Il caffè Segafredo ci riprova. Dopo aver rinunciato a proseguire nei preparativi dell’ipo a Piazza Affari lo scorso autunno, visti i terribili chiari di luna che avevano portato varie società a ritirarsi a raccolta già avviata, ora Massimo Zanetti Beverage Group, il gruppo produttore di caffè che possiede il noto marchio Segafredo, è pronto per ritentare l’avventura in primavera inoltrata.
Lo ha detto ieri Pilar Braga, direttore Segafredo Zanetti Australia e Nuova Zelanda, durante un convegno sul Food in Borsa italiana, precisando che lo sbarco in Borsa potrebbe avvenire “entro il 15 maggio”, con un flottante che potrebbe arrivare “fino al 30% del capitale”, quindi in linea con quanto era già previsto lo scorso autunno, quando si parlava di un 30-35% di flottante.
Allora di parlava anche di un’offerta mista di vendita e sottoscrizione, con una quota di aumento di cpaitale da circa 150 milioni di euro. Massimo Zanetti Beverage Group è oggi interamente controllato dalla famiglia Zanetti e può contare su oltre 50 società tra controllate e consociate nel mondo e partner industriali e commerciali in oltre 100 Paesi.
Pilar Braga ha spiegato: “Lo scorso anno abbiamo sospeso il processo su consiglio dell’advisor”. Tuttavia l’intenzione di quotarsi è rimasta, perché, ha continuato Braga, le risorse che deriveranno dall’ipo “prepareranno il gruppo per il futuro” in vista di possibili “acquisti” (si veda altro articolo di BeBeez). Tra gli altri obiettivi, anche “l’accesso al credito e la maggiore visibilità sul mercato”, aspetti che “contraddistinguono” le aziende quotate.
Allora coordinatori globali dell’offerta erano stati nominati Banca Imi e BnpParibas che, unitamente a BB&T Capital Markets, avrebbero agito anche come joint bookrunner.
Come anticipato da MF-Milano Finanza lo scorso agosto, l’azienda trevigiana, poco prima di presentare la domanda di ammissione a Borsa Italiana e Consob per l’opvs (si veda qui il comunicato stampa), aveva definito lo spin-off delle partecipazioni nelle società estere attive nella coltivazione, lavorazione, esportazione del caffè verde (quello crudo) e delle relative attività di trading. Tali attività sono state raccolte in una newco, Mz Green Coffee Group, che continua a far capo alla famiglia. Una scelta che è stata fatta allora per evitare di quotare anche le attività ritenute più volatili perché legate all’andamento del mercato delle materie prime e alle oscillazioni delle valute.
Così sul mercato sarebbe dovuto andare un gruppo un po’ più snello, con un fatturato di circa 750 milioni di euro rispetto al miliardo con cui il gruppo ha chiuso il 2013, ma con un ebitda più alto dei 63 milioni registrati quell’anno.