La pressione fiscale locale sulle imprese è aumentata di circa l’1% nel 2015, dopo aumenti più marcati, attorno al 3-3,5%, registrati nel 2014 e che per i 4 anni 2012-2015 salgono complessivamente al 9,6%.
E’ il risultato del 4° Rapporto sulla fiscalità locale nei territori di Milano, Lodi e Monza Brianza presentato ieri a Milano nella sede di Assolombarda (scarica qui la presentazione), che ha preso in conisderazione 100 comuni dell’area, mettendo a confronto i valori delle imposte che gravano sugli immobili di impresa (uffici e capannoni industriali), quali Imu, Tasi , Tari, oneri di urbanizzazione e addizionale Irpef.
Ma se questi sono i dati medi, i dati dei singoli comuni risultano molto variegati e soprattutto il peso fiscale sopportato nei comuni in cui la fiscalità è più pronunciata è praticamente il doppio di quello sopportato nei comuni fiscalmente meno cari.
Per operare i confronti si sono presi in considerazione, da un lato, un capannone industriale-tipo, localizzato in una zona periferica del comune, che copra un’area complessiva di 10 mila mq e superificie coperta di 5 mila mq, e dall’altro, un ufficio-tipo, in una palazzina localizzata in una zona semicentrale del comune, con 500 mq di superficie 20 vani. Il tutto ipotizzando, ai fini del calcolo dell’addizionale Irpef, un dipendente medio con 30 mila euro di reddito imponibile.
Così, se in media l’anno scorso per l’ufficio-tipo le imposte locali sono ammontate a 7.785 euro (+9,1% dal 2012) e per il capannone-tipo a 40.176 euro (+9,7% dal 2012), si scopre che, escludendo gli oneri di urbanizzazione, l’anno scorso per lo stesso ufficio a Milano si è pagato il massimo di 16 mila euro e per il capannone il massimo di 61 mila euro. Di più. Soltanto considerando Ici/Imu e Tasi, lo stesso capannone a Milano che nel 2010 pagava 14.175 euro, l’anno scorso ha pagato 42.014 euro, cioè il 196,4% in più. E ancora più marcato è stato l’aumento del peso fisacle sugli uffici, che a Milano pagavano nel 2010 solo 3.714 euro e l’anno scorso hanno pagato 13.551 euro, cioé il 264,86% in più.
D’altra parte anche sul dato aggregato per il 2015 la somma di Imu e Tasi (calcolate sulla stessa base imponibile) è cresciuta in media dell’1,6% per gli uffici e del 2,1% per i capannoni industriali, ma considerando il quadriennio 2012-2015, l’effetto è significativo con una crescita degli importi dell’11,2% per gli uffici e addirittura del 21,9% per i capannoni.
In generale il livello della pressione fiscale per gli uffici e per i capannoni è aumentato in 45 comuni e diminuito in 38 comuni. Il Rapporto mette in luce che, tra i comuni con il livello di pressione fiscale più alto (escludendo gli oneri di urbanizzazione), Milano è al primo posto seguito da Sesto San Giovanni, Rozzano, Bollate e Cologno Monzese; Monza si colloca al 6° posto della classifica generale ma al primo in quella dei comuni della Brianza. Le amministrazioni più piccole si confermano invece le più virtuose: Cornate d’Adda, Liscate, Bellusco (comune più virtuoso della Brianza), Tribiano e Trezzo sull’Adda.
L’IMU è sostanzialmente stabile per gli uffici e si riduce leggermente per i capannoni industriali.
Il risultato, dunque, non è confortante e Carlo Bonomi, vicepresidente di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza con delega al credito, finanza e fisco, ha ammesso che “c’è il rischio che le imprese cambino i loro piani anche tenendo conto del diverso impatto fiscale. Il rischio non riguarda le imprese che hanno già uffici e stabilimenti operativi in un Comune, ma quelle che stanno pianificando nuovi investimenti o nuove aperture”. Insomma, si può innescare una sorta di concorrenza fiscale come accade da tempo negli Usa tra diversi Stati.