Rottapharm non andrà a Piazza Affari. Lo ha comunicato ieri il gruppo farmaceutico con una nota (scarica qui il comunicato stampa), nel giorno di chiusura dell’offerta di vendita delle azioni da parte del socio unico Fidim srl (la holding della famiglia Rovati).
La nota spiega che la società «ritiene, d’intesa con i coordinatori dell’offerta globale di vendita ed il responsabile del collocamento, che non si siano verificate le condizioni per un’operazione che rispecchi oggi il valore intrinseco della società, anche alla luce della sfavorevole situazione del mercato mobiliare domestico e internazionale che hanno determinato un repentino cambiamento nelle aspettative degli investitori sugli assets europei ed in particolare dell’Europa meridionale».
In sostanza, sebbene il business di Rottapharm sia solido e testato, gli investitori non si sono dimostrati particolarmente caldi sull’offerta, che avrebbero coperto a un prezzo giudicato troppo basso dai Rovati. I mercati finanziari negli ultimi due giorni hanno in effetti cambiato direzione e l’affollamento di ipo a livello europeo ha reso gli investitori molto più sensibili al prezzo di quanto non fossero prima. L’intervallo indicativo dell’offerta, che doveva portare il gruppo guidato dall’ad Luca Rovati al debutto in Borsa il 16 luglio, era stata fissata a 7,25-9 euro, attribuendo alla società una capitalizzazione tra 1,45 e 1,8 miliard (si veda altro articolo di Bebeez).
Per la seconda volta, dunque, il sogno della quotazione si infrange. Giusto due anni fa i Rovati avevano prima intessuto trattative serrate con i fondi di private equity Clessidra e Avista e poi avevano accarezzato l’ipotesi di ipo, per arrivare infine ad archivare il tutto e a rifinanziare l’intero debito finanziario con l’emissione di un bond da 400 milioni di euro nel novembre 2012.