E’ operativo Patrimonio Rilancio, lo strumento del Ministero dell’Economia e delle Finanze, gestito da Cassa Depositi e Prestiti, per sostenere le imprese italiane con fatturato superiore a 50 milioni di euro, previsto dall’art. 27 del Decreto Rilancio (si veda altro articolo di BeBeez). Lo hanno annunciato nei giorni scorsi Cdp e il MEF.
Ricordiamo che l’Assemblea di Cassa Depositi e Prestiti aveva approvato la costituzione del Patrimonio Rilancio a fine maggio (si veda altro articolo di BeBeez) e che il Consiglio di amministrazione di Cdp aveva approvato la proposta di costituzione di Patrimonio Rilancio la settimana prima (si veda altro articolo di BeBeez). Il 10 marzo, invece, era stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto attuativo del MEF relativo alle regole di funzionamento del fondo. Il decreto è in vigore dallo scorso 25 marzo. Il Decreto ministeriale ha definito i requisiti di accesso, le condizioni, i criteri e le modalità degli interventi e prevede un approccio a doppio binario per gli investimenti (si veda altro articolo di BeBeez).
In particolare, il Patrimonio Rilancio prevede i seguenti ambiti di operatività:
- Fondo Nazionale Supporto Temporaneo: interventi temporanei in aziende che hanno subìto impatti derivanti dall’emergenza Covid-19, coerenti con le misure previste dalla Commissione Europea nel “Quadro Temporaneo per le misure di aiuti di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del Covid-19″
- Fondo Nazionale Strategico: investimenti di lungo periodo, con il coinvolgimento di altri investitori di mercato, in imprese caratterizzate da solide prospettive di crescita, per supportarne i piani di sviluppo
- Fondo Nazionale Ristrutturazioni Imprese: interventi in aziende caratterizzate da temporanei squilibri patrimoniali e finanziari, ma con adeguate prospettive di redditività futura.
Tra i primi dossier allo studio ci sarebbe l’investimento nel gruppo PSC, al fine di finanziare la creazione di un “polo italiano dell’impiantistica”. PSC Partecipazioni è un gruppo specializzato nel settore dell’impiantistica elettromeccanica e termica con sede a Roma, fondato nel 1958 da Emidio Pesce e guidato oggi dai figli Umberto e Angelo. PSC è controllata dalla famiglia Pesce, partecipato al 9,6% da Simest dal 2015 (si veda altro articolo di BeBeez) e al 10% da Fincantieri.
Vista la presenza nel capitale di PSC di questi soggetti a partecipazione pubblica, il progetto si può leggere come “operazione di sistema”. Obiettivo del presidente Umberto Pesce, infatti, è quello di trasformare PSC in una piattaforma di aggregazione nel settore delle infrastrutture, un po’ come WeBuild sta facendo nel settore delle costruzioni, con il supporto di Cdp (si veda altro articolo di BeBeez). Tassello importante del progetto è l’acquisizione di Italtel.
Lo scorso marzo, come noto, il tribunale di Milano ha ammesso la società di infrastrutture tlc controllata da Exprivia alla procedura di concordato preventivo, sulla base di un piano presentato dalla società stessa e che vede PSC nel ruolo di assuntore (si veda altro articolo di BeBeez). PSC, quindi, assumerà tutte le attività e tutte le passività di Italtel, sulla base di precisi accordi di stralcio del debito. L’offerta di PSC Partecipazioni, resta comunque subordinata all’approvazione della proposta concordataria da parte dei creditori e poi all’omologa da parte del Tribunale di Milano, prevista per fine anno o gennaio 2022. Nell’ambito dell’offerta, PSC si è impegnata a investire 35 milioni di euro e il co-investitore TIM altri 9 milioni, con PSC che si è comunque fatta garante dell’investimento di TIM, se quest’ultima non dovesse poi portare a termine il suo investimento. Un impegno complessivo, quindi, per PSC, di 44 milioni di euro. Nel frattempo, poi, PSC si è assicurata anche la disponibilità a partecipare all’operazione da parte di Clessidra sgr. Umberto Pesce, in un’intervista a Il Sole 24 Ore lo scorso 14 giugno, ha infatti dichiarato che “Italtel sarà un’operazione a tre: oltre PSC, che ha la maggioranza e Tim, che avrà il 18%, Clessidra ci ha dato fiducia aprendo alla possibilità di intervenire nell’azionariato della newco. Per effetto dell’ingresso di Clessidra la quota di TIM si è diluita dal 25 al 18 per cento”.
