Grazie ai supernumeri del bilancio 2014, Panini spa potrebbe rispolverare il progetto di aprire il capitale ai fondi di private equity. Lo ha scritto Italia Oggi nei giorni scorsi, precisando che la storica azienda produttrice di figurine di calciatori ha chiuso un anno eccezionale sotto il profilo della redditività, grazie all’effetto dei mondiali del Brasile, che ha trainato le vendite con l’edizione straordinaria della collezione dedicata al Mundial e venduta in oltre 125 paesi. Un fatto che non è una novità nella storia della Panini: negli anni dei Mondiali di calcio e delle Olimpiadi i numeri dell’azienda sono sempre cresciuti in maniera importante, anche del 20%.
L’azienda di Modena, tramite la Id4 Investimenti fa riferimento da una parte alla Fineldo (finanziaria della famiglia Merloni) e dall’altra all’amministratore delegato Aldo Hugo Sallustro. Il fatturato consolidato di Id4 è lievitato a oltre 758 milioni (da 547,7 milioni del 2013) e l’ebitda è stato di ben 198 milioni dai soli 44,5 milioni del 2013, con un utile netto salito a 125 milioni dai 6,4 milioni del 2013. Il tutto con un debito verso le banche sceso a 41 milioni dai precedenti 148 milioni. Una differenza enorme tra i due anni, che l’azienda commenta così nella relazione al bilancio: “In generale, le diverse attività del gruppo si sono incrementate, sia nel fatturato che nel margine operativo di riferimento; appare impossibile il confronto con l’anno precedente per il già ampiamente commentato effetto, sul 2014, dei Campionati Mondiali di Calcio”.
Detto questo, non è certo la prima volta che per Panini si parla di private equity. Già nel 2008 il Corriere della Sera aveva scritto che Hugo Sallustro avesse chiamato Mediobanca per trovare un socio di minoranza che finanziasse la crescita all’estero per acquisizioni, visto che il gruppo era già molto levereggiato (oltre 300 milioni di debiti, con il rifinanziamento dell’ arranger Intesa Sanpaolo a inizio 2008). Allora si era parlato dell’interesse da parte di Tpg, Apax, Candover,Bridgepoint e Clessidra. L’operazione poi non era andata in porto e Panini era andata avanti da sola.
Poi a luglio 2013 Il Sole 24 Ore aveva scritto che gli azionisti di Panini avevano deciso di cedere il controllo ai private equity. Questa volta al lavoro sul dossier c’era l’advisor Nomura e a manifestare interesse era stato un nutrito gruppo di fondi di private equity (da Clessidra a Carlyle, ad Axa Private Equity). A settembre 2013 sempre il Il Sole 24 Ore scriveva che in corsa erano rimasti CVC e BC Partners. Il nodo, però, era come sempre il prezzo: i venditori valutavano il gruppo attorno a un miliardo di euro, sulla base di un fatturato 2012 di oltre 600 milioni e di un ebitda di 100 milioni.