Eurizon, la sgr del gruppo Intesa Sanpaolo, ha lanciato Eurizon Italian Fund – Eltif, il primo European Long Term Investment Fund in Italia (si veda qui il comunicato stampa).
Si tratta di un fondo chiuso di diritto italiano che vincola l’investimento su un orizzonte temporale di 7 anni. Prevede un investimento di almeno il 70% del portafoglio in long term assets, un’esposizione minima del 50% verso azioni italiane e una massima del 25% in strumenti non quotati. Vista l’illiquidità e la volatilità, il nuovo fondo è destinato a clienti con buona preparazione finanziaria e un patrimonio elevato.
In Italia le norme che introducono gli Eltif hanno poco meno di un anno. Era stato infatti pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 13 febbraio il decreto legislativo del 15 dicembre 2017, n. 233 che adegua la normativa italiana alle disposizioni del Regolamento europeo n. 2015/760 del Parlamento Ue e del Consiglio relativo ai fondi di investimento europei a lungo termine, cosiddetti ELTIFs o European Long-Term Investment Funds (si veda altro articolo di BeBeez). Il decreto è poi entrato in vigore a fine febbraio 2018.
Più nel dettaglio, nel testo del Regolamento Ue viene spiegato che “la definizione di investimento a lungo termine è ampia. Le attività d’investimento ammissibili sono in genere illiquide, richiedono impegni per un certo periodo di tempo e hanno un profilo economico a lungo termine. In quanto titoli non trasferibili, le attività d’investimento ammissibili non hanno accesso alla liquidità dei mercati secondari. Implicano spesso impegni a durata prestabilita che ne limitano le prospettive di commercializzazione. Tuttavia, dal momento che le pmi quotate potrebbero avere problemi di liquidità e di accesso al mercato secondario, esse dovrebbero anche essere considerate imprese di portafoglio ammissibili”.
Il Regolamento Ue sottolinea inoltre che “dovrebbero rientrare nelle attività d’investimento ammissibili le partecipazioni, quali strumenti rappresentativi di equity o quasi-equity, strumenti di debito in imprese di portafoglio ammissibili e prestiti loro erogati, nonché le partecipazioni in altri fondi che si concentrano su attività, quali investimenti in imprese non quotate che emettono strumenti rappresentativi di equity o strumenti di debito per i quali non esiste un acquirente facilmente identificabile. Dovrebbero costituire una categoria di attività ammissibili anche le partecipazioni dirette in attività reali, a meno che non siano cartolarizzate, a condizione che generino flussi di cassa prevedibili, regolari o irregolari, nel senso che possono essere modellati e valutati sulla base di un metodo di valutazione dei flussi di cassa attualizzati. Fra tali attività potrebbero rientrare, a titolo indicativo, le infrastrutture sociali che generano rendimenti prevedibili, come le infrastrutture energetiche, di trasporto e di comunicazione, nonché le strutture nel settore dell’istruzione, sanitarie e di previdenza sociale o gli impianti industriali. Al contrario, attività come opere d’arte, manoscritti, stock di vini o gioielli non dovrebbero essere ammissibili, in quanto di norma non generano flussi di cassa prevedibili”.
In sostanza, quindi, gli Eltif sono stati concepiti per essere la soluzione più adatta per canalizzare i risparmi a lungo termine della clientela del private banking sull’economia reale e in particolare sul private capital. Eurizon è dunque la prima società di asset management che risponde alle sollecitazioni che su questo fronte avevano condotto nei mesi scorsi sia AIFI sia Assofintech (si veda altro articolo di BeBeez), quando entrambe le associazioni, chiedevano al governo di inserire in Legge di Bilancio 2019 incentivi fiscali a favore degli strumenti di investimento di private capital.
Tornarndo a Eurizon, il nuovo Eltif si affianca ai Pir, lanciati da Eurizon nel 2017 verso cui sono confluiti circa un terzo dei 15 miliardi di euro raccolti complessivamente dal sistema. I Pir di Eurizon (Eurizon Progetto Italia 20, Eurizon Progetto Italia 40 e Eurizon Progetto Italia 70) sono stati studiati con tre diverse formule per coprire le diverse esigenze degli investitori creando tre fondi comuni differenziati per profilo di rischio: conservativo, moderato e dinamico, con un peso azionario crescente rispettivamente al 20, al 40 e al 70% (si veda altro articolo di BeBeez).
Il nuovo fondo conferma l’impegno del Gruppo Intesa Sanpaolo a favore delle pmi, finanziando più di 200mila aziende strutturate e supportando lo sviluppo di 2500 startup iscritte ai programmi del Ministero dello Sviluppo Economico. Nel corso del 2018, Intesa Sanpaolo ha investito ben 1,6 miliardi di euro in oltre 100 operazioni di finanza strutturata confezionate dal team di finanza strutturata e advisory per le pmi (si veda altro articolo di BeBeez).