Tra luglio e settembre in italia sono fallite 3 mila imprese, che, sommate a quelle fallite nel primo semestre, arrivano a 11 mila (+12% sui primi nove mesi del 2013). Il calcolo è di Cerved (scarica qui il report sui fallimenti), che evidenzia che i fallimenti sono aumentati in tutto il territorio italiano con tassi a due cifre, compresi tra 13 e 14%, a eccezione che nel Nord Est, area in cui il numero di procedure è aumentato soltanto del 4,4% nel periodo.
Contemporaneamente le richieste di concordato in bianco sono crollate. Nel terzo trimestre del 2014 si contano 500 domande di concordato in bianco, un calo del 29% rispetto a quanto osservato nello stesso periodo del 2013 (primo trimestre a risentire degli effetti delle modifiche di legge che hanno introdotto la facoltà per i tribunali di nominare un Commissario giudiziale a monitoraggio della condotta del debitore). Sull’orizzonte dei 9 mesi, invece, il calo è stato addirittura del 40,7%, a quota 2,2mila.
La forte riduzione dei concordati in bianco si è riflessa sul numero di ‘veri’ concordati preventivi, quelli comprensivi di piano di risanamento, che sono calati del 15,7% nei primi nove mesi del 2014 (ma quasi il doppio di quanto osservato nel 2011). Nello stesso periodo, sono diminuite anche le altre procedure concorsuali (-7,8%). Nel complesso, le procedure concorsuali diverse dai fallimenti sono 2,1mila, il 13% in meno dello scorso anno.
Nel terzo trimestre intanto 14,5mila imprese hanno avviato procedure per la messa in liquidazione della propria società, in calo dello 0,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È il quarto trimestre consecutivo in cui si osserva un calo: nei primi nove mesi del 2014 il totale delle liquidazioni ha raggiunto quota 45,5mila, la prima riduzione osservata nei nove mesi dal 2008 e il 10,3% in meno rispetto al 2013.
Se si restringe l’analisi alle piccole e medie imprese, Cerved calcola che un quinto delle pmi italiane attive del 2007 abbia avviato tra l’inizio del 2008 e giugno 2014 una procedura concorsuale (fallimentare o di altro tipo) o è stata liquidata volontariamente dall’imprenditore. Più nel dettaglio, si contano nel periodo tra le pmi 13mila fallimenti (l’8,7% delle società attive nel 2007), 5,5 mila procedure non fallimentari (il 3,6%, si tratta soprattutto di concordati preventivi) e 23 mila liquidazioni volontarie (il 15%). Complessivamente sono 31,5mila su un totale di 150 mila le pmi attive nel 2007 che sono state interessate da almeno una di queste procedure tra l’inizio del 2008 e il primo semestre del 2014, pari al 21% dell’universo esaminato.
Con quasi un quarto delle pmi liquidate o in procedura concorsuale, il Centro-Sud ha pagato alla crisi un conto più salato rispetto al Nord Ovest (19,8% di pmi con almeno una procedura) e al Nord Est (18,5%). Tra le regioni, evidenziano tassi di uscita particolarmente elevati la Campania, le Marche e la Puglia, mentre le percentuali risultano decisamente più basse in Trentino Alto Adige e nella Valle d’Aosta. Se invece si considera l’incidenza dei soli fallimenti, a soffrire di più (con più di un decimo delle pmi fallite dall’inizio della crisi) risultano Calabria, Friuli, Marche, Abruzzo e Molise.