I tempi di pagamento delle fatture nel mondo sono rimasti stabili a una media di 64 giorni nel 2015 rispetto al 2010, ma i dati sono molto volatili perché ben il 25% delle aziende interpellate ha dovuto attendere 90 giorni o più per essere pagata dai propri clienti. Il dato è significativo perché lo calcolato Euler Hermes, il colosso dell’assicurazione crediti del gruppo Allianz, su un campione di ben 27.300 società quotate di 40 Paesi.
Lo studio (scarica qui il report), anticipato da MF Milano Finanza in edicola da sabato 23 luglio, evidenzia anche che i Paesi in cui esiste la massima estensione dei tempi di pagamento sono la Cina, la Grecia e l’Italia, dove i tempi medi di pagamento sono, di 91 giorni per la Grecia e di 88 giorni per Cina e Italia.
Seppur lontani dalle medie dei nostri competitor europei, il dato per l’Italia sia diminuto di tre giorni nel 105 dal 2014 e si preveda un’ulteriore discesa a 86 giorni quest’anno. La diminuzione dei tempi di incasso si è registrata praticamente in tutti i settori merceologici, con alcune eccellenze ma anche con diverse difficoltà in alcuni comparti.Agrifood e automotive sono i settori più virtuosi, grazie a una ripresa dei consumi interni che Euler Hermes prevede proseguiranno il loro trend positivo sino alla fine del 2016; premiati anche i servizi e le telecomunicazioni, dove dopo anni di magra sono tornati gli investimenti. Confermata buona l’industria meccanica e chimico-farmaceutica, caratterizzate da un ciclo monetario più lungo solo in virtù delle condizioni contrattuali in uso nei mercati di riferimento; il trend positivo è trainato da flussi finanziari export di costante valore ed intensità.
Aumenta, per contro, la leva commerciale e dunque i tempi di incasso, sulle materie prime, in virtù delle forti volatilità dei prezzi che purtroppo continuano a incidere sui margini delle imprese; ancora la siderurgia a pagare il prezzo più alto, anche per il 2017, in particolare quella legata al settore delle costruzioni e degli elettrodomestici.
Detto, questo, resta appunto vero che in valore assoluto la situazione italiana è ancora piuttosto tesa (si veda il confronto sttore per settore nella tavola in pagina), soprattutto tenuto conto del fatto che il nostro tessuto imprenditoriale è costitutito da pmi e le aziende di piccole dimensioni che sono quelle più vulnerabili per definizione nel caso in cui il corrispettivo di qualche grande commessa non venga onorato del tutto o comunque nei tempi previsti. Per queste aziende un mancato incasso da parte di uno o più clienti importanti può significare la differenza tra la vita e la morte dell’azienda stessa.
“In Italia c’è ancora moltissimo da fare, ma nell’ultimo anno abbiamo capito insieme a Unicredit con cui abbiamo siglato una partnership commerciale (si veda altro articolo di BeBeez, ndr) , che, se lo strumento viene spiegato, le pmi ne sono entusiaste. Abbiamo già avuto dei grandi risultati», ha detto a MF Milano Finanza Luca Burrafato, a capo della regione Paesi Mediterranei, Medio Oriente e Africa per Euler Hermes, che ha aggiunto: “Non è solo una questione di copertura delle perdite di eventuali crediti non pagati, ma anche di assistenza continua da parte nostra nel momento in cui un’azienda vuole aprire un nuovo mercato e si trova a dover decidere se lavorare o no con certi clienti. Ci sono Paesi emergenti come la Cina, il Brasile e ora la Turchia che sono mercati chiave per le pmi italiane e che sono diventati più rischiosi”.
L’accordo con Unicredit non resterà isolato. «Abbiamo già siglato accordi analoghi anche con Iccrea BancaImpresa, Veneto Banca e Mps e ne abbiamo un altro in arrivo”, ha anticipato Burrafato, aggiungendo che “a fine giugno avevamo un’esposizione di 75 miliardi verso clienti italiani, di cui 25 miliardi rappresentavano fatturato estero”.