PSC è abituata a gestire special situation, dato che al suo attivo ha già il turnaround di Atisa (azienda del gruppo che produce e fornisce fancoils e unità di trattamento aria in ambito civile e navale) e soprattutto di Alpitel, che sta finalmente imboccando la strada del rilancio (si veda altro articolo di BeBeez). E’ proprio grazie all’acquisizione di Alpitel che il gruppo PSC è entrato a pieno titolo nel settore delle tlc, acquisendo importanti clienti come Telecom, Open Fiber, Vodafone e TIM Brasile per il tramite della controllata Alpitel Brasile.
Un altro tassello del progetto del polo dell’impiantistica potrebbe essere anche Sirti, la società di infrastrutture tlc controllata da Pillarstone Italy. Lo ha detto sempre Pesce a Il Sole 24 Ore, precisando che al momento non ci sono trattative aperte, ma che “se vi fosse interesse a qualche forma di aggregazione, valuteremmo il dossier”.
Per fare tutto questo, Pesce conta sull’aiuto di Patrimonio Rilancio. A Il Sole 24 Ore ha dichiarato che “applicando i parametri della misura ai numeri del gruppo, da Patrimonio Rilancio puntiamo ad avere risorse per circa 70 milioni di euro. Il nostro progetto di polo nazionale punta ad aggregare altre realtà importanti. Man mano che progetteremo le nuove operazioni, anche il fondo Clessidra potrà valutarle e decidere se investire”. Il tutto con l’obiettivo finale della quotazione tra il 2023 e il 2024.
Secondo quanto riferito da Repubblica a inizio giugno, l’intervento da parte di Patrimonio Rilancio in PSC si potrebbe concretizzare nella sottoscrizione di un bond subordinato da 65 milioni di euro a scadenza 7 anni convertibile in azioni PSC a partire dal sesto anno, per una quota di capitale pari al 20-25% del gruppo.
Ricordiamo che PSC si era già assicurata un finanziamento da 75 milioni di euro complessivi a 6 anni garantito da Sace e messo a disposizione da un pool di banche costituito da Unicredit nel ruolo di banca agent e composto da Banco BPM, Cassa depositi e prestiti e Mps Capital Services (si veda altro articolo di BeBeez). Nel giugno 2019 il gruppo aveva invece emesso un minibond da 25 milioni sottoscritto dai fondi di debito di Anthilia Capital Partners sgr, Amundi sgr eRiello Investimenti Partners sgr (si veda altro articolo di BeBeez). Per PSC si trattava della quarta emissione obbligazionaria, dopo altre tre quotate all’ExtraMot Pro. Due bond da 5 milioni di euro ciascuno erano stati emessi a dicembre 2016, uno con scadenza dicembre 2022 e cedola 5% e l’altro con scadenza 2023 e cedola 5,4% (si veda altro articolo di BeBeez). Il bond al 2022 era stato sottoscritto dai fondi Anthilia BIT e Anthilia Parallel gestiti da Anthilia Capital Partners sgr ed è dotato di garanzia da parte del Fei, mentre l’altro bond era stato sottoscritto da Banca Popolare di Sondrio. Nell’agosto 2014 il gruppo Psc aveva invece quotato all’ExtraMot Pro un minibond da 5 milioni di euro a scadenza agosto 2019 con cedola fissa del 6%. Il bond era stato interamente sottoscritto in emissione dal fondo minibond di Finint Investments sgr (si veda altro articolo di BeBeez). A dicembre 2016, poi, contestualmente all’emissione degli altri due bond, la scadenza del primo titolo era stata allungata all’agosto 2021 (si veda qui la sezione del sito di PSC dedicata agli obbligazionisti).
Il bilancio consolidato 2019 di PSC aveva chiuso con 327 milioni di euro di ricavi, un ebitda di 37,4 milioni e un debito finanziario netto di circa a 124,8 milioni, con un portafoglio lavori di 910 milioni.