Nei primi 4 mesi del 2024 in Italia il numero complessivo di nuove procedure aperte nei tribunali (dopo la riforma del Codice della Crisi e dell’Insolvenza-CCII i fallimenti lasciano il posto alle liquidazioni giudiziali) è aumentato del 16%. Si parla di 2.862 pratiche aperte, rispetto alle 2.469 procedure aperte nel primo quadrimestre 2023, continuando il trend di crescita dal 2022. Il dato emerge da Berry Sea, l’Osservatorio realizzato da Berry srl (ex Cherry srl) che ha analizzato l’attività del primo quadrimestre del 2024 dei tribunali fallimentari nazionali con un focus sulle prime venti sezioni per volume di attività, che aprono oltre il 50% delle procedure di tutta Italia (140 tribunali), ovvero: Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Busto Arsizio, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Modena, Monza, Napoli, Padova, Roma, Torino, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza (si veda qui il comunicato stampa).
L’analisi di Berry Sea, condotta su venti sezioni dei tribunali fallimentari più attive in Italia, rivela che Roma è il primo tribunale per numero di nuovi procedimenti aperti (232), nonostante un calo del 12% rispetto ai primi quattro mesi del 2023. Seguono Milano con 228 nuovi procedimenti (-5%) e Torino con 135 (+65%). I tribunali di Verona (+147%) e Genova (+82%) registrano gli aumenti percentuali più significativi, mentre Cagliari (-19%) è tra i pochi a segnare un calo.
Però, nonostante un quadro economico negativo che incidono sull’andamento delle aziende, i tempi di chiusura della giustizia fallimentare migliorano e lo si vede dal calo del numero dei procedimenti pendenti, che proprio in virtù del loro stato indefinito sono un trend che allontana potenzialmente gli investimenti. Il numero complessivo di fallimenti pendenti al 30 aprile 2024 è diminuito del 9%, attestandosi a 43.503 rispetto ai 47.675 di fine 2023. Tuttavia, la Lombardia si conferma come la regione con il maggior numero di liquidazioni giudiziali aperte (560), seguita da Lazio (354) e Veneto (277).
A livello regionale, l’Abruzzo ha registrato l’incremento più significativo di nuove liquidazioni giudiziali (+88%), mentre il Molise ha visto il calo più rilevante (-36%). Il clearance rate, ovvero il rapporto tra le procedure chiuse e quelle aperte, mostra un trend positivo a livello nazionale, con 4.192 chiusure rispetto a 2.862 aperture. Le Marche si distinguono con un clearance rate del 163%, seguite da Umbria (93%) e Campania (76%). Uniche eccezioni con un tasso negativo sono Trentino-Alto Adige (-49%) e Piemonte (-4%).
Giacomo Fava, Lead AI Engineer di Berry Srl, ha dichiarato: “Il primo quadrimestre del 2024 attesta un andamento positivo, nonostante l’aumento delle nuove procedure aperte. Si registra infatti quasi il doppio di pratiche chiuse rispetto le nuove sopravvenute. Consolidata ormai la transizione dai fallimenti alle nuove liquidazioni giudiziali, secondo il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII), nel periodo preso in esame il dato relativo l’ammontare di nuove iscrizioni registra un incremento rispetto le aspettative post CCII”.
Berry è quindi la ex Cherry, fintech che fornisce servizi basati su intelligenza artificiale agli operatori del credito di cui è co-fondatore l’ex ad di Banca Ifis Giovanni Bossi. La piattaforma Bit di Berry è in grado di analizzare rapidamente portafogli di crediti deteriorati, fornendo una data remediation approfondita. L’azienda opera anche nel settore real estate tramite Brick, un tool che offre servizi di scouting di affari immobiliari tramite aste in Italia e di gestione dei crediti fiscali derivanti da procedure concorsuali.
Ricordiamo che nell’intero 2023, a livello nazionale, il numero complessivo di nuove procedure fallimentari aperte (sommando le liquidazioni giudiziali ai fallimenti ante riforma del Codice della Crisi e dell’Insolvenza-CCII) era aumentato del 26%, con 7.737 pratiche sopravvenute suddivise in 7.305 liquidazioni giudiziali e 432 fallimenti, rispetto ai 6.159 fallimenti del 2022, tornando così sui volumi del 2020 e 2021 (si veda altro articolo di BeBeez).
Una decina di giorni fa, invece, Cribis, società del gruppo CRIF specializzata nella business information che ha pubblicato l’Analisi sulle Liquidazioni giudiziali aggiornata a marzo 2024, indicava in 2.104 le imprese italiane che hanno dichiarato fallimento nei primi tre mesi del 2024, un valore in crescita a doppia cifra (+12,6%) rispetto allo stesso periodo del 2023 (1.868), ma comunque in netta diminuzione (-26,61%) rispetto al primo trimestre del 2019 (pre-pandemia), quando il numero era pari a 2.867 (si veda altro articolo di BeBeez). Per quanto riguarda i settori con il maggior numero di società in liquidazione giudiziale, dai dati Cribis è emerso che è il commercio quello che soffre maggiormente con 685 liquidazioni giudiziali, seguito dai servizi(464), dall’edilizia (399) e dall’industria (352).
A proposito di fallimenti, i tempi sono bui la famiglia Garnero-Santanché. Accanto alle vicissitudini del ministro del turismo Daniela Santanché, con le inchieste che ruotano attorno a Visibilia, in questi giorni è arrivata anche la liquidazione giudiziale dell’Unione Corrieri Cuneesi, società fondata nel 1984 dal papà della Santanchè Ottavio Garnero, e fino a qualche settimana fa almeno formalmente nelle mani del fratello Massimo Garnero, per quando fosse inattiva dal 2016.
E anche l’azienda di lingerie di lusso La Perla Manufacturing srl solo adesso intravede la luce in fondo al tunnel con l’apertura della procedura di amministrazione straordinaria decretata dieci giorni fa dal Tribunale di Bologna. La società ha infatti scongiurato la liquidazione per un soffio (si veda altro articolo di BeBeez). Secondo indiscrezioni, ci sarebbero quattro soggetti interessati, tra cui una società italiana, e anche il fondo olandese Tennor Holding BV (ex Sapinda Holding) di proprietà del finanziere tedesco Lars Windhorst tramite la controllata Lilac Holding Lux sarl (si veda altro articolo di BeBeez). Quest’ultimo era stato estromesso dalla gestione proprio dal Tribunale di Bologna lo scorso 1° febbraio, quando il giudice delegato Maurizio Atzori aveva dichiarato lo stato di insolvenza dell’azienda (si veda altro articolo di BeBeez).