E’ stato trasmesso dalla Camera al Senato lo scorso 24 luglio il testo del Disegno di legge di conversione del Decreto-legge dello scorso 27 giugno n.83 in tema di diritto fallimentare, di accelerazione dell’escussione delle garanzie sui crediti e regime fiscale più favorevole sulle rettifiche di valore per le banche (scarica qui la nota del Servizio Studi del Senato).
Il decreto-legge ha scadenza 26 agosto ed è ora all’esame della Commissione Giustizia del Senato.
Tra i temi più caldi si ricordano i seguenti:
Art. 3 – si rende possibile ai creditori la presentazione di proposte di concordato alternative a quella presentata dall’imprenditore all’assemblea dei creditori; questi ultimi potranno quindi optare per la proposta che meglio tuteli i loro interessi. In particolare, la riforma modifica l’articolo 163 della Legge Fallimentare per consentire a uno o più creditori, che rappresentino almeno il 10% dei crediti, di presentare una proposta concorrente di concordato preventivo e il relativo piano.
Art. 9 – introduce nella legge fallimentare l’articolo 182-septies che integra, con specifico riferimento a banche ed intermediari finanziari, la disciplina dell‘accordo di ristrutturazione dei debiti dettata dall’articolo 182-bis della medesima legge. Sostanzialmente, si mira a togliere a banche che vantino crediti di modesta entità il potere di interdizione in relazione ad accordi di ristrutturazione che vedano l’adesione delle banche creditrici maggiormente esposte. La nuova disposizione prevede che l’accordo di ristrutturazione del debito possa essere concluso se vi aderiscono creditori finanziari che rappresentano il 75% del credito della categoria, fermo restando l’integrale pagamento dei creditori non finanziari.
Art. 13 – apporta numerose modifiche alla disciplina dell’esecuzione forzata contenuta nel codice di procedura civile,
Il Titolo III (articoli 16-17) reca disposizioni in materia fiscale. Più in particolare l’articolo 16, non modificato dalla Camera dei deputati, interviene sulla disciplina fiscale delle svalutazioni e delle perdite su crediti degli enti creditizi e finanziari e delle imprese di assicurazione ai fini delle imposte dirette, in particolare consentendone la deducibilità in un unico esercizio (rispetto ai precedenti 5 anni) e apportando una specifica disciplina transitoria ai fini delle imposte sui redditi e dell’Irap.
Sul tema è intervenuto direttamente il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco lo scorso 8 luglio in occasione dell’assemblea annuale dell’Abi (si veda qui il discorso di Visco),
In particolare Visco ha sottolineato che gli interventi varati a giugno dal governo “incidono direttamete su alcune delle cause dell’elevata consistenza dei crediti deteriorati”. Visco riferisce che “la riduzione dei tempi delle procedure avrà effetti positivi sui bilanci bancari. Dovrebbe in primo luogo aumentare il prezzo di mercato degli attivi deteriorati. Alcune simulazioni mostrano che una riduzione di due anni dei tempi di recupero potrebbe incrementare il valore dei crediti deteriorati assistiti da garanzie immobiliari fino al 10 per cento. Stime di mercato appaiono complessivamente in linea con questa valutazione. Inoltre, dovrebbe ridursi, fino a dimezzarsi nel più lungo periodo, lo stock dei crediti deteriorati”.
Visco ricorda anche che “tra le misure varate dal Governo è anche prevista la deducibilità immediata, anziché differita, di svalutazioni e perdite su crediti; viene bloccata la creazione di nuove attività per imposte anticipate connesse con le svalutazioni su crediti. Con il passaggio al regime di deducibilità immediata viene rimosso un forte svantaggio competitivo per gli intermediari italiani nell’Unione bancaria. Diviene meno oneroso svalutare, quando necessario, i prestiti e si riduce la prociclicità del trattamento fiscale. Le attività da svalutazioni su crediti già nei bilanci delle banche, pari a circa 25 miliardi, andranno gradualmente a ridursi, fino a scomparire nel corso dei prossimi anni”.
Visco conclude quindi che “nel complesso, queste misure possono determinare nel tempo una importante riduzione degli attivi pesati per il rischio delle banche italiane e creare spazio per nuovi prestiti in grado di compensare buona parte della riduzione occorsa negli ultimi anni”.