Una parte del prezzo di acquisto di Pioneer Investment potrebbe essere pagata in azioni della nuova entità derivante dalla fusione tra le due case di asset management per una quota del 10% del valore di 900 milioni di euro. Lo scrive oggi MF Milano Finanza, riferendo quando riportato ieri dal francese Agefi Quotidien.
La tesi si basa sul fatto che Crédit Agricole, che controlla Amundi al 75%, aveva già dichiarato nei giorni scorsi che è disposta a diluirsi sino ai due terzi nel capitale dell’asset manager. Inoltre gli analisti di Jeffries ed Exane nei giorni scorsi hanno sottolineato che Amundi non sarebbe nelle condizioni di pagare cash gli oltre 3 miliardi di euro promessi per Pioneer e che a Unicredit farebbe comunque comodo mantenere un piede nella nuova entità, per conservare un controllo sulla rete di distribuzione e partecipare alla crescita del nuovo gruppo.
Teoricamente Unicredit potrebbe quindi detenere una partecipazione del 10% nella nuova entità per un valore di 900 milioni di euro e portare a casa il resto cash, mantenendo comunque un buon effetto in termini di CET1 ratio. A questo punto, visto che Amundi oggi ha capitale in eccesso per 1,5 miliardi, dovrebbe trovare almeno altri 600 milioni per arrivare ai 3 miliardi o sino a un miliardo per arrivare ai 3,2-3,4 miliardi di cui si è parlato nelle scorse settimane (si veda altro articolo di BeBeez), probabilmente facendo ricorso al debito.
L’annuncio della trattativa in esclusiva con Amundi è stato dato lunedì 5 dicembre da Unicredit (si veda qui il comunicato stampa). L’offerta di Amundi era quella più alta a essere stata recapitata sul tavolo degli advisor. Tuttavia, favorita sino alla fine sembrava Poste Italiane (in cordata con Cdp e Anima Holding). Tra gli altri pretendenti in corsa c’erano anche l’australiana Macquarie e Ameriprise Financial (che controlla Threadneedle Asset Management), mentre Aberdeen Asset Management si era sfilata perché, aveva detto, le cifre che circolavano erano troppo elevate. Ad aver superato la prima selezione erano state anche Generali, Axa e Allianz.
Ai fini dell’accordo con Banco Santander, in cordata con Warburg Pincus e General Atlantic, poi saltato, Pioneer era stata valutata 2,75 miliardi, incluso il debito, cioé poco più di 10 volte l’ebitda atteso per il 2014 di 270 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).