà applicabile anche ad altri tipi di biomasse provenienti dalla filiera agroalimentare”.
A settembre verrà presentato alla Commissione europea il progetto di fase 2 per il finanziamento dell’impianto pilota, il cui investimento previsto sarà di circa 2 milioni di euro.
Il progetto costituisce un’ottima opportunità di business per il piccolo gruppo che oggi si compone di tre aziende: la Coro Impianti srl, che opera nel risparmio energetico e antinquinamento ambientale industriale e fattura oltre 3,5 milioni di euro; la Air Brescia srl, con un fatturato di oltre 1,5 milioni, specializzata in areazione e condizionamento, partecipata anche da altri soci minoritari che curano la produzione, mentre l’attività amministrativa si svolge presso la sede de La Coro Impianti; infine la G&G Termoventilazione srl con un fatturato di 500 mila euro.
Il piano industriale che supporta il progetto presentato alla Commissione Ue, prevede infatti la produzione di 10 impianti nel 2016 per un fatturato di una decina di milioni, sino ad arrivare a una produzione di 200 impianti nel 2020 per 100 milioni di fatturato.
E questo perché, secondo Corini, “si tratta di una soluzione che al momento non esiste e di cui invece tutti gli allevatori di piccole e medie dimensioni potrebbero beneficiare. A oggi gli impianti utilizzati per riscaldare i singoli capannoni di un allevamento con 4-5 capannoni sono tutti indipendenti e quindi non avevano una potenza sufficiente per poter anche essere sfruttati per generare energia elettrica. Il nostro progetto, invece, è quello di creare un impianto centralizzato, il quale oltre a riscaldare produca appunto anche energia che possa essere utilizzata per autoconsumo e/o immessa nella rete e venduta”.
Se non ci fosse stata la possibilità di finanziare questo progetto con i fondi europei, ha concluso Corini, “probabilmente avremmo provato ugualmente a finanziarlo, ma con tempi più lunghi e probabilmente su scala ridotta. Certo per partecipare a questo tipo di bandi bisogna prepararsi per tempo. Noi abbiamo iniziato l’estate scorsa e la domanda per la prima fase l’abbiamo presentata a dicembre. Adesso ci prepariamo per la sessione di settembre in cui speriamo di passare anche la seconda fase”.