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La tanto attesa norma sulla dematerializzazione delle quote delle srl è finalmente in dirittura di arrivo. La norma è infatti inserita all’art. 3 del disegno di legge varato ieri dal Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, che introduce interventi a sostegno della competitività dei capitali (si veda qui il comunicato stampa e qui il testo dell’ultima bozza circolata).
La dematerializzazione delle quote di pmi srl comporterebbe come noto il vantaggio di poterle “registrare” su di un dossier titoli aperto presso la propria banca e di farle oggetto di trasferimento come oggi si fa con le azioni quotate per mezzo di normali annotazioni tra intermediari finanziari. E’ chiaro quindi che la dematerializzazione da un lato darebbe certamente un impulso decisivo al fenomeno dell’equity crowdfunding, aprendo definitivamente le porte ai cosiddetti mercati secondari delle quote e dall’altro permetterebbe alle quote di srl di divenire più facilmente oggetto delle facilitazioni fiscali previste dai PIR alternativi e, a livello di sistema, più facilmente oggetto di servizi di investimento. E’ vero comunque anche che sul mercato c’è anche chi ritiene che nella realtà già la normativa esistente, interpretata opportunamente, permetterebbe la dematerializzazione (si veda altro articolo di BeBeez). Tuttavia è evidente che una norma ad hoc sgombrerebbe il campo una volta per tutte da equivoci.
Lo stesso testo di disegno di legge approvato ieri, all’art. 22, estende anche la portata dello strumento Patrimonio rilancio, costituito dalla Cassa Depositi e Prestiti, per sostenere le imprese italiane con fatturato superiore a 50 milioni di euro, previsto dall’art. 27 del Decreto Rilancio (si veda altro articolo di BeBeez) e operativo dal luglio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). Il disegno di legge, infatti, si legge nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi, estende lo strumento anche” alle società nate da fusioni o scissioni ma con bilanci certificati e alle imprese che non abbiamo subito sanzioni o sentenze di condanna”.
Più in generale, continua la nota, il disegno di legge approvato ieri, costituisce una riforma organica volta a incentivare la quotazione delle società e diffondere l’azionariato della Borsa italiana, anche al fine di sostenere le imprese che puntano a crescere e ad aumentare la propria competitività mediante il ricorso al mercato dei capitali. Il disegno di legge semplifica le procedure di ammissione alla negoziazione, riduce gli oneri a carico delle aziende che intendono quotarsi ed estende la classificazione di piccole e medie imprese emittenti azioni quotate, innalzando il tetto della capitalizzazione massima da 500 milioni a un miliardo di euro. Inoltre, riforma la disciplina degli emittenti di strumenti finanziari diffusi e modifica le regole in tema di responsabilità del collocatore e di offerta fuori sede.
In tema di redazione del bilancio si prevede la facoltà, per le società aventi azioni su sistemi multilaterali di negoziazione, di adottare i principi contabili internazionali. Per facilitare la partecipazione degli investitori istituzionali nei mercati regolamentati è estesa la qualifica di investitore professionale di diritto privato anche agli enti previdenziali privati e privatizzati. Sono introdotte inoltre norme innovative in materia di svolgimento delle assemblee di società per azioni quotate, di esercizio dei diritti di voto plurimo e di flottante.
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