Dopo un 2019 che aveva registrato una forte crescita degli investimenti realizzati unicamente dai business angel italiani, come singoli o in syndication con altri angeli, quando si era segnato un +32,7% in termini di capitali investiti a quota 52,7 milioni di euro spalmati su 88 società (si veda altro articolo di BeBeez), nel 2020, nonostante l’emergenza Covid-19, il livello di attività degli angeli si è mantenuto molto elevato e ai livelli dell’anno prima per quanto riguarda l’entità degli investimenti, che si sono attestati a 51 milioni di euro, mentre in termini di numero di società target oggetto di investimento, questo è addirittura aumento a 96, confermando un trend che nell’ultimo triennio ha visto una crescita del 30%. Sono i numeri che emergono dall’indagine annuale condotta da IBAN, l’Italian Business Angels Network, con la supervisione scientifica del professor Vincenzo Capizzi dell’Università del Piemonte Orientale e della SDA Bocconi (si vedano qui il comunicato stampa e qui il report completo).
La survey mostra inoltre che circa il 95% delle operazioni sono state condotte da investitori italiani, per un numero medio di 11 business angel per ogni deal, confermando la tendenza già rilevata negli anni precedenti, anche in ambito internazionale, che vede i business angel unirsi in cordate (syndication) per aumentare l’apporto finanziario complessivo, ridurre i costi individuali di transazione e il rischio in caso di insuccesso dell’operazione.
Ma accanto a operazioni portate avanti esclusivamente dagli angeli, continuano ad affiancarsi anche interventi in simbiosi con i fondi di venture capital oppure attraverso le piattaforme di equity crowdfunding. Con una raccolta complessiva per le startup e le scaleup dove hanno investito i business angel di 402,5 milioni.
Sul primo fronte, quello degli investimenti in syndication con i fondi di venture capital, si è registrato un aumento sostanziale dell’attività con un +41,3% a 325 milioni di euro spalmati su 108 società dai 230 milioni del 2019 per 51 società, così come emerge dai dati di BeBeez, che ha collaborato alla ricerca. Complessivamente gli investimenti di venture capital in senso lato e quindi condotte da fondi, holding di investimento, aziende corporate, business angel e crowd di piattaforme di equity crowdfunding, sempre secondo i calcoli di BeBeez nel 2020 avevano raggiunto quota 780,5 milioni di euro nel 2020 in 306 round, comprensivi di circa 75 milioni di euro di venture debt (si veda qui il Report Venture 2020 di BeBeez, disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data).
Sul fronte delle operazioni condotte invece dai business angel sulle piattaforme di equity crowdfunding, l’anno scorso sono state mappate 101 operazioni (dalle 27 del 2019) per un totale di 26,5 milioni, in netto rialzo dagli 1,3 milioni dell’anno prima, con un investimento medio per angel di poco superiore ai 12mila euro (fonte: Osservatorio Crowd-Investing della School of Management del Politecnico di Milano).
Tra le altre evidenze della ricerca, si segnala che nel 2020, in linea con il 2019, gli investitori hanno privilegiato nettamente le società in fase di startup (57%) rispetto a quelle in fase seed (43%). Inoltre, in generale sono diminuiti gli importi medi investiti e contemporaneamente sono aumentate le società target oggetto dell’investimento: più del 50% degli investimenti realizzati nel 2020 infatti è stato inferiore a 100mila euro (42% nel 2019) e solo il 5% ha superato i 500mila euro (26% nel 2019), mentre in media business angel hanno investito in ogni società target circa 50 mila euro.
Dall’Indagine IBAN emerge infine che il business angel-tipo è un manager o un imprenditore, con un patrimonio mobiliare inferiore ai 2 milioni di euro, che investe in modo non prevalente (meno del 10% del proprio patrimonio per il 73% del campione) in operazioni di angel investment. La percentuale investita individualmente raramente supera il 15% del capitale della società target e gli investimenti sono multipli: all’inizio del 2020 il portafoglio dei business angel è composto in media da 6 aziende.
Paolo Anselmo, presidente di IBAN, ha commentato: “È interessante rilevare come in più del 50% dei casi i Business Angel dichiarino di avere un grado di coinvolgimento medio o alto nella vita quotidiana delle startup, con visite in azienda frequenti, e un apporto soprattutto in termini di contatti presso la business e financial community (24%) e di competenze di tipo strategico (22%). Nonostante la pandemia il 2020 è stato un anno dinamico per l’angel investing italiano che non solo ha contribuito a immettere capitali nell’intero comparto dell’innovazione, ma ha anche ottenuto importanti risultati, come le detrazioni fiscali previste dal Decreto Rilancio e il riconoscimento come investitori qualificati dell’ecosistema dell’innovazione. Tutti passi avanti molto importanti. Un ulteriore segnale di dinamismo e vivacità che abbiamo riscontrato è stato il significativo incremento del numero dei soci iscritti a IBAN, che nel corso dell’ultimo anno sono aumentati di oltre 120 unità”.